Dire che il libro «è cultura» è ormai un luogo comune: chi potrebbe non esser d’accordo? Finalmente – come nei recenti Stati generali organizzati dall’Aie a Roma – abbiamo sentito dire che il libro «è economia »; preferiremmo dire che esso è, con Adam Smith, la «ricchezza delle nazioni». A causa di questa sua rilevanza strategica, che ne fa un prodotto «ultra-culturale», il libro è al centro di tutta una serie di sforzi finalizzati a rinforzarne la presenza sul piano sociale ed economico, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, dove la produzione e il consumo sono scarsi e precari, specialmente in Africa.
Nel campo dell’edizione, nonostante la grande diversità culturale, linguistica, geografica, storica e politica, i Paesi dell’Africa subsahariana, dove il tasso di analfabetismo arriva in alcuni casi al 60%, presentano una serie di problemi comuni.