Sono trascorsi cinque secoli da quando i primi librai partirono da Pontremoli con le gerle colme di libri da vendere in tutta Europa. Una tradizione antica che in un periodo avverso suggerisce ai librai indipendenti un modello di business percorribile. Una formula che costituisce non soltanto un’autentica possibilità di sopravvivenza, ma soprattutto un’opportunità di rintracciare nuovi segmenti di mercato.
A bordo di un furgone d’epoca o di un Ape Piaggio, quattro librai itineranti accomunati dall’intento di promuovere la lettura e dalla proposta di un consumo culturale che sia improntato allo «slow-book», ci
raccontano i percorsi che li hanno portati ad abbattere le pareti e a mettersi in viaggio alla ricerca di nuovi lettori nei luoghi in cui l’offerta culturale è assente. Librai itineranti che – usando le parole di Achille Mauri (GdL, 1,2013, pp. 26-27) – «reinventano ciò che manca. Presidiare ciò che manca, avendo nella gerla, come i vecchi pontremolesi, il libro che è la nostra passione». Esempi di come, di fronte alla crisi
si possa riorganizzare il proprio business e raggiungere nuovi potenziali mercati.