«Quando ero un bambino leggere libri fantasy o di science fiction era pari a leggere spazzatura. Le maestre mi portavano via i libri di mano e dicevano che leggere era una cosa buona, ma non in questo caso». Questo il primo rapporto del piccolo George
Raymond Richard Martin, autore del fortunato ciclo Cronache del ghiaccio e del fuoco, con il fantasy o, meglio, con la percezione che del genere avevano i suoi insegnanti. A cinquant’anni di distanza, qualcosa sembra essere cambiato. Elfi, gnomi, folletti e vampiri – un tempo «spazzatura» – sono ormai onnipresenti, non solo in libreria. Dopo l’enorme successo della trasposizione cinematografica de Il signore degli anelli – La compagnia dell’anello nel 2001 e del primo capitolo della saga di Harry Potter, anch’esso nelle sale nel 2001, si è assistito a uno sdoganamento del genere presso il grande pubblico. Le cronache di Narnia, La bussola d’oro, Eragon, Twilight e Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo. E, ancora, sul piccolo schermo, Games of thrones, Merlin, La spada della verità.
Se fino a vent’anni fa, anche per gli evidenti problemi legati agli effetti speciali, i casi di successo erano limitati – uno su tutti, Fantaghirò, la fortunata mini-serie del 1991 – oggi il mondo del fantastico è ormai un genere se non proprio mainstream, almeno (ri)conosciuto.
La San Diego Comic-Con, la più grande convention americana dedicata a fumetti, fantascienza e fantasy è passata dai 145 partecipanti del 1970 agli oltre 130 mila di quest’anno. Stesso discorso per il Lucca Comics & Games, l’appuntamento italiano che è riuscito a radunare nel 2011 oltre 150 mila appassionati di fumetti, giochi di ruolo e mondo fantasy. Senza ricorrere ai numeri, è sufficiente curiosare su Pinterest nei board dedicati ai costumi di Halloween per capire quanto il fantasy, almeno coi suoi rappresentati più illustri, sia ormai entrato a far parte dell’immaginario collettivo.