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Ediser

Social network

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2012

di Giorgio Kutz

Questo articolo è dedicato a chi è digiuno di social network o ne ha scarsa dimestichezza o pensa che siano una gran perdita di tempo. I tre social network che in questo momento vanno per la maggiore sono Twitter, Facebook, e Linkedin, e parleremo soprattutto di quest’ultimo, perché probabilmente è quello più utile per la vostra professione. Twitter ha un Dna che lo rende consono ai politici, ai leader (di ogni tipo) o agli aspiranti tali che vogliono vivere dandosi costantemente in pasto al loro pubblico, per attingervi consensi e per consolidarlo. Facebook dal canto suo ha un Dna ludico/edonistico che ne fa un buon veicolo di marketing «glocal» (nicchie di mercato verticali di estensione planetaria): è basato sul principio sottile della condivisione emotiva, per cui io «compro» solo ciò che già amo e che fa parte del mondo dei miei desideri, Facebook mi riconosce e io mi riconosco nei miei contatti (una case history interessante e di successo è quella dei Rolling Stones, la cui disamina ci porterebbe però troppo lontano). Linkedin è invece basato sulla pura condivisione dell’informazione professionale. È un colossale bazar planetario che si regge sullo scambio delle informazioni, delle «skill», dei «know how», dei curricula. Ci si mette in vetrina allestendo il proprio stand virtuale e si gironzola per un assaggio (gratuito) delle mercanzie esposte dai colleghi del pianeta. Si vende, si compra, si impara – e, come vedremo, si può facilmente conquistare visibilità. Network buono per i «senior» che possono scoprire senza costi talenti giovanili, in barba alle società di head hunting . Buono per le società di head hunting che attingono informazioni e le intermediano per chi disdegna il contatto diretto o pensa che, appunto, sia una perdita di tempo. Ma Linkedin è un network buono anche per i «junior» intraprendenti, quelli che una volta spedivano per posta curricula col ciclostile e che oggi hanno a disposizione una fantastica vetrina per farsi conoscere.

Successi a strisce

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2012

di Elena Vergine

Quest’anno il Lucca Comics & Games, la manifestazione più importante del nostro Paese dedicata al mondo del fumetto, ha raggiunto un record di presenze mai visto prima: 180 mila biglietti staccati (nel 2011 erano 155 mila ma il festival era durato un giorno in più). Se non si può, ovviamente, affermare che il mercato del fumetto e della graphic novel non risenta del periodo di crisi generale, tuttavia la produzione di questo genere di titoli mostra nel 2012 un andamento stabile, senza i picchi verso il basso dell’anno precedente (i dati di IE non tengono conto dell’andamento dei fumetti nel canale edicola), le strategie di sopravvivenza ormai sono collaudate e prevedono prodotti di alta qualità per fumetterie e librerie. «A Lucca abbiamo modo di tastare, anno dopo anno, il polso di questa tipologia di mercato perché le case editrici puntano sul nostro festival per lanciare le loro novità principali – spiega Giovanni Russo (Coordinatore dell’area Comics a Lucca). – Solo quelle che abbiamo sentito noi, che non coprono la totalità del mercato del genere ma ne sono rappresentative, presentano, in occasione del festival, circa 200 novità. Nella realtà delle cose le novità in uscita questo mese saranno oltre 300 e, per la gran parte, si tratta di fumetto da libreria». Sono numeri, questi, che se venissero confermati rappresenterebbero un aumento della produzione di titoli di più del doppio dell’anno precedente. L’ingresso «dalla porta principale» della graphic novel in libreria è infatti una delle tendenze più importanti che caratterizzano questo periodo.

Teatralità e fumetto

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2012

di Elena Vergine

Sono presenti, con la loro casa editrice dal suggestivo, sul mercato del fumetto da quindici anni. La loro proposta editoriale è caratterizzata da una qualità elevata e da un prezzo accessibile. Abbiamo chiesto a Omar Martini e Sergio Rossi di raccontarci un po’ di Black Velvet. Come nasce la vostra casa editrice? Cosa caratterizza il vostro progetto editoriale? Omar Martini e Sergio Rossi (Editori). Black Velvet nasce nel 1997 per riempire quella che era allora una mancanza nel panorama italiano di titoli di una nuova generazione di autori statunitensi che stavano realizzando opere originali e molto interessanti. Dopo poco, la nostra attenzione si è spostata sia verso il fumetto italiano sia verso quello di altri paesi, come la Germania, la Francia, addirittura la Nuova Zelanda, ecc. Attualmente, anche dopo l’ingresso in Giunti nel 2010, continua l’obiettivo di presentare fumetti da tutto il mondo, privilegiando storie che si rivolgano a un vasto pubblico e con una veste grafica peculiare.

Un mercato accessibile

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Dicembre 2012

di Anna Lionetti

Se il digitale è ormai l’hot topic in assoluto più sentito dal mondo del libro, una delle sue declinazioni è il tema dell’accessibilità. In una fase di crescita tanto rapida quanto delicata del mercato degli e-book, la possibilità di veicolare agli utenti con disabilità visive l’accesso alla lettura con nuovi strumenti e prodotti certificati tecnicamente può creare un valore aggiunto per tutti gli attori della filiera. Se ne dibatte, naturalmente, alla Fiera del Libro di Francoforte: oltre alla sessione EPublishing: Making Accessibility Mainstream coordinata da Lia (Libri italiani accessibili) durante il Toc – Tools of Change for Publishing, EDItEUR e Lia hanno dedicato un’intera mattinata esclusivamente all’accessibilità. Ma durante il seminario A new market: accessible ebooks in mainstream channels, non si è discusso tanto di problemi, quanto di soluzioni; o meglio, delle strade che l’editoria sta prendendo per accompagnare i libri verso un pubblico sempre più vasto, garantendo a tutti l’accesso ai contenuti e alle risorse on line a parità di condizioni tecniche ed economiche. Gli interventi dei panelist segnano un percorso che muove inizialmente dalla casa editrice. A monte della catena produttiva si colloca il senso di responsabilità sociale dell’editore: questo, secondo Chris Rogers (digital publishing technology coordinator di Penguin Books), il primo motore che spinge gli editori a riqualificare il proprio catalogo secondo i criteri di accessibilità. Elemento chiave per la buona riuscita di un e-book (accessibile e non) è però la consapevolezza che non si tratta di una replica in «seconda visione» della versione a stampa, bensì di un prodotto con le proprie specificità e, verosimilmente, il proprio mercato.

50 sfumature di prezzi

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2012

di Elisa Molinari

Se, per sbaglio, siete riusciti a non farvi travolgere dal turbinio di sfumature della signora James e state iniziando a sentirvi esclusi dal club, non preoccupatavi. Siete nel Paese giusto! E, dopo tutto, neanche così in ritardo: i cugini d’Oltralpe hanno potuto mettere le mani sull’edizione francese di Fifty Shades of Grey (50 nuances de gris, ovviamente) solo dal 17 ottobre. Confrontando infatti, nei principali store europei, i prezzi del primo volume della trilogia (gli altri in alcuni mercati non sono ancora usciti), l’Italia si dimostra il paese (quasi) ideale per poter leggere le gesta della giovane Anastasia Grey. Fatta eccezione per la Germania, dove il prezzo di copertina dell’hardcover è di 12,99 euro, il nostro paese si dimostra in Europa, promozioni a parte, quello con i prezzi più bassi dopo la Germania, con i suoi 14,99 euro.

A tutta cucina

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2012

di Interviste a cura di P. Sereni

Le pubblicazioni enogastronomiche sono una delle eccellenze della nostra produzione editoriale, ne parliamo con alcuni degli editori di Più libri più liberi. Che plus può dare un piccolo editore ad una produzione editoriale spesso considerata poco prestigiosa? Roberto Da Re Giustiniani (responsabile editoriale Kellermann editore). Credo che fare l’editore sia ancora un lavorare sulla cultura e sulla creatività. Cercare soluzioni nuove, spendere nella grafica, nella realizzazione di un prodotto che possa essere riconosciuto e valutato anche per il suo aspetto formale. Se dico artigianalità intendo proprio lo scrivere le pagine a mano, creare dei disegni originali, finire ogni quaderno uno ad uno col suo bordo colorato. Marzia Corraini (editore Corraini). Perché poco prestigiosa? La cucina, se considerata nella sua progettualità, ha originalità, capacità di racconto di adesione al tempo e allo spazio. Dà origine a un comparto editoriale importante. Per noi il segmento è piccolo perché cerchiamo appunto progetti originali spesso laterali e innovativi che abbiano un forte impatto visivo e inventivo. Luca Iaccarino (direttore della collana I Cento, Edt). Si tratta invece di una produzione variegata. Noi abbiamo affrontato il settore partendo dall’aspetto più complesso e nello stesso tempo più autorevole: le guide ai ristoranti. L’abbiamo fatto organizzando una generazione di recensori quarantenni collaboratori delle maggiori testate (e food blogger) ma che mai avevano avuto la responsabilità di un progetto proprio.

Anni di crisi

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2012

di Giovanni Peresson

L’attuale contesto economico è complessivamente caratterizzato da un insieme di provvedimenti volti a ridurre l’eccesso di spesa accumulatosi nell’economia mondiale negli ultimi anni. Tutto ciò si è tradotto nel nostro Paese, tra 2011 e 2012, in una riduzione della spesa pubblica e in un incremento della pressione fiscale sui redditi delle famiglie. Famiglie sfibrate da un decennio di difficoltà, in apprensione per il futuro (invecchiamento della popolazione, carenza di forti reti familiari e relazionali, effetti sulla tenuta della zona euro, crescita dello spread tra titoli di stato e bund tedeschi) e provate da determinanti oggettive: disoccupazione, diminuzione dei redditi, manovre finanziarie di rientro, ecc. Fattori che hanno portato a una revisione della spending review del carrello anche da parte della «classe media» che, tra la seconda parte del 2010 e il 2012, è stata progressivamente toccata dagli effetti delle manovre economiche. L’effetto per il settore editoriale è che anche il mercato del libro ha mostrato nel 2011 importanti segni di difficoltà con una flessione complessiva del -4,6% (Fonte: Aie). In realtà avevamo un quadro di mercato già in fase di rallentamento. Riferendoci ai soli canali trade partivamo un +4,9% nel 2009, che scendeva a un +2,7% nel 2010, e alla fine dello scorso anno si piazzava ad un -3,5% (Fonte: Nielsen). Valori negativi che, lo ricordiamo, avevano fatto registrare anche altri settori come la musica (-5,0%), l’home entertainment (-17,6%), il cinema di sala (-10,3%), la stampa quotidiana e periodica (tra il -2,2% e il -3,0%). Il fatto che tutti questi settori si stiano spostando in zona negativa mostra come, accanto a fattori macroeconomici e sociali (il «clima di fiducia» delle famiglie), indica piuttosto che stanno operando una serie di altri campi di forza con l’effetto di ridisegnare comportamenti, prodotti, modi di leggere e comprare, usare le tecnologie, percepire il prezzo che sono trasversali ai settori.

Biblioteche e terremoto

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2012

di Elena Vergine

I due eventi sismici che hanno colpito le regioni dell’Abruzzo e dell’Emilia Romagna – il primo nel 2009 e il secondo quest’anno – hanno messo a dura prova non solo cittadini, industrie e amministrazioni, ma anche istituzioni fondamentali per la vita culturale del territorio quali le biblioteche. A distanza di anni per l’Abruzzo, e di mesi per l’Emilia, abbiamo provato a offrire una stima dei danni, delle soluzioni, delle criticità e delle iniziative messe in atto per uscire dallo stato di crisi. Ci hanno aiutato i presidenti dell’Associazione italiana biblioteche (Aib) dell’Abruzzo, Tito Vezio Viola, e dell’Emilia, Lidia Bonini.

Eccellenze in fiera

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2012

di Paola Sereni

In un’ideale graduatoria dei meriti ascrivibili a Più libri più liberi, al via il 6 dicembre prossimo al Palazzo dei Congressi di Roma, quello di aver saputo, negli ultimi undici anni, diventare un luogo d’elezione dove tanti piccoli e medi editori hanno potuto trovare spazio, visibilità e pubblico, entrerebbe sicuramente nel podio. Nelle prossime pagine abbiamo provato, attraverso nove interviste ad altrettanti degli editori che quest’anno (alcuni anche per la prima volta) saranno presenti a Più libri, a tratteggiare il quadro entro cui si muovono alcuni settori d’eccellenza della nostra produzione libraria, dalla saggistica ai libri per ragazzi fino alla produzione di titoli legati alla cucina e all’enogastronomia. Quello che ne emerge è un quadro composito spinto da tensioni opposte. La crisi da un lato, impone di ripensare i piani editoriali sia in termini di numero di titoli prodotti sia rispetto alle strategie di costo; la spinta verso la creatività, la qualità e l’innovazione dall’altra che, caratteristica intrinseca nel dna della piccola imprenditoria italiana, è irrinunciabile anche in un periodo di ristagno di idee come quello che stiamo attraversando. Non va dimenticato che è stata in passato proprio la piccola editoria a esplorare, talvolta per la prima volta, alcuni settori, o meglio alcune nicchie di essi. Basta pensare all’area ragazzi, appunto, o a quella enogastronomica, dove spesso sono proprio gli indipendenti a scommettere su progetti impegnativi ma di qualità.

Fantasy is coming

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2012

di Elisa Molinari

«Quando ero un bambino leggere libri fantasy o di science fiction era pari a leggere spazzatura. Le maestre mi portavano via i libri di mano e dicevano che leggere era una cosa buona, ma non in questo caso». Questo il primo rapporto del piccolo George Raymond Richard Martin, autore del fortunato ciclo Cronache del ghiaccio e del fuoco, con il fantasy o, meglio, con la percezione che del genere avevano i suoi insegnanti. A cinquant’anni di distanza, qualcosa sembra essere cambiato. Elfi, gnomi, folletti e vampiri – un tempo «spazzatura» – sono ormai onnipresenti, non solo in libreria. Dopo l’enorme successo della trasposizione cinematografica de Il signore degli anelli – La compagnia dell’anello nel 2001 e del primo capitolo della saga di Harry Potter, anch’esso nelle sale nel 2001, si è assistito a uno sdoganamento del genere presso il grande pubblico. Le cronache di Narnia, La bussola d’oro, Eragon, Twilight e Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo. E, ancora, sul piccolo schermo, Games of thrones, Merlin, La spada della verità. Se fino a vent’anni fa, anche per gli evidenti problemi legati agli effetti speciali, i casi di successo erano limitati – uno su tutti, Fantaghirò, la fortunata mini-serie del 1991 – oggi il mondo del fantastico è ormai un genere se non proprio mainstream, almeno (ri)conosciuto. La San Diego Comic-Con, la più grande convention americana dedicata a fumetti, fantascienza e fantasy è passata dai 145 partecipanti del 1970 agli oltre 130 mila di quest’anno. Stesso discorso per il Lucca Comics & Games, l’appuntamento italiano che è riuscito a radunare nel 2011 oltre 150 mila appassionati di fumetti, giochi di ruolo e mondo fantasy. Senza ricorrere ai numeri, è sufficiente curiosare su Pinterest nei board dedicati ai costumi di Halloween per capire quanto il fantasy, almeno coi suoi rappresentati più illustri, sia ormai entrato a far parte dell’immaginario collettivo.

I libri al cinema

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2012

di Elena Vergine

Talvolta i libri sono il primo anello di una catena che porta alla realizzazione una pellicola cinematografica con ripercussioni di vario genere sulla casa editrice. Quali sono i passaggi che un editore deve prepararsi ad affrontare? Quali sono le criticità e quali i benefici? Un film su quattro che esce nelle sale italiane è tratto da un libro. Quali le ragioni di questo fenomeno? Gianluca Catalano (Sales and marketing manager, Edizioni E/O). I motivi sono diversi. Credo che il primo di questi sia che è molto più facile fare un film ispirandosi a un libro piuttosto che scrivere una sceneggiatura originale. L’altra ragione potrebbe essere che la scrittura per il cinema non è un’arte così coltivata in questi anni, quindi accade spesso che molti autori di narrativa si adattino – e con successo – a fare sceneggiature per il cinema. Stefania De Pasquale Klein (Rights office, Sperling & Kupfer). Da sempre la grande letteratura ha ispirato i grandi film. La novità che colgo oggi è una particolare attenzione da parte dei produttori alla letteratura italiana come fonte di ispirazione.

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