Come recita la legge di Kranzberg, la tecnologia «non è in sé né buona né cattiva né tanto meno neutrale» rispetto alla realtà su cui interviene. Naturalmente neppure Internet sfugge a questa regola ferrea cambiando il comportamento dei consumatori: in Italia vi sono 1 milione di acquirenti di e-book e poco meno di due milioni di lettori e, più in
generale, 16 milioni di persone che fanno e-commerce mutando le proprie abitudini nei confronti dei tradizionali esercizi commerciali quali le librerie (ma le cose sono andate peggio ad altre tipologie di esercenti come le agenzie di viaggio, i negozi di abbigliamento, gli assicuratori sotto casa).
Sono numeri che crescono, benché in modo non esplosivo, e che mutano il rapporto fra case editrici, librerie e lettori: il dato presentato da Nielsen al Salone del Libro di Torino in merito al commercio elettronico – che peserebbe il 4,9% delle vendite a volume e il 6,6%
delle vendite a valore – sconta l’assenza di dichiarazioni locali di Amazon ed è quindi certamente sottostimato.
Cosa può fare dunque una libreria di fronte a questo trend? Semplice: non guardare al digitale come ad un nemico, ma come ad un alleato per rafforzare ancor più il proprio ruolo di soggetto capace di fornire non solo un bene, ma un’assistenza e una relazione al proprio cliente lettore.