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Ediser

L'accesso remoto

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2012

di Giorgio Kutz

Perché l’accesso remoto? Collegarsi in remoto ed avere accesso via web dal proprio computer a un altro era un tempo prerogativa dei camici bianchi degli help desk. In tempi più recenti i programmi per l’accesso remoto si sono moltiplicati e sono oggi largamente diffusi tra i comuni mortali (ancora non moltissimo, per la verità, in Italia). I software che vanno per la maggiore nel mondo sono una decina, di cui solo tre disponibili in lingua italiana. Ma che cosa me ne faccio del controllo remoto, direte voi? Beh, se avete due computer e avete dimenticato il vostro lavoro su uno dei due potete collegarvi per recuperarlo. Ma è soprattutto rivoluzionario l’uso che se ne può fare lavorando in team sullo stesso progetto/prodotto. Abbinato al telefono, o meglio ancora a Skype, l’accesso remoto consente di tagliare con l’accetta tempi morti e spostamenti fisici in molte fasi del processo di produzione redazionale. Si può, ad esempio, mandare in soffitta il pony o il controllo in differita su un file di testo o su un impaginato, controllare l’esito di una ricerca iconografica, l’ultimo giro di bozze, le correzioni last minute prima di andare in stampa. Nell’insieme si riducono drasticamente anche lo spazio per equivoci ed errori nel dialogo a distanza tra redattore, autore e service editoriali.

La sfida del mainstream

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2012

di Rosa Mugavero

La scelta di orientarsi verso il formato ePub per produrre i tremila titoli accessibili, previsti come obiettivo finale del progetto Lia - Libri italiani accessibili, ha suggerito la possibilità di ipotizzare un modello per la produzione, la catalogazione e la distribuzione di e-book accessibili che mira ad integrarsi il più possibile all’interno degli attuali flussi produttivi e distributivi della filiera editoriale utilizzata per i libri digitali (vedi R. Mugavero, E-book accessibili, «Giornale della Libreria», ottobre 2011, pp. 57-58). Avviato nel gennaio 2011, sotto il coordinamento dell’Associazione italiana editori, tramite la sua società controllata Ediser, e finanziato dal Ministero per i beni e le attività culturali, all’interno del fondo in favore dell’editoria per ipovedenti e non vedenti, il progetto ha come obiettivo, quello di aumentare la disponibilità dei prodotti editoriali accessibili e, in particolare, mettere a disposizione, nell’arco di un biennio, un catalogo on line di tremila titoli di narrativa e saggistica, accessibili alle persone non vedenti e ipoventi nel pieno rispetto del diritto d’autore. Dopo aver concluso gli studi preliminari necessari alla definizione di tutti gli aspetti utili alla creazione del servizio, il progetto Lia è attualmente impegnato nella fase operativa di creazione del catalogo e nell’implementazione dell’infrastruttura che svilupperà e gestirà il modello di produzione e distribuzione degli e-book accessibili attraverso i canali mainstream.

Lesen in Deutschland

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2012

di Alessandra Mutti

Secondo i rapporti The Book Market in Germany e Publishing in Germany. An Overview di E. Fischer e secondo il Branchen Monitor Buch Januar 2012 il mercato editoriale tedesco, con un fatturato annuo di circa 9,7 miliardi di euro, è il più importante a livello europeo. Barometro degli umori del settore è senz’altro la Fiera del Libro di Francoforte con i suoi 7.384 espositori provenienti da 106 paesi e 280.194 visitatori nell’edizione 2011. Tra i temi ricorrenti: gamification, storydrive e, naturalmente, l’e-book. Per quanto riguarda quest’ultimo, l’ingresso sul mercato di nuovi e più sofisticati dispositivi di lettura ha fatto nascere l’aspettativa di un’impennata del mercato di riferimento, e nonostante le iniziali esitazioni anche gli editori e le librerie tradizionali hanno preso atto che il digitale è ormai alle porte. Eppure i numeri non sono stati subito all’altezza delle aspettative. Nel 2010 gli e-book hanno costituito lo 0,5% del fatturato, e nel primo semestre del 2011 il dato è aumentato, attestandosi sullo 0,7%. Dunque il mercato tedesco, coi suoi tempi, continua a orientarsi sempre più verso la svolta digitale.

Lettura e acquisto

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2012

di Emilio Sarno

I dati presentati dal Centro per il libro e la lettura (e rilevati da Nielsen, su 3 mila famiglie al mese ruotate all’interno di un panel di 9 mila) confermano i dati sulla lettura presenti nel numero di gennaio del «Giornale della libreria» (pp. 18-19). Ha letto, secondo Istat, «almeno un libro» (non scolastico nei 12 mesi precedenti) il 45,3% della popolazione (con più di 6 anni di età); il 49% secondo Nielsen (ma su un universo di popolazione con più di 14 anni). Un dato – messo in evidenza da pressoché tutte le indagini sulla lettura condotte in questi anni – è che nella fascia 6-11 gli indici di lettura sono più alti dovrebbe spostare quel 49% a valori superiori al 50%. Invece, calano! Su base annua avevamo a partire dai dati Istat un -2,7%. Su base trimestrale, questi di Nielsen, nel confronto terzo trimestre/quarto trimestre 2011 portano a un -11,3%. Se quest’ultimo confronto lo estendiamo dal primo al quarto trimestre il calo si attesta a un -5,4%. 720.000 lettori in meno (>6 anni) da una parte); - 900.000 dall’altra.

New ways to read

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2012

di Emilio Sarno

Sulla lettura abbiamo letto di tutto. Eppure continua a mancarci qualcosa. È come se il fenomeno ci sfuggisse nelle sue dimensioni, negli sviluppi che sta assumendo e nelle implicazioni editoriali che presuppone. Non tanto per le sue variabili sociali e politiche (si vedano la recente Costituente per la cultura lanciata dal «Sole 24 ore», domenica 19 febbraio), ma soprattutto per le dimensioni che si vanno a intrecciare con la riprogettazione stessa dei prodotti e dei contenuti editoriali di cui la carta (e la lettura a partire dalla pagina e dal libro comprato in libreria) iniziano a costituire una (ma solo una) delle forme di accesso ai contenuti. Un’indicazione stimolante in questa direzione ci proviene da una recente indagine realizzata da Pew Research Center (The rise of e-reading) che prende in esame la lettura negli Stati Uniti – e quindi nel mercato che (con le dovute cautele) sembra anticipare fenomeni che poi si vanno diffondendo e declinando in altri Paesi/mercati – da più punti di vista convergenti. In quest’ottica poco importano (o solo relativamente) le metodologie di campionamento e di conduzione d’indagine. Piuttosto diventa centrale l’approccio a cui si guarda al fenomeno. Anzi. È la stessa diffusione accanto al libro di device dedicati che obbligano a esaminare in modo nuovo la lettura (di libri).

Reading the future

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2012

di Lorenza Biava

Che rapporto hanno gli inglesi con i libri? Una domanda di questo tipo, nel Paese dove la diffusione di e-reader e tablet è tra le più alte d’Europa, non può che avere, accanto alla declinazione tradizionale, anche un risvolto digitale. L’ultima ricerca on line realizzata nell’agosto 2011 da «The Bookseller» su un campione di oltre 4.000 lettori inglesi dimostra infatti che i lettori forti dei libri di carta sono diventati anche forti lettori digitali: l’11% dei lettori forti (il termine indica coloro che acquistano e leggono 11 o più libri in sei mesi) ha infatti dichiarato di aver scaricato più di 11 e-book nei sei mesi precedenti a fronte di un 3% dei lettori medi (6-10 libri) e di un 2% dei lettori leggeri (meno di 6 libri). Se i dati divulgati durante l’ultimo World Book Day, la più grande iniziativa di promozione della lettura a livello globale, hanno rivelato che la lettura nel Regno Unito cresce, tanto resta ancora da fare in uno scenario dove luci e ombre si compenetrano. L’ultimo rapporto curato dal Bis – Department for business innovation & skills, Skills for life survey: headline findings, che si occupa di rilevare il tasso di alfabetizzazione letteraria e aritmetica (le cosiddette literacy e numeracy), rileva infatti che il 15% dei 7.200 adulti intervistati non avrebbe un livello di literacy e numeracy adeguato alla propria età ma anzi avrebbe la capacità di lettura di un bambino di 11 anni. Ad esempio, 2 inglesi su 10 avrebbero difficoltà a scrivere un’e-mail ad un collega con un’ortografia corretta. Una rilevazione, questa che, se pure dice qualcosa dello stato della lettura oltre la Manica, può apparire molto lontana dal tipo di dato rilevato dalle altre indagini oggetto di queste pagine.

Sacreblue, on lit!

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2012

di Gabriele Pepi

Nicolas Sarkozy ha da poche settimane lasciato il campo al socialista Francois Hollande e già Oltralpe ci si chiede cosa deciderà di fare il nuovo premier per i tanti problemi che affliggono l’editoria francese tra cui, non ultimo, la promozione della lettura. Tante le questioni calde, dall’Iva che Hollande vorrebbe riportare dal 7 al 5,5% alla nomina di una figura istituzionale che ricopra il ruolo di «mediatore per il libro», dalla creazione di un fondo di sostegno per le librerie a partire da un contributo sulle vendite on line fino allo sviluppo di un portale digitale comune per librerie e case editrici. Tra le priorità di Hollande anche l’attuazione di campagne di promozione della lettura tra i più giovani e l’aumento del budget a disposizione dei bibliotecari da destinare all’acquisizione di nuovi titoli per le collezioni pubbliche. Nel nostro Paese, al contrario di quanto avviene Oltralpe, stentiamo a credere che i problemi concreti dell’editoria, delle librerie e delle biblioteche possano essere voce di dibattito durante un’elezione politica. Ma quanto e cosa leggono i nostri cugini d’Oltralpe?

Scaffali per viaggiare

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2012

di Ginevra Vassi

Ai tempi degli e-book e di Amazon hanno ancora senso le librerie specializzate? Nell’epoca di Internet e delle applicazioni che hanno rivoluzionato il nostro modo di viaggiare, a cosa possono servire le classiche guide turistiche? Le librerie di viaggio, insomma, sono destinate a scomparire? Stando alle parole di alcune delle principali librerie dedicate in Europa, sembrerebbe proprio di no. In Spagna è Altaïr a rappresentare l’eccellenza nel settore. Nata nel quartiere Raval di Barcellona, è stata aperta nel 1979, subito dopo la caduta di Franco, in un periodo in cui tra i giovani si iniziava a respirare la voglia di viaggiare e di scoprire il mondo. Questo piccolo spazio si proponeva, senza pretese, di offrire a questo nuovo pubblico informazioni su viaggi, architettura, arte e letteratura di paesi lontani. Dieci anni fa, Altair si è trasferita sulla Gran Via, ampliando la sala di lettura per i viaggiatori e rinnovando la bacheca degli annunci che propone sempre nuovi compagni di viaggio al momento di pianificare il percorso. Allo stesso tempo, le attività del Forum, pensate per presentazioni e conferenze, sono state fissate in due a settimana e sono state incluse nel calendario degli eventi all’ordine del giorno nella città.

Viaggiare tra i libri

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Giugno 2012

di Elena Vergine

Se è vero che non si viaggia più come si viaggiava vent’anni fa, che le tecnologie digitali e il Web hanno cambiato il nostro modo di fare turism e anche l’editoria specializzata ha cercato strade diverse per stare al passo con le nuove tendenze. E le librerie? Che risposte danno ai cambiamenti in atto? Abbiamo analizzato tre realtà tra loro profondamente differenti ma unite dalle stesse grandi passioni: il libro e il viaggio.

All'ombra della crisi

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2012

di Gabriele Pepi

Nonostante la fase più acuta della crisi dell’Eurozona sia passata (almeno a sentire le rassicurazioni dei vari premier europei), il 2012 continuerà a essere duro per la Spagna, sottoposta a una cura da cavallo dal primo ministro Mariano Rajoy. Il progetto di finanziaria 2012 varato a fine marzo dal governo prevede infatti un’ulteriore esplosione della disoccupazione (oggi al 24,3%) e un debito record per il Paese (al 79,8%) per la fine del 2012. Questo è il contesto economico con cui è obbligato a fare i conti anche il mercato editoriale spagnolo che nel 2010, secondo i dati diffusi dalla Federaciòn de Gremios de editores, non è stato immune dalla crisi diffusa che ha colpito tutte le principali editorie europee. Gli ultimi anni sono stati fecondi di cambiamenti anche per l’editoria spagnola: l’emergere e il diffondersi degli e-book (e la conseguente nascita di un nuovo modo di leggere), l’arrivo del self-publishing e di nuove piattaforme di distribuzione (Amazon ha aperto la versione in lingua spagnola del Kindle store ad aprile), la possibilità di realizzare piccole tirature con il print on demand e quella di pubblicare esclusivamente in forma elettronica.

Carta o new media?

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2012

di Giovanni Battista Colombo

L’esperienza quotidiana, sia a livello di consumatore sia come operatori della filiera editoriale, ci presenta una realtà in cambiamento in cui i prodotti cartacei vengono sempre più affiancati da nuovi strumenti di cui si stanno scoprendo le potenzialità ed i valori aggiunti che sono in grado di dare alla fruizione dei contenuti. Il periodo che stiamo vivendo è caratterizzato infatti dalla presenza storica del formato cartaceo, di cui conosciamo bene le caratteristiche e con il quale siamo facilmente abituati a confrontarci, ed dalla presenza di strumenti che stanno aumentando sempre più la loro presenza sul mercato e per cui sono previsti tassi di crescita importanti nei prossimi anni. Viviamo dunque una fase storica di transizione importante che vede tutti gli attori della filiera coinvolti nella ricerca del proprio nuovo modello di business che, oltre ad essere economicamente sostenibile, deve cercare di generare valore per tutti gli stakeholders che sono coinvolti e, soprattutto, per il consumatore finale.

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