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Varie

L'ultimo stampatore

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2013

di Intervista a cura di E. Vergine

Nell’era della smaterializzazione della forma del codex e della digitalizzazione dei contenuti vi è, in Piemonte ad Alpignano, l’ultimo avamposto di un’arte ormai perduta: la composizione a mano. Si tratta della casa editrice Tallone, fondata nel 1938 da Alberto Tallone e oggi guidata dal figlio Enrico, l’unica in Europa a pubblicare libri composti a mano. Una tradizione che affonda le sue radici alle origini della stampa e che la famiglia Tallone porta avanti per amore del bello e del ben fatto, dando vita a volumi dall’estetica senza pari e che li hanno resi celebri in tutto il mondo. «Bisogna ricordare che mio padre Alberto (1898-1968), fondatore della casa editrice, giunse all’editoria dal tirocinio presso le Messaggerie italiane di Milano come promotore del bel libro negli anni Venti, e successivamente attraverso l’esperienza di libraio antiquario sotto l’insegna della propria “Maison rustique” in via Borgonuovo 8, nell’ex Convento di S. Erasmo (sede poi distrutta in un pesante bombardamento alleato nel ‘43) – racconta Enrico Tallone –. Si era allora in pieno macchinismo. La velocità nella produzione degli stampati era ormai acquisita da cent’anni, poiché la rotativa tipografica (40.000 copie all’ora) fu messa a punto in Nord America già nella prima metà dell’Ottocento. La passione per il libro, per sua natura affascinante dato che ha un corpo fisico ma contiene pensiero (dunque materia e spirito), lo portò all’età di 31 anni all’apprendistato presso il maestro Maurice Darantiere, il quale aveva pubblicato, tra gli altri, qualche anno prima, l’Ulisse di James Joyce in prima edizione a spese di Silvia Beach».

La scommessa religiosa

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2013

di Giovanni Peresson

Il fatto che nella classifica dei venti titoli più venduti nelle librerie nel mese di settembre compaiano tre titoli di carattere religioso, non è certo una novità. Tre titoli che diventano nove (sui 15 considerati) nel settore della saggistica. Piuttosto, la rappresentazione visibile di un processo che ha preso l’avvio diversi anni fa (tra 2003 e 2005) e che lentamente è andato a imporsi nelle classifiche di vendita, nelle quote di mercato tra i generi (e all’interno di essi) all’attenzione (e all’interesse) del pubblico ma anche dei diversi competitors. Lo conferma l’annuale edizione dell’Osservatorio sull’editoria cattolica che Aie cura (da quattro anni) per conto di Uelci (Unione editori e librai cattolici) e il Cec (Centro per l’editoria cattolica). Osservatorio che rielabora i dati di vendita di Arianna secondo criteri di analisi meglio rispondenti alle esigenze conoscitive del settore, a partire innanzitutto da criteri di classificazione bibliografica più analitici di quelli correnti. In estrema sintesi il settore rappresenta oggi il 6,0% del mercato e (nel 2012) il 20,5% della produzione di titoli (novità) pubblicate. Il maggior peso (il consistente maggior peso) dei titoli sul venduto generato si spiega facilmente là dove si consideri come una parte importante della produzione posta in commercio comprenda libri con prezzi di copertina significativamente più bassi rispetto alla media del mercato (del 22% nel 2012, del 26% l’anno prima). Comunque nel 2012 l’andamento dell’editoria religiosa è stato sì negativo (-3,8% nei canali trade) ma molto meno negativo rispetto alla media fatta registrare da tutto il settore: -7,8%. Risultato: cresce (di poco, ma cresce) il peso che questo settore ha sul mercato trade.

Librai in viaggio

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2013

di Serena Baccarin

Sono trascorsi cinque secoli da quando i primi librai partirono da Pontremoli con le gerle colme di libri da vendere in tutta Europa. Una tradizione antica che in un periodo avverso suggerisce ai librai indipendenti un modello di business percorribile. Una formula che costituisce non soltanto un’autentica possibilità di sopravvivenza, ma soprattutto un’opportunità di rintracciare nuovi segmenti di mercato. A bordo di un furgone d’epoca o di un Ape Piaggio, quattro librai itineranti accomunati dall’intento di promuovere la lettura e dalla proposta di un consumo culturale che sia improntato allo «slow-book», ci raccontano i percorsi che li hanno portati ad abbattere le pareti e a mettersi in viaggio alla ricerca di nuovi lettori nei luoghi in cui l’offerta culturale è assente. Librai itineranti che – usando le parole di Achille Mauri (GdL, 1,2013, pp. 26-27) – «reinventano ciò che manca. Presidiare ciò che manca, avendo nella gerla, come i vecchi pontremolesi, il libro che è la nostra passione». Esempi di come, di fronte alla crisi si possa riorganizzare il proprio business e raggiungere nuovi potenziali mercati.

Libri&fede, quo vadis?

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2013

di Redazione

Forse le cifre non saranno più quelle di una volta quando non erano rari i casi editoriali da centinaia di migliaia di copie movimentate, ma l’editoria religiosa sembra possedere la ricetta per «tamponare» l’effetto crisi che, dal 2008 ad oggi ha fatto perdere milioni di euro di fatturato all’intero comparto editoriale ma che, di contro, ha avuto ripercussioni meno pesanti sul segmento della produzione religiosa. Le criticità non mancano (dalla diaspora di best seller verso i cataloghi degli editori generalisti, alla perdita di quote delle librerie specializzate) ma neppure gli spunti e stimoli per ripensare paradigmi consolidati. Ne parliamo con Enzo Pagani, vice presidente Uelci (Unione editori e librai cattolici italiani) e libraio presso la catena di librerie Ancora.

Meta-cover

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2013

di Giovanni Peresson

«Le copertine sono morte!» grida Craig Mod dal suo e-book Reinventare le copertine (Apogeo, 2013). Sono morte «perché il modo in cui noi tocchiamo il libro digitale è differente dal modo in cui tocchiamo il libro fisico». Affermazione difficile da confutare. Così come difficile è anche evadere la domanda: quale «funzione mantengono le copertine digitali dopo l’acquisto, ma soprattutto prima»? Sottotraccia – ma neppure tanto – il peccato di cui le copertine (e i grafici che le hanno disegnate) si sarebbero macchiati: «nei libri, il design delle copertine si è evoluto massicciamente in uno strumento di marketing». Quello che mi pare certo è che le copertine dei libri sono cambiate in rapporto a due elementi: le trasformazioni che sono avvenute nei canali di vendita e i cambiamenti nel comportamento d’acquistodei lettori. Sono cambiate qualche volta in meglio, altre volte in peggio. Ma questa è solo una questione di sensibilitàgrafica e di sensibilità editoriale. Con la trasformazione della libreria in una libreria a libero servizio (per le librerie Feltrinelli, parliamo ad esempio degli anni ’60), le copertine aniconiche della vecchia Bur o della PBE Einaudi hanno iniziato ad avere sempre minor ragione d’essere perché l’acquisto nel 54% delle vendite stava diventando d’impulso. Le librerie a loro volta iniziavano ad essere alle prese con la crescita dell’offerta (da 8 mila si passa a oltre 30 mila novità) e a un’esposizione dell’assortimento da editore ad argomenti che disintegra la linea grafica della collana. In librerie sempre più grandi, poi, la copertina – oltre a costituire uno strumento di merchandising per il punto vendita, contribuendo ad «arredarlo» – è chiamata a svolgere un ruolo ancor più determinante nell’arrestare davanti a sé il cliente. E allora, siamo nel decennio scorso, è tutto uno spuntare di visi (femminili) e di occhi che ci guardano. Come per le riviste di moda o le pubblicità cercano di sedurci incontrando i nostri sguardi di clienti distratti.

Profondo rosso

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2013

di Elisa Molinari

L’ultima fiera del libro che si è svolta lo scorso ottobre a Francoforte l’ha confermato: il 2012, che fa fatto segnare un -7,8% di fatturato nei canali trade, è stato uno degli anni più difficili per il mercato editoriale nostrano tanto che, per la prima volta, la stessa presenza del nostro Paese alla Buchmesse ha visto un calo del 7% nel numero degli espositori italiani. Ma il dato più allarmante è l’emorragia che dall’inizio della crisi ha fatto perdere in due anni il 14% del fatturato, per non parlare di un altrettanto preoccupante calo dell’export e delle difficoltà che hanno registrato anche quest’anno le librerie fisiche (quelle indipendenti passano dal 35% al 32% a fronte di una crescita dell’on line dal 8,9% all’11%). Proprio queste ultime costituiscono uno sbocco d’elezione per fare conoscere ai lettori la proposta editoriale dei piccoli e medi editori che, più dei grandi, beneficiano del lavoro attento del libraio per incrementare le possibilità di incontrare il proprio pubblico. Ma le difficoltà per gli editori indipendenti sono anche altre: dall’impatto delle rese all’allungamento dei tempi di pagamento fino agli oneri finanziari sui bilanci. Ne parliamo con Fabio Del Giudice, direttore di Più libri più liberi.

Publishing's Front Lines

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2013

di Edward Nawotka

Negli ultimi dieci anni si è combattuta una sorta di guerra civile nel nostro settore. La linea del fronte è stata perlopiù facilmente identificabile: stampa contro digitale. I tradizionalisti sostengono che la stampa, da millenni a fondamento del settore, rivesta tuttora un ruolo cruciale e che continuerà a trainare il fatturato nell’immediato futuro. I paladini del digitale ritengono che sia giunta l’ora di «innovare» e far leva sulle più recenti tecnologie editoriali per sviluppare nuovi modi di creare e fornire storie ai lettori. La guerra non è finita e i combattimenti sono in una fase di stallo. Nei mercati digitali ormai maturi, la crescita si è in gran parte livellata, e la produzione a stampa si è dimostrata sorprendentemente resiliente. In realtà l’editoria non è in guerra con se stessa. Il vero fronte è contro la miriade di distrazioni digitali che hanno spostato l’attenzione dei consumatori dai libri. Leggi: i videogiochi. Quando il videogioco Grand Theft Auto V è uscito sul mercato lo scorso 17 settembre, ha venduto un numero strabiliante di copie, 11,2 milioni, nelle prime ventiquattro ore, e nei primi tre giorni ha ottenuto vendite per un miliardo di dollari. Il Guinness dei Primati segnala che le sue vendite hanno frantumato sei record mondiali, compreso quello per il maggior fatturato realizzato da un prodotto per l'intrattenimento in ventiquattro ore.

Rassicurare per stupire

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2013

di Elisa Molinari

L’art director di Newton Compton, Sebastiano Barcaroli, racconta come progettare copertine accattivanti, giocando con tradizione e creatività. Come cambia la grafica delle copertine in un contesto in cui le librerie sono sempre di meno? Paradossalmente si passa attraverso la rassicurazione per arrivare allo stupore. Logico, ci sono regole – più o meno scritte – che bisogna tenere a mente ogni volta che si affronta una nuova copertina, titoli leggibili, armonia nella composizione, una strizzata d’occhio ad una comprensione immediata di tutti gli elementi contenuti in pochi centimetri quadrati. A quel punto si cerca il modo di rendere l’insieme nuovo e accattivante. In qualche modo è un’opera di continuo rinnovamento, sia all’interno della casa editrice che del mestiere specifico di art director. In un momento di crisi, quanto si punta sulla creatività e sulla sperimentazione? Di nuovo è l’equilibrio tra i due modi di pensare il lavoro creativo a essere fondamentale. La sperimentazione senza una base solida di studio e consapevolezza, di coscienza «storica» se vogliamo, diventa maniera, quando va bene, altrimenti è solo confusione. La creatività, a dispetto di quanto si possa pensare, deve essere educata e quotidianamente indirizzata con metodo. La crisi impone la continua invenzione di modi creativi per spiccare su scaffali rigonfi di proposte, la Newton Compton ha dalla sua una storia fatta di grandi idee, nuove sì, ma che non dimenticano mai la  tradizione.

Riorganizzare per crescere

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2013

di Intervista a cura di E. Vergine

Il digitale e le nuove tecnologie hanno reso necessari dei cambiamenti a tutti i livelli della filiera editoriale, ma il processo di ripensamento e innovazione dei processi produttivi non è certo cosa da poco. Abbiamo cercato di individuare nel panorama editoriale italiano e internazionale un esempio riuscito di riorganizzazione aziendale per capire quali difficoltà si devono superare e quali passaggi bisogna affrontare per trasformare una casa editrice tradizionale in una realtà a prova di futuro. La United Nation Publications è il dipartimento editoriale delle Nazioni Unite a New York. Fino al 2010 si trattava di un’azienda tradizionale, in cui non esisteva alcuna divisione digitale. La persona che ha trasformato radicalmente il profilo della United Nation Publication è Valentina Kalk, oggi direttrice della Brookings Institution Press di Washington DC.

Scuola di copertine

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2013

di Interviste a cura di P. Sereni

Quando pensiamo alle copertine e agli sviluppi grafici della produzione editoriale, il primo settore a saltare alla mente, di solito, è la varia. Eppure anche la scolastica, con i suoi impaginati complessi e l’evoluzione obbligata verso il digitale, è un laboratorio al quale guardare con attenzione per scorgere in nuce le tendenze in atto nel settore. Ne abbiamo parlato con il direttore editoriale di Zanichelli, Giuseppe Ferrari e con Miguel Sal, grafico, che si sono occupati del restyling dell’identità aziendale dell’editore bolognese.

A regola d'App

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2013

di Giorgio Kutz

Arte, design, grafica, fotografia sono temi editoriali con una marcia in più nella versione tablet. L’eccellente impatto visivo dello schermo retroilluminato, l’alta risoluzione, la possibilità di zoomare i dettagli amplificano di per sé l’emozione della «bella immagine». Per architetture, musei e siti d’interesse artistico aggiungiamo il «plus» della geolocalizzazione, che scusate, non è poca cosa. Dopodichè ogni prodotto ha i suoi pregi e i suoi difetti, che vedremo di seguito. Il design Questa breve rassegna di prodotti d’arte e dintorni inizia dal mondo del design industriale, dove la madre di tutte le App è stata senza dubbio quella dell’editrice Phaidon, la prima a esordire con la splendida versione digitale di Design Classics, interamente consultabile off line. Un’operazione coraggiosa di un editore tradizionale che ha saputo scommettere nel migliore dei modi sul digitale. Design Classics per tablet offre infiniti spunti agli addetti ai lavori e suscita emozioni ai non addetti, perché navigare tra i mille oggetti del disegno industriale degli ultimi due secoli è come ripercorrere nella memoria visuale parte della nostra vita e della nostra storia. Ottime immagini, buone schede informative, efficiente motore di ricerca, unico neo nessuna possibilità di sharing, ma una grafica perfetta. Sviluppatore Phaidon Press; prezzo 12,99 euro (caro per i canoni dello store, nulla a fronte della versione a stampa che costa 150 euro). L’ultima arrivata in ordine di tempo è La mano del Designer di Moleskine, con 450 illustrazioni e disegni di designer contemporanei raccolte dal Fai (Fondo ambiente italiano). Anche in questo caso la trasposizione su digitale premia: la grafica è eccellente, il plus sono le immagini zoomabili, e poi qui l’editore ha «osato» lo share, non solo via posta elettronica ma anche con Evernote e coi due principali social network, Facebook e Twitter. Sviluppatore Eidon; prezzo 14,99 euro (la versione a stampa costa 59 euro). Un’altra iniziativa meritoria, ma ancora da tarare tecnicamente per i numerosi bug di navigazione, è la nuova collana di monografie di designer de «Il Sole 24 Ore», Minimum Design. Al momento di andare in stampa è uscita la prima monografia della serie, dedicata a Gio Ponti (lancio gratuito).

Bivi digitali

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Ottobre 2013

di Michela Gualtieri

Il mercato digitale è un terreno vasto ancora  da esplorare, che comprende non solo nuovi prodotti e servizi, ma anche nuove forme di business e nuove soluzioni tecnologiche per i professionisti del libro. Aie si pone in questa prospettiva nelle sue vesti di coordinatore del progetto Tisp (Technology and Innovation for Smart Publishing), il più recente dei progetti varati dalla Commissione europea e volti allo sviluppo tecnologico in ambito editoriale (come i precedenti Arrow, Arrow+, eAccess). Tisp è un network tematico che mira a favorire l’incontro tra aziende editoriali e aziende Ict e che riunisce venticinque organizzazioni di dodici Paesi europei, tra cui le principali associazioni di categoria di entrambi i settori, quattro istituti di ricerca e le fiere librarie di Bologna, Londra e Francoforte. Questi soggetti lavorano allo scopo di creare una piattaforma di scambio di dati, studi, analisi di mercato e business cases, favorendo l’incontro tra i professionisti dei due settori che potranno così elaborare nuovi modelli di business. La strategia di realizzazione del progetto si basa principalmente sulla programmazione di una serie di incontri professionali tenuti in occasione delle fiere e delle conferenze internazionali di maggior rilievo nei settori dell’editoria e delle tecnologie informatiche, occasioni in cui gli editori potranno confrontarsi con il panorama internazionale, traendo spunti e stringendo vantaggiosi rapporti, incontrando personalmente i professionisti del settore digitale. Un esempio di quello che fornitori di contenuti e fornitori di tecnologie possono fare insieme è quello fornito dall’esperienza di Gallimard con i cosiddetti librogame. Non un prodotto nuovo, concepito appositamente per essere fruito su tablet e smartphone, ma un prodotto vecchio che trova, grazie alle tecnologie digitali, nuova vita. I titoli della collana francese Livre dont vous êtes le héros, pubblicata appunto da Gallimard stanno diventando, uno per uno, delle book app, in virtù di una partnership tra l’editore e l’azienda australiana Tin Man Games, che sviluppa videogiochi.

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