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Tecnologie

Web & social fai da te

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2014

di Andrea Boscaro

Il lancio di Amazon Unlimited – lo Spotify dei libri – dopo i tentativi pionieristici di soggetti come Oyster e 24Symbol dà l’ulteriore misura dell’importanza di osservare i social media, non solo come un canale di comunicazione e di customer care, ma come una leva trasformativa del business model che tutte le case editrici devono affrontare con cautela, attenzione e profondità. I social media – e Facebook in particolare che raggiunge 26 milioni di italiani sul totale di 27 milioni di utenti Internet – sono, infatti, essenzialmente un canale di customer care e, più ancora, di valorizzazione dei contributi, delle opinioni e delle recensioni dei lettori. Facebook è poi una piattaforma di comunicazione pubblicitaria di crescente efficacia grazie all’arricchimento che è riuscita a condurre sul fronte dell’ampiezza del target e soprattutto della profilazione con cui il messaggio può essere costruito: il lettore target può essere definito rispetto a caratteristiche socio-demografiche come età, sesso, località geografica e condizione personale (livello di istruzione, situazione sentimentale e familiare, lingue parlate, ecc.). La profilazione può essere poi approfondita grazie a filtri legati agli interessi (verso la lettura, verso i romanzi gialli, ecc.) che non sono solo quelli esplicitamente espressi dagli utenti all’atto di registrazione al social network, ma derivano dai segnali che questi ultimi lasciano nella loro navigazione e nel loro uso dei pulsanti social dentro e, ancor più, fuori Facebook.

A portata di stampa

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2014

di Ester Draghi

Sempre più editori oggi sono in cerca di soluzioni di stampa digitale che siano economiche e veloci, senza per questo dover veder penalizzata la qualità dei propri stampati. Ne abbiamo parlato con Riccardo Porro, Project and Marketing Manager Commercial Print Channel di Canon Italia. Quali sono i problemi che risolve la stampa digitale? La tecnologia digitale permette una migliore gestione del catalogo perché, grazie ai suoi bassissimi costi di avviamento, non occorre stabilire una soglia di tiratura minima per ammortizzare la stampa, agevolando così prime edizioni e ristampe. Infatti, nel caso di autori esordienti e quindi ad alto potenziale di rischio, la stampa digitale permette, ad esempio, di fare delle tirature di test o di commercializzare i titoli in questione con tirature non eccessive. Inoltre la stampa digitale consente di adattare la produzione di un’opera a quella che sarà poi l’effettiva domanda del mercato. Un altro vantaggio sta nel tempo: produrre un libro in stampa digitale è molto più veloce rispetto alla stampa tradizionale e quindi riduce il time-to-market permettendo, ad esempio, di rifornire velocemente librerie e distributori. Infine grazie all’impiego della stampa digitale diminuisce anche il problema dei resi perché consente di tarare meglio le quantità di libri effettivamente prodotti e poi distribuiti alle librerie

Ecosistema ePub

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2014

di Cristina Mussinelli

La diffusione dello standard ePub e l’evoluzione in atto mettono a disposizione degli editori un ecosistema aperto e interoperabile, che può diventare una valida alternativa ai vari sistemi chiusi e proprietari attualmente presenti sul mercato. EPub non vuole più dire solo libri di narrativa e saggistica ma, con l’ePub3, anche libri illustrati o con impaginati complessi, come libri scolastici, manuali tecnici o professionali, libri interattivi e multimediali, come quelli per bambini, i manga e i comics o i cataloghi d’arte. Le specifiche tecniche del formato si sono, nell’ultimo anno, arricchite: a giugno è stata pubblicata l’ultima versione dell’ePub3 e all’ePub l’Idpf ha affiancato l’eduPub, un formato le cui caratteristiche sono particolarmente adatte per la realizzazione di prodotti editoriali per il mondo educativo e le cui specifiche sono state pubblicate a maggio grazie alla collaborazione e alla partecipazione ai gruppi di lavoro di alcune delle principali case editrici che operano nel settore educativo, che hanno portato le loro esigenze, al supporto dell’Ims per poter garantire l’interoperabilità del formato con le principali piattaforme di e-learning e con gli standard Lms e Qti.

La lettura è mobile

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2014

di Michela Gualtieri

Secondo recenti dati resi pubblici dalle Nazioni Unite, dei 7 miliardi di persone che attualmente popolano il nostro pianeta, ben sei hanno accesso a un telefono cellulare. Poiché ormai anche il modello più economico include le funzionalità di connessione Internet, gli smartphone possono diventare importanti strumenti per l’abbattimento del digital divide a livello globale, molto più dei pc che dipendono da connessioni a rete fissa, assente in vaste aree del mondo. Per queste ragioni l’Unesco ha identificato nel telefono cellulare il possibile veicolo di alfabetizzazione laddove l’accesso al testo scritto è difficile e dispendioso e, allo scopo di individuare future strategie di diffusione dell’istruzione, ha effettuato un’indagine sulle abitudini di lettura sul cellulare in sette Paesi in via di sviluppo (Etiopia, Ghana, India, Kenya, Nigeria, Pakistan e Zimbabwe), pubblicando i risultati nel rapporto Reading in the mobile era.

Libri on line: come trovarli?

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2014

di Andrea Boscaro

Il rapporto tra una casa editrice e una libreria on line è un molto delicato perché, da un lato, la libreria on line deve essere trattata alla stregua di un vero e proprio retailer, dall’altro uno store digitale, in qualche misura, è anche un concorrente sul fronte di quella risorsa scarsa che è l’attenzione del lettore su Internet: ecco perché occorre saper gestire correttamente le leve che presiedono alla collaborazione fra queste due controparti, entrambe imprescindibili per lo sviluppo dell’e-commerce di libri ed e-book. È opportuno cominciare a sottolineare come uno store on line sia una vera e propria libreria che però segue regole e dinamiche proprie della rete: per esempio, mentre in un punto vendita fisico i dorsi dei libri sono decisori importanti, in una libreria digitale sono altri gli elementi che debbono essere considerati e valorizzati nel momento in cui promuoviamo il nostro prodotto.

Misurare il mercato

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2014

di Lorenza Biava

Dalle piattaforme di self publishing a quelle di e-commerce, il digitale ha moltiplicato le fonti di dati che descrivono, con vari livelli di dettaglio, il settore. Lungi dal rappresentare un competitor, il moltiplicarsi di dati e fonti ha, di fatto, reso fondamentale la presenza degli istituti di ricerca che, con metodologie certe e panel stabili, restano interlocutori insostituibili. «Quanto spesso ci si interroga sulla veridicità di dichiarazioni, statistiche e sul contesto in cui i dati sono raccolti?» esordisce Monica Manzotti, client manager Nielsen BookScan. «In un mercato dove nuove tecnologie e tradizionali competitor ci impongono di essere sempre più competitivi, i dati di Nielsen acquistano ancora più valore perché è sempre più importante avere le intuizioni giuste per gestire il business: misurare il successo delle campagne di marketing, poter prendere decisioni corrette per la ristampa, comprendere come si muovono i propri concorrenti e supportare il processo decisionale e strategico».

Software per e-book

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2014

di Gregorio Pellegrino

La carta non è più l’unico output del prodotto «libro» e questo cambiamento comporta una profonda trasformazione del modo con cui gli editori gestiscono i loro contenuti. Il punto chiave sta nella lavorazione, per quanto possibile, di un unico file che possa essere reso in diversi formati: si tratta quindi di affiancare alla logica ormai consolidata del Pdf per la stampa, nuovi formati multimediali e interattivi che permettano di realizzare prodotti digitali. Si stanno affacciando sul mercato diversi software di authoring, nuovi rispetto a quelli utilizzati per la realizzazione dei prodotti cartacei, che da una parte cercano di ottimizzare i processi produttivi, dall’altra permettono di sfruttare appieno le possibilità del digitale con elementi interattivi e multimediali. Non esiste quindi, al momento, una soluzione unica per la realizzazione di e-book, ma bisogna scegliere lo strumento giusto per realizzare il prodotto digitale desiderato. Nel settore del desktop publishing il software ormai affermato è InDesign (che ha superato Xpress con un migliore e più rapido approccio all’editoria digitale), per questo quasi tutti gli strumenti di Authoring sono integrati sul software Adobe o ne permettono l’importazione dei file. Il cambiamento più radicale in realtà non è visibile all’utente finale, ma sta nel codice alla base del prodotto digitale. Se nel campo del cartaceo l’importante è che il prodotto risulti gradevole alla vista, indipendentemente da come è stato creato (software di impaginazione, stampa, ecc.), nel digitale è fondamentale che il codice sia pulito e ordinato: questo, infatti, permette agli utenti esperti di intervenirci manualmente oppure, in caso di migrazione ad un nuovo formato digitale, di impostare azioni automatizzate di conversione dei file. Risulta quindi molto importante un approccio semantico al contenuto con l’utilizzo di stili di paragrafo, l’ancoraggio delle immagini e seguendo le linee guida per la realizzazione dei prodotti digitali. Lavorando bene si otterrà un file buono anche in funzione dell’accessibilità per persone non vedenti o ipovedenti. Cercheremo ora di mappare i principali software di authoring per pubblicazioni digitali disponibili sul mercato, evidenziandone i punti di forza e quelli di debolezza; è tuttavia importante sottolineare che il panorama sta cambiando velocemente e che nel giro di qualche mese gli equilibri muteranno ulteriormente. Quella che proporremo è quindi una fotografia dello stato attuale.

C'è vita oltre Amazon

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2014

di Edward Nawotka

Quando guardiamo al mercato e-book americano sembra esserci una sola opzione: Amazon.com. D’altronde le stime danno il sito di Bezos responsabile di una percentuale che varia tra il 55% e il 75% delle vendite digitali Usa. Perché l’«everything store» ha guadagnato così tanto peso? Semplice: ha il servizio più semplice e intuitivo per il cliente, i prezzi sono competitivi e il suo device proprietario è affidabile. Lo scontro tra Amazon e Hachette ha evidenziato quanto sia vulnerabile l’industria editoriale per cercare di incanalare tanti contenuti digitali attraverso un unico canale. Come si ricorderà, alla base della disputa c’è la volontà da parte di Amazon di spuntare condizioni economiche migliori sui titoli dell’editore. Di fronte alle resistenze di quest’ultimo Amazon non ha esitato a bloccare le prenotazioni per diversi titoli pubblicati da Hachette che, nell’ultima relazione agli investitori, ha evidenziato come il 60% del fatturato e-book della casa editrice in Usa transiti da Amazon, percentuale che sale al 78% in Uk. Ma la questione rimane: se Amazon è responsabile del 60% del mercato americano, da chi è composto il restante 40%? In primo luogo abbiamo Kobo, che negli Stati Uniti si è rivelato un vero e proprio fallimento mentre è andato meglio in Europa dove ha goduto del fatto di essere, in molti mercati, il primo retailer a vendere in negozi fisici i propri device.

Copyright e licenze nell'era del Web

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2014

di Richard Hooper

Negli ultimi anni le realtà facenti parte del settore creativo, come le case editrici e le aziende che si occupano di tecnologia, si sono fatte la guerra inutilmente. Credo sia giunto il momento di chiudere questa fase e iniziare una proficua collaborazione a beneficio degli utenti, che ormai sono allo stesso tempo consumatori, cittadini e creatori di contenuti (basti pensare alle attività che conducono sui propri profili Facebook o quando caricano video su YouTube). Gli editori oggi – a meno che non rinneghino la realtà digitale globale di cui sono parte, così come i rapidi cambiamenti strutturali operati dal digitale al loro tradizionale mondo analogico – si trovano costretti ad abbracciare la tecnologia, che si tratti di e-book o di Digital object identifiers (Doi). La parola «contenuto» è particolarmente interessante. La utilizziamo per indicare ciò che gli autori producono, ma il suo significato implica delle considerazioni. Implica ad esempio il suo essere racchiusa in qualcos’altro: il contenitore. La sostanza di un prodotto è il contenuto senza il quale il mero contenitore diventa inutile. Allo stesso modo, il contenuto di per sé necessita di un contenitore per essere apprezzato. Senza l’impalcatura di sostegno, gli investimenti, la rete distributiva, i dispositivi di fruizione, il marketing, èdifficile che un contenuto realizzi appieno il proprio valore. È qui che entrano in gioco il copyright e il sistema delle licenze. Molte aziende che si occupano di tecnologia forniscono il (o componenti del) contenitore» – software e hardware, prodotti e servizi – e distribuiscono i contenuti ai consumatori/utenti/autori all’interno di quel mondo globale e convergente in cui tutti viviamo.

E-book o videogiochi?

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2014

di Elisa Molinari

Quando si parla di videogiochi e del loro rapporto con l’editoria, capita spesso di vedere storcere il naso. Giusto qualche mese fa, Edward Nawotka, editor in chief di «Publishing Perspectives» scriveva sul «Giornale della Libreria» che «oggi i videogiochi, Netflix, i social media sono i veri concorrenti dell’industria libraria e gli sforzi di quest’ultima per avvicinarsi a qualcosa che assomigli al multimediale sono in gran parte fiacchi» («Gdl», 11, novembre 2013). Non esiste una soluzione facile per questa competizione ma non si tratta di qualcosa di inedito: ciclicamente nuovi competitor e nuovi formati si affacciano sul mercato e,nonostante questo, i libri continuano a resistere a cinema e televisione. Qualche decennio fa si diceva appunto che il cinema avrebbe cannibalizzato il mondo del libro eppure l’editoria oggi lavora a stretto contatto con l’industria cinematografica in un gioco di rimandi che giova ad entrambe le parti. Non è un caso che circa la metà degli ultimi premi Oscar siano adattamenti di romanzi e che il vincitore dell’edizione 2014,12 anni schiavo, sia diventato un bestseller dopo aver vinto l’ambita statuetta. E se quindi si iniziassero a considerare anche i videogiochi non tanto dei concorrenti quanto degli alleati? Si può essere spaventati dalla forte influenza che hanno, soprattutto sulle fasce di età più giovani, oppure vederne il potenziale in termini di storytelling e di vendite.

I trend del mercato Usa

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2014

di Elena Vergine

Come stanno cambiando i mercati del libro e in che modo fiere ed eventi ad essi dedicati rispecchiano tali cambiamenti? Dopo l’intervista a Ernesto Ferrero (direttore editoriale del Salone del libro di Torino) sul «GdL» di maggio e quella a Juergen Boos (direttore della Fiera del libro di Francoforte) sul numero di giugno, proseguiamo la nostra inchiesta passando dall’Europa agli Stati Uniti con Steven Rosato (direttore di Book Expo America).

Il digitale è nemico delle librerie?

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2014

di Andrea Boscaro

Come recita la legge di Kranzberg, la tecnologia «non è in sé né buona né cattiva né tanto meno neutrale» rispetto alla realtà su cui interviene. Naturalmente neppure Internet sfugge a questa regola ferrea cambiando il comportamento dei consumatori: in Italia vi sono 1 milione di acquirenti di e-book e poco meno di due milioni di lettori e, più in generale, 16 milioni di persone che fanno e-commerce mutando le proprie abitudini nei confronti dei tradizionali esercizi commerciali quali le librerie (ma le cose sono andate peggio ad altre tipologie di esercenti come le agenzie di viaggio, i negozi di abbigliamento, gli assicuratori sotto casa). Sono numeri che crescono, benché in modo non esplosivo, e che mutano il rapporto fra case editrici, librerie e lettori: il dato presentato da Nielsen al Salone del Libro di Torino in merito al commercio elettronico – che peserebbe il 4,9% delle vendite a volume e il 6,6% delle vendite a valore – sconta l’assenza di dichiarazioni locali di Amazon ed è quindi certamente sottostimato. Cosa può fare dunque una libreria di fronte a questo trend? Semplice: non guardare al digitale come ad un nemico, ma come ad un alleato per rafforzare ancor più il proprio ruolo di soggetto capace di fornire non solo un bene, ma un’assistenza e una relazione al proprio cliente lettore.

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