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Varie

Passione nothombiana

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2013

di Intervista a cura di E. Vergine

Amélie Nothomb è un’autrice cult della letteratura francofona. Tradotta in 15 lingue e pubblicata in 45 Paesi i lanci dei suoi libri si caratterizzano per originalità e stranezza. Ne abbiamo parlato con Marina Fanasca, fino a pochi mesi fa, responsabile dell’ufficio stampa per Voland, oggi passata a Fazi. Come si gestisce il lancio di un romanzo di Amélie Nothomb? Amélie Nothomb è l’autrice più importante di Voland per fatturato e per l’attenzione di cui la stampa la circonda ad ogni nuova uscita in libreria. I lanci dei suoi romanzi avvengono secondo un calendario cronologico preciso: se in Francia escono tra fine di agosto e l’inizio di settembre, in Italia vengono pubblicati alla fine di febbraio. In ogni caso l’organizzazione del lancio italiano avviene del tutto autonomamente rispetto alla promozione francese. Immaginare la campagna di lancio di un libro di Amélie Nothomb significa pensare sempre a qualcosa di originale, di eccentrico. Le sue storie stravolgono i classici topoi della letteratura dando una nuova impostazione alla narrazione, particolarità che si tenta di replicare con la promozione dei suoi romanzi, che si appoggiano di volta in volta a un’iniziativa diversa. L’esempio più recente è il tour a bordo di Italo.

Professioni creative

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2013

di Intervista a cura di E. Vergine

Il digitale ha cambiato la filiera editoriale. I processi produttivi stanno mutando profondamente e con essi le competenze necessarie per lavorare in casa editrice. I concetti chiave per aprire le porte del futuro sembrano essere creatività, innovazione e puntare ad attirare giovani promesse. E allora quali caratteristiche devono sviluppare le professionalità che già lavorano nell’editoria e in che direzione devono andare le aziende editoriali per attirare a sé nuove e interessanti risorse? Ne abbiamo parlato con Jo Howard, relatrice ad Editech 2013 nella sezione «Innovazione nell’organizzazione». Consulente per l’executive search nel settore editoriale per Mosaic Search and Selection la Howard si occupa anche di consulenza e coaching per dirigenti a livello internazionale. Da lungo tempo attiva nel cuore della comunità editoriale inglese, dispone di una profonda e vasta conoscenza di questo mondo a livello produttivo e distributivo e di un’impareggiabile rete di contatti.

Pronti al lancio

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2013

di Ginevra Vassi

Tutti si somigliano ma ognuno è speciale a suo modo. No, non stiamo parlando dell’incipit di Anna Karenina ma della fase di lancio dei romanzi contemporanei. Il fine è lo stesso per tutti, la promozione, ma le modalità con cui ciò avviene sono diverse e peculiari. Certo, ci sono anche autori – ben pochi, a dirla tutta – che decidono di defilarsi in nome di maggiore tranquillità e minore pressione (chiedere a Robert Galbraith aka J. K. Rowling e il suo non lancio del giallo The Cuckoo’s Calling), ma non è questa la norma. Cos’hanno in comune i lanci editoriali? Esiste una ricetta? Gli ingredienti di base sono sostanzialmente gli stessi: un buon prodotto di partenza, un pizzico (forse anche due) di passaparola, due cucchiai di coinvolgimento emotivo dei lettori facendo attenzione a dosare attese e aspettative e tanto, tanto lavoro di squadra. Basta poi far cuocere a fuoco lento i lettori e il bestseller è (quasi) servito. Nel processo di lancio, «pianificazione» e «coordinamento» sono indubbiamente le parole chiave, sia nel rapporto con la casa editrice «madre» sia all’interno della propria casa editrice, soprattutto se si pensa che sempre più i lanci nei vari Paesi sono contemporanei. Ufficio stampa, marketing – sia tradizionale che digitale –, divisione digitale sono infatti tutti schierati per portare alla ribalta l’ultimo romanzo.

Pubblicarsi all'estero

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2013

di Elisa Molinari

Che il selfpublishing sia uno dei fenomeni editoriali più chiacchierati è ormai risaputo. L’Ufficio studi dell’Associazione italiana editori ha recentemente dedicato un istant e-book a questo attualissimo argomento (Prospettiva self publishing. Autori, piattaforme e lettori dell’editoria 2.0, Aie, 2013, disponibile su tutti i maggiori store on line). Autori che scalano le classifiche nazionali e internazionali, critici letterari che recensiscono indistintamente romanzi pubblicati e auto-pubblicati (non da ultimo Michiko Kakutani, il più influente critico letterario del New York Times e la famosa recensione di The Revolution was televised di Alan Sepinwall), articoli di giornale, conferenze e incontri sul tema non sono che alcuni dei mille rivoli in cui il selfpublishing si dipana. Se poi ci sono mettono anche gli autori di Hollywood, il successo è assicurato: Jim Carrey, l’attore di The Truman Show, ha deciso di ricorrere al selfpublishing per How Roland rolles, da lui definito libro metafisico per bambini. «Auto-pubblicherò il mio libro perché le cose stanno così adesso e perché credo che sia trendy». Fenomeno di costume? Forse. Moda passeggera? Meno probabile. Sicuramente molti autori iniziano a vedersi sotto una nuova luce, galvanizzati dalla possibilità di poter potenzialmente raggiungere milioni di lettori (e di dollari) con un click. Si tratta degli Ape, la fortunata definizione che dà il nome al nuovo libro (ovviamente selfpublished) di Guy Kawasaki, ex leader di Apple, che indica chi allo stesso tempo si preoccupa di essere Author, Publisher, Entrapreneur: autori che si fanno editori e, soprattutto, imprenditori della propria opera. Idea questa che trova conferma nelle parole di Barry Eisler, scrittore statunitense, citato proprio nel libro di Kawasaki: «Tutti gli scrittori pensano a quello che fanno come se fosse un’arte. Gli scrittori intelligenti capiscono che la scrittura è anche una questione di affari. Gli scrittori veramente intelligenti si vedono anche come imprenditori». Di tutto le questione trattate, la meno nota, forse, riguarda l’arsenale di strumenti a disposizione degli aspiranti scrittori che, oltre a poter scegliere tra varie modalità con cui pubblicare i propri testi, possono facilmente trovare tool per calcolare le royalties, impaginare, creare copertine, acquistare spazi pubblicitari, trovare correttori di bozze e tanto altro.

Punti in comune

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2013

di Emilio Sarno

Sono diversi gli elementi in comune tra le principali industrie dei contenuti che operano nel nostro Paese. Il primo è che tutti – dai libri alla stampa quotidiana e periodica, dalla musica all’home entertainment (mancano i videogiochi ma il report annuale a oggi non è ancora stato presentato) – fanno segnare per il secondo (o terzo) anno consecutivo segni negativi nelle vendite (specifichiamo che, per omogeneità tra i settori, abbiamo considerato solo le aree di ricavo che vengono generate dalle vendite nei canali trade). Il valore complessivo che se ne ottiene per il 2012 arriva (almeno) a 7,270 miliardi di euro rispetto agli 8,617 del 2011. Significa 1,346 miliardi in meno di spesa degli italiani per acquisto di prodotti culturali: - 15,6% (per il 2011 si veda E. Sarno, Un 2011 di segni meno, «GdL», 7-8, pp. 14-16). Le ragioni?

Scatenare l'Inferno

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2013

di Ginevra Vassi

Il 14 maggio è uscito il suo ultimo romanzo. A giugno, dopo le tappe di New York, Londra e Berlino è sbarcato in Italia per prendere parte alla manifestazione «La Repubblica delle Idee» e per aprire la quarta edizione di «Anteprime. Ti racconto il mio prossimo libro». Parliamo di Dan Brown e del suo Inferno. Le edizioni Mondadori raccontano – con voci diverse – come hanno organizzato il lancio dell’ultimo romanzo dell’autore americano. Come si gestisce il lancio di un romanzo tanto atteso? E un autore come Dan Brown? È ovviamente un lancio molto delicato e complesso da gestire sia per l’attesa che circonda il libro sia per l’interesse dei mezzi di comunicazione. Nel caso specifico di Dan Brown si trattava inoltre di un lancio in contemporanea mondiale in molti Paesi quindi c’era anche la necessità di coordinarsi con i tempi delle altre case editrici per evitare «fughe di notizie» o di «bruciarsi» reciprocamente il lancio in un mondo in cui le notizie sono ormai globali. La parola d’ordine fondamentale per un lancio di questa portata è quindi «coordinamento». Il lancio poi in questo caso è stato fatto in due momenti: il giorno esatto dell’uscita del libro con l’anticipazione in contemporanea su tre importanti quotidiani nazionali e, in seguito, con la venuta dell’autore a Firenze dove abbiamo coinvolto tutti i mezzi di comunicazione in una seguitissima conferenza stampa.

Self publishing made in Italy

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2013

di Elena Refraschini

Molto più che un semplice fenomeno d’importazione, il self publishing, o autopubblicazione, è un’attività dallo sviluppo a doppie cifre anche in Italia. Prima c’era Amanda Hocking, che dopo aver autopubblicato il primo libro della trilogia YA Switched su Amazon nel 2010, nel 2011 è entrata nella scuderia di St. Martin’s Press (e di una trentina di altri editori, compreso Fazi in Italia) grazie a un accordo da più di due milioni di dollari. Oggi, anche il panorama italiano ha le sue stelle del self publishing, che dopo aver raggiunto il successo on line sono approdate all’esclusivo «club» dell’editoria tradizionale; si pensi, per esempio, al caso più unico che raro di Anna Premoli, il cui Ti prego, lasciati odiare, dopo essere stato uno dei libri più scaricati dell’estate 2012, è stato pubblicato all’inizio di quest’anno dalla Newton Compton e ha vinto il premio Bancarella 2013. O alla ragazza dietro lo pseudonimo M.J. Heron, autrice della trilogia paranormal romance Implosion, pubblicato dopo il grande successo on line dalla DeAgostini a gennaio.

Upi al lavoro

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Settembre 2013

di Lorenza Biava

L’ultimo rapporto Almalaurea sulla condizione occupazionale dei laureati italiani (disponibile su www.almalaurea.it) rileva come sia sempre più difficile per i giovani entrare nel mondo del lavoro. La laurea nell’arco della vita lavorativa, continua a rappresentare un forte investimento contro la disoccupazione pur se meno efficace in Italia rispetto agli altri Paesi tanto che, nell’intervallo di età 25-64 anni, i laureati godono di un tasso di occupazione più elevato di oltre 12 punti percentuali rispetto ai diplomati. È evidente quindi il ruolo di raccordo che l’editoria universitaria, raccogliendo da un lato le istanze interne all’università e dall’altro i nuovi bisogni formativi del mondo del lavoro, può giocare in questo senso. Ne parliamo con Claudia Napolitano, presidente del coordinamento Upi.

App ed eventi

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2013

di Giorgio Kutz

A fronte di una crisi economica sempre più opprimente un bisogno diffuso di cultura percorre come un brivido il Paese da nord a sud, e si riverbera, come abbiamo visto negli articoli precedenti, in mille iniziative locali che si pongono e ci pongono domande inquietanti sul nostro futuro europeo e planetario. La crisi economica non riesce a far tacere questa irrequietezza ma anzi sembra stimolarla. In questo nuovo mondo «glocal» le iniziative locali aprono le finestre del pianeta, trovano cittadinanza sul Web e, da poco tempo, anche su applicazioni per tablet e iphone/smartphone.

Città del libro

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2013

di Paola Sereni

Cosa rappresenta un festival letterario per il territorio che lo ospita? Sicuramente un fattore di attrazione turistica importante, capace di portare centinaia quando non migliaia di persone nei borghi e nelle città che lo ospitano, con il relativo indotto in termini di spesa per ristoranti, alberghi, musei ed esercizi commerciali (non ultime proprio le librerie, siano esse indipendenti o collettive, come spiega in questo numero Serena Baccarin nel suo Effetto festival, pp. 32-34, in entrambi i casi perfette valvole di sfogo per catalizzare l’interesse verso i libri protagonisti del festival) tanto che oggi l’economia dei festival e degli eventi culturali è uno dei settori più rilevanti e in crescita a livello non solo italiano ma internazionale, poiché rappresentano un valido strumento di marketing strategico, sviluppo economico e comunicazione territoriale, tanto nel settore profit quanto nel no profit. Ma se allarghiamo lo sguardo ad un orizzonte più vasto, l’arricchimento maggiore che una rassegna letteraria può portare al territorio che la ospita, e più in generale al Paese, è forse la consapevolezza del ruolo che anche un piccolo centro può avere nella diffusione della cultura, e non solo di quella del libro. Forse è per questo che, soprattutto a partire dagli anni Novanta, manifestazioni di questo tipo si sono capillarmente diffuse nel nostro Paese, chi guadagnando di anno in anni consensi chi durando appena il tempo di qualche edizione. Una crescita talmente prolifica da essere difficile da seguire, anche solo per poterne dare notizia, e che spesso ha finito per rischiare l’«effetto Babele» con programmi troppo simili, scrittori onnipresenti e ospiti che, gira che ti rigira, finivano per essere sempre gli stessi.

Da progetto a servizio

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2013

di Rosa Mugavero

Dal 18 giugno è attivo Lia-Libri Italiani Accessibili, il servizio realizzato dall’Associazione italiana editori, in stretta collaborazione con l’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti e grazie ad un finanziamento del Ministero per i beni e le attività culturali, per aumentare la disponibilità di contenuti editoriali accessibili alle persone con disabilità visive. In occasione della presentazione ufficiale del servizio Lia, che si è svolta a Roma presso la Sala delle colonne di Palazzo Marini, è stata infatti messa on line la vetrina Lia, all’indirizzo Web www.libriitalianiaccessibili.it, su cui è disponibile un catalogo di oltre 2.500 titoli di narrativa e saggistica accessibili anche ai disabili visivi. Il catalogo, suddiviso per generi, è ampio e variegato: dalle ultime novità editoriali ai bestseller di narrativa, dalla saggistica ai libri per bambini e ragazzi fino alla manualistica. Sulla vetrina Lia, sviluppata in maniera accessibile in modo da essere navigata in autonomia anche da non vedenti e ipovedenti, è possibile sfogliare l’intero catalogo degli e-book accessibili dei 40 editori che aderiscono a Lia fare, una ricerca per genere, autore o titolo, selezionare i titoli di interesse, consultare la scheda libro, salvare un titolo tra i preferiti oppure inserirlo nel carrello per procedere poi all’acquisto su una delle librerie integrate alla vetrina Lia. La vetrina Lia è infatti integrata con le piattaforme di e-commerce delle librerie on line che aderiscono al servizio, ma non gestisce le transazioni di acquisto, che restano invece di esclusiva pertinenza della libreria online su cui l’utente decide di concludere l’acquisto. Il servizio, presentato in dettaglio da Cristina Mussinelli, responsabile scientifico di Lia, è stato definito dal ministro Massimo Bray «uno dei pochi ma semplici e, al tempo stesso radicali, progressi dello sviluppo tecnologico e informatico per il superamento della disabilità». Apprezzamenti sono arrivati anche dalla presidente della Camera Laura Boldrini che nel suo messaggio ha detto: «Sono convinta che l’inclusione debba essere uno dei valori guida della nostra società e un parametro tra i fondamentali per misurare la qualità della nostra convivenza. Voi avete saputo praticare l’inclusione in un ambito – quello della cultura – dove troppo spesso invece crescono le diseguaglianze e si fa più profondo il divario sociale. Saper portare anche alle persone con disabilità visive un’offerta di libri ricca come quella di cui tutti gli altri cittadini possono usufruire è una concreta applicazione di quanto ci chiedere di fare l’Articolo 3 della nostra Costituzione».

Effetto festival

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Luglio-Agosto 2013

di Serena Baccarin

Sono più di 1.200 i festival a carattere culturale che ogni anno si svolgono lungo tutta la penisola, kermesse che da gennaio al periodo natalizio animano capoluoghi e piccole città di provincia, trasformandoli in spazi di confronto e condivisione privilegiati. Manifestazioni che rappresentano non solo un’occasione d’incontro per lettori, autori ed editori, ma che costituiscono scenari e atmosfere ideali per ridare slancio al prodotto culturale. Qual è l’indotto dei festival sul territorio, come cambiano i comportamenti d’acquisto e quali effetti si registrano sulle vendite in libreria? L’abbiamo chiesto a quattro librai che, da soli o in collaborazione con i colleghi delle altre librerie cittadine, gestiscono la vendita dei libri durante i festival delle loro città: Marco Tasin (titolare della Rivisteria di Trento), Marialuisa De Marco, (responsabile de L’altra Libreria di Perugia), Raffaele Casula (della Libreria Novecento di Nuoro), e Luca Nicolini (che con la moglie Carla gestisce la Libreria Coop Nautilus di Mantova).

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