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Distribuzione

A volte ritornano

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2012

di Giovanni Peresson

Li avevamo dati per scomparsi. O destinati a scomparire. Invece, eccoli qua. Smagriti nelle pagine e (soprattutto) nel prezzo come si conviene ai periodi di recessione annunciata in cui si hanno meno soldi da spendere. Stiamo parlando della nuova stagione di collaterali. D’altra parte anche Ikea aveva annunciato che la sua storica libreria Billy, in anni di e-book, doveva venir riprogettata perché le biblioteche domestiche saranno fatte più da digitale e meno di carta. Non c’è stato bisogno di tanto. Alle enciclopedie e alle grandi opere di reference, e poi alle collane di dvd di cinema, si sono sostituiti esili «volumetti» di racconti o di romanzi brevi. O come per il «Corriere della Sera», di poesia. L’unico caso, questo, che vede la collaborazione di un quotidiano con una casa editrice: Crocetti. Ma è interessante anche il caso di «Famiglia cristiana» con la sua collanina di spiritualità che comprende alcuni degli scritti di Enzo Bianchi.

Graphic novel e fiction transmediale

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2012

di Raffaele Cardone

Nel variegato mondo delle apps, almeno 500.000 per l’ecosistema Apple e 300.000 per Android (TechCrunch), le «book apps» non sono ancora propriamente un genere e neppure un segmento di mercato. Nella fiction invece l’idea di libri interattivi anima le sperimentazioni dell’avanguardia transmediale ma senza accendere l’interesse dell’editoria tradizionale. Negli esperimenti fatti finora sui romanzi, le integrazioni multimediali sono appunto«integrazioni», contenuti aggiuntivi che non creano ancora una nuova esperienza di lettura e di fruizione dei contenuti. E anche nei rari casi di romanzi costruiti in funzione dei tablet si stanno sperimentando scritture collettive, trame modificate dai lettori, pout pourri di scrittura, immagini, suoni e musica che valgono certamente come sperimentazione ma non hanno ancora generato un prodotto con un senso letterario: qualcosa in grado di sorprendere ma anche di appagare il lettore con una «storia».

Il caso Weltbild

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2012

di Raffaele Cardone

Weltbild, protagonista del retail librario tedesco, è nuovamente sul mercato dallo scorso novembre. Cosa abbia spinto a questo la Chiesa cattolica tedesca, proprietaria del gruppo tramite le sue diciotto diocesi, resta ancora un mistero perché la motivazione ufficiale è abbastanza pretestuosa. I fatti. Alla fine di ottobre si scopre che nell’assortimento della catena ci sono anche alcuni titoli «soft-porno». Un esempio? The Lawyer’s Whore, di Helen Carter, un titolo mai tradotto in italiano e che non è presente neppure nello sconfinato catalogo di Amazon.com. Peraltro pare che Weltbild l’avesse come disponibile solo nell’assortimento on line. Una svista? Solo romanzetti erotici da edicola di stazione? Sì, probabilmente, ma più d’uno. E i cacciatori di questo genere di libri hanno scovato nell’offerta di Weltbild anche vari titoli esoterici e qualcun altro in odore di satanismo. 

Informazione in libreria

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2012

di Gabriele Pepi

Dati corretti e veritieri sono fondamentali per una gestione funzionale della libreria, tuttavia mettere in comunicazione tutti gli attori del sistema editoriale non è semplice. Se a ciò si aggiunge che le informazioni che transitano da un soggetto all’altro rappresentano un pacchetto assai consistente, come fare a gestire la complicata massa di dati che relazionano le migliaia di titoli disponibili con molte centinaia di interlocutori? Una soluzione – cui si affidano la maggior parte delle librerie italiane (circa 1.500) – è quella offerta da Informazioni Editoriali con il sistema integrato di servizi, comunicazione e teleordinazione Arianna+. 

Librerie d'insegna

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2012

di Lorenza Biava

Aprire una libreria partendo da zero è un investimento oneroso il cui ritorno economico è sempre meno sicuro. Ma non è solo la crisi che spinge sempre più librai a sostituire la propria insegna con quella di un franchising. Lo speciale nelle prossime pagine cerca di mettere in luce, con le parole di francisor e franchisee, vantaggi e punti deboli di alcune tra le più interessanti formule commerciali proposte da Elledici, Feltrinelli, Guida, Mondadori e Ubik.

Librerie possibili

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2012

di Paola Sereni

Innovazione, specializzazione e attenzione alle nuove esigenze del mercato sono i punti fermi sui quali la libreria indipendente deve fare perno per mantenersi viva e competitiva. Ma il mercato non è facile, e soluzioni alternative come il franchising si rivelano sempre più allettanti per i librai. Oltre agli endemici problemi di un Paese dove si legge ancora troppo poco, nei prossimi anni le librerie dovranno fronteggiare importanti cambiamenti, dall’arrivo del libro digitale ai nuovi stili di vita indirizzati verso la riduzione dei consumi. 

London calling

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2012

di Elisa Molinari

Londra, Soho: è lì che trova posto Gosh!, la libreria specializzata in fumetti che da più di venticinque anni rappresenta un must per gli amanti del genere. «I fumetti nel Regno Unito sono stati a lungo considerati una piccola nicchia di mercato ma negli ultimi dieci anni, grazie anche grandi editori che hanno costruito un nutrito catalogo di graphic novel, c’è stata una grandissima diffusione, soprattutto nella fascia d’età 20-40 anni», racconta Josh, uno dei librai. «Quando abbiamo spostato Gosh! a Soho nell’estate del 2011, volevamo che l’edificio riflettesse questa nuova vita dei fumetti. Le ampie vetrate fanno in modo che l’atmosfera esterna entri all’interno del negozio. I colori scelti sono tutti neutri per fare in modo che i libri siano i veri protagonisti. Abbiamo lavorato con Lumsden Design per creare un sistema di scaffali aperti su due lati che lasci molto spazio alla luce e all’esposizione dei libri». Gli scaffali si trovano lungo tutto il perimetro del pian terreno: al centro trova posto un grande tavolo con quattro panchine molte usate dai clienti che curiosano in libreria. Ci sono inoltre numerose lavagne per affiggere le recenti pubblicazioni che, come i piani di lavoro, le panchine e il point of sale, sono fatti con vecchi banchi di scuola che portano ancora gli scarabocchi degli alunni annoiati. Nel piano inferiore si trova il piano dedicato ai supereroi, ai fumetti d’avventura e alle nuove uscite settimanali dagli Stati Uniti.

Paradigmi distributivi

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2012

di Emilio Sarno

Il fenomeno del franchising – di cui ampiamente si occupa questo numero – può, a ben ragione, assurgere al rango di uno dei processi di trasformazione della distribuzione libraria che maggiormente caratterizza questi anni: per numero di attori coinvolti come per numero di punti vendita. Anche se, delle trasformazioni che nel decennio scorso hanno mutato il panorama della distribuzione fisica tradizionale, costituisce, appunto, solo uno degli aspetti. Prendiamo come data di partenza il 2001. Data non casuale. Era l’anno in cui entrava in vigore per la prima volta nel nostro Paese una legge che regolamentava il prezzo di vendita al pubblico. Attraverso la limitazione della pratica degli sconti da parte della Gdo, il legislatore voleva evitare che si creassero posizioni monopolistiche nell’accesso al mercato (la Gdo valeva all’inizio degli anni Ottanta meno del 3%; 20 anni dopo, nel 2001, rappresentava il 15,1%).

Potere del licensing

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2012

di Lorenza Biava

«Resta di stucco, è un barbatrucco!». Difficile dire se c’è un altro neologismo nella storia della letteratura per ragazzi più fortunatodi quello ripreso dal fumetto di Annette Tyson e Talus Taylor, i genitori della serie Barbapapà. Quello che è certo è che dopo il boom neglianni Settanta (nel 1970 il primo titolo Barbapapà e nel 1974 la messa in onda del primo episodio del cartone animato tratto dalla serie) il fenomeno Barbapapà sembra sia tornato a vivere una seconda giovinezza e non solo in Italia. Almeno questa è l’impressione che si ha a giudicare dall’invasione di peluches, figurine, giochi, merchandising vario (si va dai capi di abbigliamento ai prodotti per la scuola fino alle biciclette e al set di tegamini giocattolo e tutto rigorosamente «barbamorfo») che, anche in questo periodo post-natalizio, continuano ad andare per la maggiore nelle preferenze dei bambini tra i due e i sei anni. Dieci albi a fumetti, sei illustrati e i nove titoli della collana La petite bibliothèque de Barbapapa costituiscono il nucleo fondamentale del Barbapapà pensiero. 

Questioni di Panda

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2012

di Giulia Marangoni

Quale editore oggi andrebbe in libreria senza Isbn o Ean o con un Isbn o un Ean sbagliato? Eppure per i metadati (ma non sarà una questione di nome?) le cose vengono percepite in modo diverso. Sembrano una cosa noiosa (e forse lo sono) ma senza di essi è come pretendere di farsi distribuire e comprare in libreria senza codice Isbn. Quello che è vero è che i metadati – il loro uso in casa editrice – richiedono di rivedere i processi editoriali e le strategie di comunicazione per raggiungere in modo efficace il pubblico dei potenziali lettori on line sfruttando le librerie virtuali, i motori di ricerca e i social network tematici per ottenere un reale riscontro sul piano commerciale. 

Riconquistare il lettore

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2012

di Giovanni Peresson

Le cattive notizie non arrivano mai da sole. Se il mercato 2011 – almeno quello relativo ai canali trade – è entrato in una zona d’ombra (-0,7% a novembre) la lettura non se la passa meglio. I dati relativi al 2011 fanno segnare per la prima volta dal 2007 una flessione nel numero di italiani con più di sei anni di età che dichiarano di aver letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti. Nel 2010 erano il 46,8% di questa popolazione, nel 2011 sono scesi al 45,3%. Un punto e mezzo in meno in termini di penetrazione, -2,7% in percentuale anno su anno. Possiamo vedere il bicchiere mezzo pieno e dire che il 2010 è stato un «picco» sceso poi nel 2011 a un valore comunque superiore al 2009. Tuttavia se volessimo guardare ai valori assoluti sono scomparsi tra 2010 e 2011, 723.000 lettori. A conferma di un fatto: la lettura è diventata nei decenni scorsi un fenomeno di consumo.

Storia di una formula

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2012

di di Andrea Carbini

Chiudono le librerie indipendenti e la grande distribuzione manifesta segni di sofferenza a vantaggio delle vendite on line. Uno scenario negativo per i canali di vendita fisici nel quale però, in controtendenza, si registra la crescita costante della formula del franchising. Alla base di questo sviluppo stanno essenzialmente due spinte: da un lato la volontà dei grandi marchi editoriali di sviluppare il proprio format sul territorio nazionale fino a garantirsi, soprattutto al Sud dove i punti vendita sono meno numerosi, una sempre più capillare presenza sul territorio; dall’altro la capacità che questa formula manifesta nell’intercettare il bisogno di stabilità e semplificazione delle librerie indipendenti, sempre più in difficoltà. Una semplificazione che avviene su più fronti da quello commerciale, con l’uso per esempio del meccanismo del conto deposito proposto dai franchising Mondadori, Giunti e Messaggerie, a quello della promozione del punto vendita facilitata quando avviene sotto l’insegna di un marchio noto e prestigioso. Ma come è nato il franchising? Il primo a sperimentare questa formula commerciale nel settore libraio in modo strutturato fu Rino Caimi con le librerie Gulliver negli anni Novanta. Si trattava di una catena che operava secondo logiche di franchising del tutto innovative per quel periodo tanto da attirare, di lì a pochi anni, l’interesse del Gruppo Mondadori che decise di acquistarle e iniziare a sviluppare una propria linea di franchising.

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