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Ediser

Chi è il nuovo editore?

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2012

di Elisa Molinari

Chi è il nuovo editore? Cosa resta e cosa cambia nel suo lavoro? Questo il fil rouge della quinta edizione di Editech, queste le domande alle quali i relatori risponderanno nelle diverse sessioni della giornata. A cominciare dalla sessione plenaria in cui Michael Healy, direttore esecutivo del Copyright clearance centre, descriverà lo scenario digitale evidenziando i principali trend in atto con un focus particolare sugli Stati Uniti dove i cambiamenti in atto sono più significativi. La conferenza seguirà due binari paralleli: da un lato due sessioni dedicate alla creazione di nuovi prodotti editoriali, dall’altro altre due sessioni incentrate sulla comunicazione e promozione dei prodotti per i motori di ricerca e per i lettori. Nella prima sessione mattutina il tema centrale sarà il ripensamento dei libri e l’immaginazione editoriale: storytelling, nuove forme digitali, spin-off di carta e digitali, riprogettazione e contaminazione transmediale. Tra i relatori, Ana Maria Allessi, vicepresidente e direttore editoriale di Harper media, la divisione di Harper Collins votata alla sperimentazione digitale, e Craig Mod, autore, designer, editore e sviluppatore di svariati progetti che hanno user experience, storytelling e creatività come minimo comun denominatore. L’altra sessione verterà invece sull’importanza strategica del corretto uso dei dati e dei metadati, aspetto spesso trascurato ma che, se ben sfruttato, porta sicuri benefici in termini di visibilità e di ritorno economico. Tra gli altri interverrà anche David Renard di Mediaideas, società americana che ha come parola d’ordine discovery (ovvero il processo di trovare quello che si vuole). Nel mondo Web, è infatti fondamentale per gli editori iniziare a pensare a contenuti personalizzati, indirizzati a specifici segmenti di mercato, ripensati per ogni canale di comunicazione e ottimizzati per i motori di ricerca Reo (Ratings engine optimization).

Confezionare il futuro

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2012

di Ester Draghi

Sempre più spesso, quando si parla delle nuove tecnologie e del digitale in relazione al loro impatto sulla filiera editoriale, si tende a focalizzare l’attenzione su applicazioni, e-book, e-reader e via dicendo, dimenticandosi di come esse invece influenzino anche servizi più tradizionali, quali legatura e confezionamento. Ma cosa si intende effettivamente per innovazione tecnologica applicata ai processi di produzione del libro? «Si può considerare innovazione tecnologica la possibilità di spostare parte delle stampe prodotte in offset verso il digitale. Nel confezionamento invece è meglio parlare di tecnologie che si adeguano al digitale, alle piccole tirature, al modo di stampare che è innovativo e più flessibile rispetto all’offset» specifica Chiara Remondino (presidente di Hrf). «Le esigenze in definitiva non cambiano, gli editori desiderano un prodotto finito, di qualità, in tempi rapidi e queste sono caratteristiche tipiche della filiera digitale. Al massimo si aspettano una maggiore competitività».

Cultura milanese

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2012

di Lorenza Biava

«Dormo sonni tranquilli ormai. Ho consegnato al Centro Apice quattro preziosi scatoloni che saranno catalogati e messi a disposizione di quanti vorranno approfondire la conoscenza dell’impatto che ha avuto una libreria situata nel cuore della città e al centro della cultura milanese». Così ci accoglie Anna Maria Gandini, allegra e gentile come lo è sempre stata in questi 50 anni di attività con tutti i clienti che si sono trovati a passare, anche solo per fare quattro chiacchiere, dalla sua Milano Libri oggi parte del network indipendente delle librerie La Giannella. Aperta nel 1961 la libreria di via Verdi già a partire dall’anno successivo viene rilevata da tre giovani ragazze: Laura Lepetit, editrice de La Tartaruga, Vanna Vettori e Anna Maria Gandini, l’unica delle tre ancora attiva in libreria.

Dal prodotto al contenuto

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2012

di Paola Sereni

Se c’è una lezione che il riassestamento complessivo della filiera ha esplicitato è che l’editore deve poter essere messo nella condizione di fare l’editore. Perché questo sia possibile è necessario che tutta una serie di processi editoriali non strettamente connessi all’elaborazione dei contenuti siano esternalizzati a società come quella fondata in tempi non sospetti (era il lontano 2005) da Carlo Emanuele Bona che, con la sua Promedia Solution, prosegue la secolare tradizione di stampa per l’editoria iniziata nel 1777 dall’avo Vincenzo.

Editoria e conversioni

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2012

di Ester Draghi

Siamo nel pieno di una rivoluzione, quella degli e-book e dell’editoria digitale, ed è quindi opportuno porsi alcune domande riguardo l’adeguatezza delle prassi di lavorazione consolidatesi negli ultimi anni. I pareri di alcuni operatori del settore.

Essere Appetibili

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2012

di Elena Vergine

Tutti concordano che il mercato italiano delle applicazioni si trova ancora nella sua fase preliminare. Eppure si tratta di un segmento vivo e in grande fermento a cui gli editori guardano con molta attenzione.

Fare la differenza

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2012

di Roberta Barbieri

Le librerie indipendenti devono fare i conti con costi di gestione sempre più alti, con la concorrenza delle catene editoriali, con la grande distribuzione organizzata, con margini via via sempre più ridotti. Dall’altra sembra nascere una nuova figura: il lettore-fruitore, cioè un lettore comunque attento al prezzo e alla ricerca dell’offerta vantaggiosa, poco interessato (sembrerebbe) ai consigli del libraio, ma avido lettore dei consigli di altri lettori-fruitori suoi pari. In una situazione quale quella delineata, il gestionale può forse aiutare a fare la differenza. Ne parliamo con i responsabili dei più diffusi gestionali per libreria oggi in Italia.

Finestra sull'Est

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2012

di Lorenza Biava

Era il 1989 e la Romania si preparava a vivere quella sanguinosa rivoluzione che, consumatasi in pochi giorni, avrebbe portato all’esecuzione del dittatore Nicolae Ceausescu e al crollo del regime comunista nel Paese. Unica nazione aderente al blocco comunista dell’Europa orientale in cui il passaggio alla democrazia è avvenuto in maniera non pacifica (si tratta di una delle rivoluzioni più violente tra quelle dell’89 ma a detta di alcuni storici, anche quella che ha prodotto meno cambiamenti), la Romania sembra ancora gravata dal retaggio della storia più recente. La mancanza di un’industria forte nazionale, le misure di austerity per fronteggiare la crisi mondiale prese con troppo ritardo inibendo i consumi in un Paese in cui la corruzione è ancora troppo presente (almeno secondo l’ultimo rapporto di Transparecy International), sono le cause più prossime della difficile situazione economica attuale che fanno della Romania una delle economie più in recessione dell’Europa orientale. Se si prendono in considerazione gli stati dell’Europa centro-orientale – Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria e Slovacchia – la Romania, tra il 2003 e il 2008, risultava essere il Paese con la crescita media annua del Pil tra le più alte: il 6,8% (la Polonia, nello stesso periodo, metteva a segno un 5,4%, la Repubblica Ceca il 5,2% e l’Ungheria il 2,8%, solo la Slovacchia registrava una crescita media superiore del 7,4%). Eppure, dal 2009 in poi, l’economia rumena non è riuscita a riprendersi. Il Pil è sceso del 7,1% nel 2009 e di un ulteriore 1,2% nel 2010. Gli altri Paesi, che pur hanno risentito degli effetti della crisi, hanno iniziato a dare segni di ripresa già nel 2010 ma non la Romania che ha continuato a vedere scendere il proprio prodotto interno.

L'unione fa la forza

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2012

di Elena Refraschini

«Sii parte della storia»: così recita lo slogan di Indiebound, una delle più efficaci iniziative targate American Booksellers Association per promuovere il commercio e l’acquisto locale. Tra gli obiettivi primari c’è quello di diffondere a tappeto la consapevolezza riguardo ai benefici del consumo locale, iniziando proprio dalle librerie indipendenti. Ma perché dovremmo «shop indie»? I benefici sono di carattere economico, ambientale e sociale. Per quanto riguarda l’economia, basti pensare che se si spendono 100 dollari in un negozio locale, 68 rimangono alla comunità (e si pagano tasse statali, che si riversano in migliori infrastrutture, sicurezza, sanità, eccetera), mentre la stessa cifra spesa in un negozio di catena lascerebbe alla comunità solo 43 dollari; in secondo luogo, verrebbero creati nuovi posti di lavoro qualificati. L’ambiente trarrebbe grandi benefici dal commercio locale perché necessita di meno imballaggi, meno trasporti e quindi minori emissioni di Co2. A livello sociale, il commercio indie promuove la bellezza e la diversità delle comunità, offrendo all’acquirente un ventaglio di scelte più ampio. Oggi queste proposte si adattano a diversi tipi di commercio al dettaglio, ma forse sono proprio i librai indipendenti ad aver più bisogno di sostegno in questo senso. Non soltanto hanno dovuto subire, dagli anni Ottanta, la concorrenza delle grandi catene (Barnes&Noble, Borders, Books-a-Million, ecc.), ma si trovano oggi a dover essere competitivi in un mercato dove persino le catene (si veda il caso Borders) stanno cadendo vittime dello spietato commercio on line, Amazon in prima fila.

Libri a Kmzero

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2012

di Elena Vergine

Il concetto su cui è basata la libreria è molto semplice e, come spiega il titolare, Renzo Xodo, è tutto racchiuso nel nome: «Kmzero sottolinea la necessità di una maggiore vicinanza ai lettori, al libraio, agli editori. Slowbookstore invece vuole evocare un’idea diversa, una libreria meno nevrotica di quelle a cui ormai ci siamo abituati, come i megastore ad esempio. Grossi centri commerciali dove si vendono anche libri, oppure soprattutto libri, ma dove la qualità dei librai è piuttosto scarsa». Kmzero Slowbookstore potrà contare su un assortimento di circa 20.000 titoli, distribuiti su 250 mq di spazio. All’interno della libreria saranno rappresentati più di 200 editori indipendenti, oltre che i titoli di maggior rilievo delle principali case editrici italiane cui però sarà dedicata solo una piccola parte del negozio, per non rubare spazio ai più piccoli.

Off-set do it better

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2012

di Elena Vergine

Chi l’ha detto che la stampa digitale finirà per rendere obsoleta la stampa off-set? A dir la verità in molti eppure qual è effettivamente lo scenario attuale? Luigi Bechini (responsabile marketing di Geca Industrie Grafiche) rivela che sul blog di Geca si sono divertiti a verificare le previsioni fatte negli ultimi dieci anni dai vari «guru digitali» riguardo lo sviluppo dell’e-book e ne risulta che i tassi di penetrazione e di crescita del libro digitale sono stati sistematicamente e drasticamente sovrastimati. «In Italia l’e-book vale oggi intorno allo 0,1-0,2% del mercato, mentre in Usa e Uk si aggira intorno al 7%. Stiamo parlando di un fenomeno importante, ma certamente non tale da mettere in discussione l’esistenza del libro di carta: convivenza e meticciato editoriale, non sostituzione. Spesso si tende a esagerare l’impatto delle nuove tecnologie. C’è una sorta di tecno-feticisimo che individua in un’unica innovazione il fattore che cambierà il mondo. Invece l’innovazione tecnologica non fa quasi mai tabula rasa dell’esistente, ma ne migliora alcuni aspetti. Noi per esempio abbiamo appena lanciato xquote.it, la prima piattaforma professionale di preventivazione on line dedicata agli editori. É uno strumento nuovo e unico in tutta Europa che consente all’editore forti risparmi in termini economici, ma anche di tempo».

Oltre il libro

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2012

di Giorgio Kutz

In questa nuova rubrica cercheremo di dare visibilità a prodotti per tablet derivati dai libri. Quindi non alle versioni digitali «piatte» – in ePub o Pdf , ma alle «mutazioni genetiche» più interessanti, per la ricerca di nuove dimensioni o per lo sfruttamento delle nuove potenzialità disponibili. Esamineremo prodotti di editori e non editori, ma il fil rouge sarà sempre e solo l’origine, nel libro su carta.

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