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Ediser

Lo stato dell'editoria d'arte

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2006

di Giovanni Peresson

«Abbiamo gli Uffizi. Basta aprirvi accanto un bookshop». In buona sostanza è in questa affermazione che potremmo riassumere quella che è stata in quasi un quarto di secolo(!)il rapporto tra editoria e soggetti istituzionali preposti alla conservazione, tutela e valorizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale del nostro Paese.

Non i soliti italiani all'estero

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2006

di Paola Seghi

Gli interventi finalizzati all’internazionalizzazione hanno coinvolto in maggioranza le piccole e medie case editrici, in un’ottica, utilizzando un’espressione mutuata da altro contesto, di pari opportunità. La partecipazione alle fiere internazionali attraverso l’organizzazione di un Punto Italia o di uno stand collettivo, ad esempio, ha consentito negli anni e continua a consentire anche agli editori di piccole dimensioni di esplorare ed essere presenti su mercati europei importanti, come nel caso delle fiere di Londra, Francoforte o della Book Expo America o dell’Acftl, ma anche su mercati meno conosciuti, come quelli dell’est europeo (Budapest e Varsavia) e quest’anno della Cina.

Per risolvere eterni problemi

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2006

di Laura Novati

Passando un bel portoncino di via Quintino Sella, a ridosso di Foro Bonaparte a Milano, si arriva agli uffici di GeAmco, una società per le gestioni amministrative e contabili recita la sigla sciolta. Nata circa una ventina di anni fa, precisamente nel 1981, per l’ostinazione e la dedizione di Ida Elli, che ne è tuttora alla guida, la società ha via via sviluppato i propri programmi e servizi e si pone oggi, probabilmente, come la struttura più avanzata al servizio delle case editrici, per intervenire là dove c’è più bisogno. Non nel piano editoriale, il settore sempre più fervido di una casa editrice specialmente piccola, ma garantendo agli amministratori quegli strumenti indispensabili per consentire di coniugare l’economico al finanziario, la produzione e la distribuzione con la redditività.

Politiche industriali per il settore del libro

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2006

di Giovanni Peresson

Efficaci politiche industriali per il settore non possono non cercare di favorire al massimo grado politiche di collaborazione tra le imprese, talvolta nel seno dell’Associazione, talvolta autonomamente. In questa direzione – oltre ad attività e iniziative condotte tra le imprese – si sono sviluppate negli ultimi anni all’interno di Aie (o comunque con un suo ruolo attivo) un insieme di attività che hanno esemplarmente riguardato lo sviluppo di servizi pre-competitivi e la gestione aperta e non discriminatoria di standard tecnologici. Ciò ha consentito di sviluppare nuovi servizi aprendo opportunità competitive a più operatori.

Tecnologie oltre i confini del libro

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2006

di Paola Mazzucchi

Per gli editori potrebbe essere un vantaggio competitivo - e in ogni caso la chance di non essere esclusi da un mercato, quale quello dei contenuti digitali al cui interno operano soggetti economicamente e tecnologicamente molto forti - fare parte degli early adopter di standard e tecnologie che possono essere adottate anche da altri comparti e anzi che è nell’interesse degli editori lo siano. Soprattutto quando l’adozione di tali standard e tecnologie non pongono particolari barriere all’ingresso e sono dunque accessibili anche a quel tessuto di piccole case editrici che caratterizza il nostro mercato editoriale.

Un manifesto per le politiche del libro

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2006

di Che cosa chiedono gli editori alla XV legislatura: Lettura e sviluppo economico; Politica industrial

L’industria dei contenuti è un settore chiave in tutti i Paesi avanzati: rappresenta il 5% del PIL in Europa, e registra i maggiori tassi di sviluppo in termini di valore aggiunto prodotto e di occupazione. Al suo interno l’industria del libro ha la quota di mercato più alta sulle spese dei consumatori, e ha un ruolo moltiplicativo sugli altri segmenti produttivi. Il nostro è un settore sempre più complesso, i cui confini non sono più definiti dal «libro» come prodotto fisico, ma dal suo contenuto culturale, che oggi può essere veicolato anche attraverso altri mezzi. Gli editori producono libri ma anche risorse elettroniche (scientifiche, educative, di intrattenimento), learning object, banche dati professionali, ecc. Continuiamo a parlare di «libro», quindi, avendo però in mente un’accezione molto più ampia. Il ruolo dell’industria del libro nella crescita culturale è da tutti riconosciuto, ma ciò ha spesso oscurato la sua funzione economica. Nuovi studi dimostrano come i tassi di lettura influenzino direttamente lo sviluppo economico di lungo periodo. Il che è persino ovvio, se si condivide l’idea che nei Paesi avanzati la crescita dipende dalla qualità del capitale umano. Una politica del libro è dunque necessaria. Ma la sua definizione è esercizio complesso, perché deve considerare in un contesto unitario fattori molteplici: l’immaterialità dei contenuti e la materialità dei prodotti; le molteplici funzioni d’uso dei libri – svago, informazione, approfondimento, educazione, aggiornamento professionale, ecc. –; le esigenze di innovazione tecnologica ed editoriale, e così via. Abbiamo ritenuto utile cercare di fare un punto, proponendo linee strategiche e coerenti a partire da una corretta analisi delle condizioni strutturali di partenza. Le proponiamo ai diversi interlocutori politici che vorranno ascoltarle, nella consapevolezza della necessaria complementarità delle competenze ma anche dei rischi della sovrapposizione tra componenti diversi del Governo (la Cultura, lo Sviluppo Economico, Il Commercio estero, la Politica estera, l’Istruzione, l’Università e ricerca, l’Innovazione, ecc.), delle Regioni e degli Enti locali, così come della Commissione europea. Ma abbiamo voluto proporle innanzi tutto a noi stessi, perché il nostro discorso è in primis fondato su un’assunzione di responsabilità, sull’orgogliosa rivendicazione del nostro ruolo.

Un mondo fatato all'italiana

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2006

di Redazione

A fine ottobre esce L’incanto del buio, la seconda puntata della «saga» di Fairy Oak, pubblicata da De Agostini. Abbiamo parlato con Matteo Faglia, Publisher libri per ragazzi del gruppo di Novara, delle prospettive di sviluppo sul mercato italiano e internazionale di una serie che è già un successo di pubblico e di vendite.

Aprire il mercato

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2006

di Piero Attanasio

Nel dibattito internazionale sull’impatto delle tecnologie sull’industria editoriale, ci sono alcuni luoghi comuni che vale la pena di analizzare. Il primo recita: «Le tecnologie digitali stimolano le politiche di un-bundling», intendendo con tale termine la proposizione di offerte commerciali molto più granulari, ad esempio la vendita di singoli articoli invece che di fascicoli di rivista. Il ragionamento parte dalla constatazione che mentre gli studiosi hanno bisogno di leggere singoli articoli, le tecnologie a stampa obbligano gli editori a mettere più articoli in un volume, così che il consumatore è costretto ad acquistare un insieme di articoli, anche laddove non sia interessato a tutti. Essenzialmente, ciò dipende dalla struttura dei costi della produzione a stampa e dalla distribuzione libraria, che rende impossibile, dal punto di vista economico, la commercializzazione di articoli singoli. Dal punto di vista meramente tecnico, è vero che le tecnologie digitali consentono politica di un-bundling, in quanto i lettori possono scaricare da Internet singoli articoli (così come singoli brani musicali). Tuttavia, consentire non significa stimolare. Le dinamiche di mercato possono determinare un equilibrio completamente diverso.

Catalogo, una risorsa

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2006

di Giovanni Peresson

Nato nel ’69 come Ufficio centrale del catalogo, nel 1975 diventa nel neonato Ministero per i beni culturali l’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione (Iccd) con la finalità di realizzare il Catalogo unico del patrimonio in un Paese devastato dagli effetti del boom economico, della speculazione edilizia, dello scempio paesaggistico, dall’incuria di molte amministrazioni locali. Tema di accesi dibattiti negli anni Settanta e Ottanta, oggi nel radicale mutamento del quadro complessivo di riferimento in materia di tutela e gestione dei beni culturali potrebbe rappresentare – con la sua banca dati – un importante punto di riferimento per il settore dell’editoria d’arte del nostro Paese.

Dove passa la conoscenza

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2006

di interviste con Gaspare Mura (Urbaniana UP), Aldo Pinchera (Edizioni Plus), Giuseppe Morante (LAS), L

La nascita di vere e proprie University press sul modello anglosassone è un fenomeno relativamente recente per quanto concerne l’università italiana. Negli ultimi anni, inoltre l’insieme del comparto dell’editoria universitaria è percorso da cambiamenti in termini di modelli di business prevalentemente legati all’introduzione massiccia delle nuove tecnologie, nonché dalle esigenze didattiche richieste dalla riforma. Alla luce di queste considerazioni, abbiamo chiesto alle University press afferenti agli atenei del nostro Paese una valutazione dell’evoluzione dello scenario in cui si trovano a operare, con particolare riferimento alle strategie di posizionamento rispetto all’insieme delle pubblicazioni afferenti all’ateneo di riferimento e all’uso delle tecnologie. Di seguito le risposte che abbiamo raccolto e che evidenziano una molteplicità di modelli di business e di approcci sia in relazione alla specifica produzione libraria a fini didattici sia, e ancor più, in relazione all’uso delle nuove tecnologie.

Editoria d'arte e turismo culturale

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2006

di Giovanni Peresson

Il turismo culturale rappresenta negli ultimi anni una delle «forme» del consumo turistico in crescita nel nostro Paese. Detto ciò, va ribadito il fatto che non ci può essere un turismo culturale, una valorizzazione del patrimonio artistico e naturalistico della regione senza un parallelo sviluppo di un’editoria, di un tessuto di punti vendita specializzati, la formazione di professionalità editoriali e di vendita per rispondere a questi elementi di valorizzazione del territorio.

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