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Tecnologie

La battaglia delle App

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Aprile 2015

di Cristina Mussinelli

Anche quest’anno, per la quarta volta, la Fiera del libro per ragazzi di Bologna ha acceso i riflettori sul vastissimo mondo delle App per bambini con il Bologna Ragazzi Digital Award, un premio che intende promuovere le modalità innovative di sviluppo per l’editoria digitale destinata all’infanzia. Quest’anno la giuria ha dovuto valutare 192 candidature provenienti da 27 Paesi, tra cui ha selezionato un solo vincitore assoluto, due menzioni e 5 finalisti per ognuna delle due categorie previste dal premio: fiction e non fiction. La valutazione e la selezione è un lavoro difficile ma anche appassionante sia perché tratta di un osservatorio privilegiato sulla produzione internazionale in questo ambito, sia perché permette di confrontare le proprie opinioni con quelle di altre persone con esperienze, competenze e punti di vista diversi e complementari. La giuria è composta da esperti selezionati dalla Fiera che ruotano ogni anno: quest’anno oltre a me, ne facevano parte l’americano Warren Buckleitner, direttore della «Children’s Technology Review», l’illustratore belga Klaas Verplancke e l’inglese Max Whitby, co-fondatore di Touchpress. Per avere anche il punto di vista dei potenziali utenti, è stato poi coinvolto un piccolo gruppo di bambini «amici» con cui si sono analizzate le App giudicate più meritevoli.

La fede in tasca

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Aprile 2015

di Michela Gualtieri

In un mondo in cui il 93% della popolazione possiede un dispositivo mobile, è naturale che fioriscano applicazioni utili per tutte le esigenze, comprese quelle di tipo religioso che tanta importanza rivestono nella quotidianità di milioni di persone. La comodità della consultazione, l’attrattività della grafica, l’immediatezza e l’istantaneità rendono questi prodotti, frutto delle nuove tecnologie, adatti a rispondere ad antichissimi bisogni di senso. Gli App Store dei diversi sistemi operativi sono quindi ormai affollati di riproduzioni digitali dei testi sacri, quiz a tema religioso, calendari delle festività, strumenti a supporto del fedele nelle diverse pratiche rituali. Nel mondo cristiano, tra le applicazioni più diffuse troviamo Laudate, con oltre un milione di installazioni sui dispositivi di tutto il mondo. Disponibile in sei lingue, offre la possibilità di leggere la Bibbia, recitare il rosario, ripercorrere le stazioni della via crucis, leggere varie preghiere (anche in latino), e ascoltare la lettura quotidiana della messa. Altra applicazione di successo, ideata dall’italiano padre Paolo Padrini, è iBreviary, breviario virtuale che raccoglie anche i testi del messale – sia nella versione del rito ambrosiano che in quella del Vetus Ordo latino – e del lezionario. Da aprile 2014 iBreviary, che era già disponibile in sette lingue, è scaricabile anche in arabo: un aiuto per i cristiani che vivono in quei Paesi del mondo islamico dove è vietata la vendita di testi religiosi non musulmani.

Prospettiva Open Access

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Aprile 2015

di Edward Nawotka

I modelli di pubblicazione e di concessione delle licenze Open Access per riviste accademiche, scientifiche, mediche o per altre pubblicazioni legate al mondo della ricerca, possono spesso rivelarsi un argomento incomprensibile ai più. E «se sei confuso, allora, significa che stai iniziando a comprendere l’inizio del problema», sostiene Christopher Kenneally, direttore e business development manager del Copyright Clearance Center (Ccc). In definitiva, tutto dipende da cosa si intende per «open». «Esistono una moltitudine di definizioni», afferma Kenneally, «che variano a seconda delle condizioni imposte dall’ente finanziatore. Nel Regno Unito, ad esempio, il Wellcome Trust, una delle principali istituzioni finanziatrici della ricerca a livello nazionale e mondiale, impone che i beneficiari dei suoi fondi rendano pubblici gratuitamente i risultati dei loro studi tramite l’Open Access».

Scouting in rete

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Aprile 2015

di Lorenza Biava

Digitale non è esclusivamente sinonimo di e-book, ma al contrario indica sempre più una galassia di prodotti e strategie che le case editrici italiane stanno ormai da tempo scandagliando. Che il Web sia il tramite attraverso cui scoprire nuovi talenti e creare comunità di lettori o piuttosto un radar per intercettare nuove tendenze, il Gruppo editoriale Mauri Spagnol, De Agostini e il Gruppo Mondadori hanno sviluppato progetti assai interessanti nell’area digitale. Abbiamo chiesto ai responsabili delle divisioni digitali di raccontarceli.

Se l’autore è un brand

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Aprile 2015

di Andrea Boscaro

Cos’hanno in comune autori così diversi fra loro come Guy Kawasaki e Paulo Coelho con il nostro cantautore Gianni Morandi? Tutti e tre evidentemente sono appassionati di salto in alto e hanno studiato la storia di Dick Fosbury. L’atleta americano è conosciuto in tutto il mondo per aver introdotto nell’atletica leggera il salto «di schiena» secondo una tecnica che gli ha consentito di elevare il record di quella disciplina: i saltatori precedenti si cimentavano in balzi ventrali o in spettacolari sforbiciate che oggi ci appaiono buffi e «vintage». Come questi ultimi saltatori, è caduto nell’anonimato il nome di chi ha sostituito la sabbia su cui prima si saltava o i trucioli di legno che spesso erano usati come supporto con gli attuali materassi: eppure senza quei cambiamenti tecnologici, Dick Fosbury non avrebbe potuto «innovare» e cambiare radicalmente il proprio mondo. Se fosse saltato di schiena su sabbia e trucioli di legno si sarebbe di certo spezzato l’osso del collo! Allo stesso modo, oggi la tecnologia è cambiata ed entrata nel nostro spazio in modo così pervasivo da mutare tutti i contesti in cui si muove il mondo contemporaneo e, insieme alla tecnologia, sono cambiate le forme con le quali le persone si informano, prendono decisioni, condividono opinioni ed esperienze.

La tecnologia e la carta

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2015

di Elena Vergine

Come rispondere in maniera efficace alla sfida del digitale? Molti editori obietterebbero che il digitale non lo si sfida, lo si usa invece come una risorsa, oppure si differenzia la propria offerta editoriale realizzando libri cartacei che sono piccole opere d’arte e ingegno. A metà tra queste due correnti si colloca Private Vegas, l’ultimo romanzo dello scrittore americano James Patterson, edito da Little, Brown and Company. In previsione dell’uscita in libreria lo scorso 26 gennaio, l’autore ha messo on line un mini sito – themosthrillingreadingexperiencemoneycanbuybyjamespatterson.com – attraverso il quale, per 294,038 dollari, era possibile acquistare un’«esperienza» assai avventurosa. Accanto ad una copia del volume appositamente imbottita di esplosivo il fortunato (e benestante) lettore acquistava un volo di prima classe per una destinazione ignota, due notti in un hotel extra lusso, una squadra di artificieri ben addestrati per gestire il libro bomba, una cena di cinque portate con Mr Patterson, la collezione completa delle avventure di Alex Cross autografata dall’autore e un binocolo d’oro con le iniziali di James Patterson.

Stop a Kindle Unlimited

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2015

di Antonella Fabbrini

Il Ministro della Cultura francese, Fleur Pellerin ha dichiarato che Kindle Unlimited, Izneo e gli altri servizi di lettura digitale in abbonamento attivi nel Paese contravvengono alla legge Lang sul prezzo fisso, affermando così la necessità di regolare la loro posizione entro tre mesi. Il mediatore per il libro francese Laurence Engel era stato incaricato dal Ministero della Cultura di condurre i negoziati con Amazon e le altre piattaforme per individuare un nuovo modello economico cui esse avrebbero dovuto adeguarsi entro tre mesi dall’apertura dei lavori. «Il principio fondamentale è che devono essere gli editori a fissare il prezzo della loro offerta» ha affermato la Pellerin, il che significa che «nessuno degli attuali sistemi di sottoscrizione per la lettura illimitata di libri digitali rispetta la legge».

Tracciare il cliente

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2015

di Andrea Boscaro

Non passa giorno che non si leggano ricerche che ci inducono a pensare che le newsletter siano ormai «morte», sostituite dai social media come modo con il quale le case editrici possono rimanere in contatto con gli utenti interessati ai loro aggiornamenti: tale conclusione potrebbe anche essere corretta a patto di non generalizzare ed includere in questo ragionamento soggetti protagonisti dell’e-commerce come i siti di vendite private che invece, agendo su un modello di e-commerce emozionale, traggono dalle newsletter una fonte importante dei loro ricavi e, di conseguenza, curano con attenzione maniacale la pulizia dei loro database. Non è un caso che Goodreads, la piattaforma social acquisita da Amazon, consenta agli autori di avvalersi anche dell’invio di newsletter come veicolo promozionale personalizzabile.

E-book 2.0

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2015

di Benjamin Denckla

Negli ultimi anni gli editori hanno convertito in formato digitale un numero enorme di opere letterarie. È opinione comune che quando si digitalizza un libro, il grosso del lavoro sia stato fatto, ma non potremmo essere più lontani dalla verità: il processo di digitalizzazione non è altro che l’inizio. È questo l’approccio utilizzato dalle software house al momento del rilascio della versione 1.0 di un software ed io credo che gli editori dovrebbero cominciare a considerare gli e-book dei software a tutti gli effetti. Ma torniamo un po’ indietro: qual è il motivo che ha spinto gli editori americani a digitalizzare i propri libri? Forse erano convinti che gli e-book fossero convenienti soprattutto perché è estremamente economico realizzare conversioni, sia pur di bassa qualità, e magari temevano rappresaglie da parte di Amazon – che già controllava una fetta importante della distribuzione dei loro libri cartacei – se si fossero rifiutati di entrare a far parte del mondo Kindle. Va sottolineato che le conversioni di bassa qualità, con il loro costo contenuto, si sono dimostrate uno strumento cruciale per la nascita del mercato e-book. Io stesso ero solito criticarle aspramente, ma ho dovuto ricredermi: grazie ad esse le case editrici sono riuscite ad entrare in un nuovo mercato velocemente e con bassi investimenti iniziali.

Facebook lancia il suo book club

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2015

di Moreno Scorpioni

Se è vero che i club di lettura stanno vivendo nel nostro Paese una fase di rinnovato vigore, sperimentando nuove forme e soprattutto le potenzialità della rete – basti pensare che quelli censiti lo scorso anno erano qualcosa come 450 – l’annuncio di Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, supera anche le più rosee aspettative dei lettori nostrani. Il 3 gennaio 2015 il giovane imprenditore ha infatti lanciato la sua sfida ai 31 milioni di iscritti al social network invitandoli a leggere di più (lui ha dichiarato di impegnarsi a leggere un libro ogni due settimane) per fare del 2015 l’anno del libro e della lettura. La neonata pagina Year of books ha raggiunto in pochi giorni i 50 mila Like e il primo libro «postato» da Zuckerberg, il saggio The End of Power di Moisés Naím, è già andato esaurito su Amazon.com. Pubblicato nel marzo 2013 da un marchio di proprietà del gruppo editoriale Perseus (in Italia edito da Mondadori), fino a prima del «consiglio letterario» di Mr Facebook il volume aveva venduto attorno alle 20 mila copie (di cui circa 4.500 e-book) che sono schizzate a 30 mila nei giorni successivi al post, portando un saggio altrimenti poco noto, al 19° posto nella classifica dei più venduti di Amazon. Il 20 gennaio 2015 è stato poi annunciato il secondo libro: The Better Angels of Our Nature. Why violence has declined di Steven Pinker, anch’esso tradotto e pubblicato in Italia da Mondadori (Il declino della violenza, 2013), che promette di diventare una sfida «impegnativa» per i lettori che vorranno seguire la proposta di Zuckerberg: il saggio dipana infatti le teorie sul declino della violenza nel secolo scorso per ben 898 pagine!

I consigli di Booksinitaly.it

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2015

di Andrea Tarabbia

Da qualche mese è nato Booksinitaly.it, un sito bilingue che si rivolge agli editori – sia italiani che stranieri –, agli agenti letterari, ai traduttori, agli italianisti, agli Istituti italiani di cultura e agli italiani all’estero, sviluppato in collaborazione con Aie con lo scopo di presentare il meglio della produzione editoriale italiana di oggi e di ieri facilitandone il processo di traduzione.  Sono tre le sezioni fondamentali del sito: nei Pareri di lettura alcuni studiosi, critici ed esperti presentano – redigendo delle schede sulla falsariga di quelle editoriali – libri usciti da poco o di prossima pubblicazione, ma anche classici «dimenticati» del Novecento, arricchiti da un assaggio di traduzione in lingua inglese perché gli editori stranieri possano incontrare il testo direttamente e senza filtri; negli Ingrandimenti si mette invece in evidenza il lavoro che la mediazione editoriale ha svolto e svolge nel difficile compito di diffondere la letteratura italiana all’estero: per questo, si raccontano storie, si rintracciano «casi» e si seguono le traiettorie di autori e libri che hanno avuto più o meno fortuna fuori dal nostro Paese; infine, nella sezione Interviste, il sito dà voce a chi i libri «li fa»: traduttori, agenti, editor, ma anche librai stranieri che hanno deciso di puntare sulla produzione editoriale italiana.

I cinque passi

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2015

di Andrea Boscaro

Il 2015 è ormai cominciato e tutti abbiamo terminato l’anno con i tradizionali buoni propositi: maggiore attività fisica, meno stress, più attenzione alle cose veramente importanti. Pur non coincidendo con la prima, il miglioramento della nostra presenza sul digitale rientra a buon titolo fra le ultime ed è dunque un esperimento interessante scattare una fotografia del nostro sito, del suo posizionamento sui motori di ricerca, della performance legata alla presenza dei nostri titoli nelle librerie on line e sui social media. Il primo passo consiste nell’affrontare l’adeguatezza con la quale il nostro sito è trovato, visualizzato e navigato sui dispositivi cellulari: tale aspetto non è secondario perché – stando agli ultimi dati forniti da Audiweb – nel giorno medio 21 milioni di italiani si connettono ad Internet. Di questi, solo 13 milioni lo fanno da Pc, mentre quasi 16 milioni e mezzo di persone navigano da smartphone e tablet. In entrambi i casi, ciò che dobbiamo assicurarci non è soltanto la visualizzazione del nostro sito, ma la capacità di essere trovati nei momenti in cui tali ricerche vengono condotte. Un buono strumento per poter effettuare un check-up della nostra presenza sul mobile è Google Speed Tester che restituisce l’esperienza di navigazione e la velocità di caricamento delle pagine: caratteri troppo piccoli o immagini troppo pesanti verrebbero sottolineati per consentire un miglioramento progressivo non solo a favore del lettore, ma del motore di ricerca.

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