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Ediser

Perché piace il complotto?

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Aprile 2013

di Paola Sereni

L’elezione di papa Francesco, lo scorso 13 marzo, è stata accolta da molti osservatori come un segno forte di cambiamento e rinnovamento del soglio petrino. Anzitutto ribalta la geopolitica eurocentrica della Chiesa, e si concretizza nella scelta di un nome che vuole essere una profezia di cambiamento. Un papa umile che ha saputo zittire per quasi mezzo minuto – «mezzo minuto di silenzio, cioè di spiritualità, qualcosa di molto più ampio della religiosità» ha scritto Massimo Gramellini nella sua rubrica su «La Stampa» il giorno dopo l’elezione – la folla di Roma accorsa per vederlo per la prima volta al balcone di San Pietro. Certo è che la situazione che si troverà ad affrontare non è delle più semplici. Ne parliamo con Massimo Introvigne, sociologo, direttore del Cesnur (Centro studi sulle nuove religioni) e presidente dell’Osservatorio della libertà religiosa promosso dal Ministero degli esteri.

Politica da leggere

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Aprile 2013

di Elena Refraschini

Se è parere comune che la lettura stimoli il pensiero critico, dobbiamo amaramente constatare che il popolo italiano, in momenti chiave come quello delle elezioni, non ama pensare. In anni politicamente turbolenti come i nostri, i librai sono abituati al fatto che durante la campagna elettorale sarà difficile vendere libri: questo, nonostante la produzione editoriale – specialmente nei settori della saggistica d’attualità, politica, sociologia, ecc. – aumenti sensibilmente. Se si esaminano i dati relativi alla produzione libraria, vediamo come questa conosca dei picchi in alcuni settori proprio in concomitanza con avvenimenti politici rilevanti. Per esempio, si veda il mese di maggio 2012, che ha visto una parte degli italiani votare per le amministrative: i titoli di settore pubblicati sono 204 su un totale di 7.988, il che significa una percentuale pari al 2,5%. Non possiamo tralasciare le primarie del centro-sinistra, che hanno occupato la produzione editoriale soprattutto nel mese di novembre: 225 i titoli pubblicati su 7.896, per una percentuale del 2,9%. Cosa ci dicono i dati, invece, per quanto riguarda le elezioni politiche appena passate? La produzione ha raggiunto livelli record: 151 titoli pubblicati nel mese di gennaio e 118 nel mese di febbraio, per una percentuale rispettivamente del 3,4% e del 3,0% rispettivamente. Fin qui, nulla di strano: gli editori preparano un’offerta che sperano incontri le necessità informative della comunità di lettori. Il problema, però, è proprio questo.

Pubblicare idee

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Aprile 2013

di Ester Draghi

«Pubblicare libri significa divulgare idee e modi di vivere. Farlo a servizio della missione ecclesiale vuol dire aprirsi ad una prospettiva ampia e universale, che porta il messaggio cristiano, con la sua novità e originalità, all’interno del mondo culturale e delle sue tendenze». Con queste parole il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di stato, ha inaugurato lo scorso 15 gennaio i nuovi locali della Libreria editrice vaticana, editore ufficiale della Santa Sede. Il cardinale si è inoltre compiaciuto per l’allargamento del catalogo dell’editrice oltre i settori del magistero e della liturgia, al vasto ambito della cultura cattolica italiana e internazionale. Ne conviene don Giuseppe Costa, dal 2007 direttore della Lev, per il quale essere «editore del papa» significa «avere una dimensione internazionale, tipica del magistero del sommo pontefice e più in generale della santa sede», mantenendo «contatti con tutto il mondo editoriale, non soltanto cattolico». In questa visione rientrano la partecipazione ai saloni internazionali dell’editoria, su tutti la Fiera del libro di Francoforte, quella di Santo Domingo e il Religious education congress di Los Angeles, come pure un incremento nella vendita dei diritti editoriali all’estero. «Il magistero e gli insegnamenti di Benedetto XVI sono stati decisivi non soltanto per il catalogo della Lev, ma anche per quello degli altri editori cattolici – afferma don Costa. – Un papa dalla grandezza teologica e culturale incommensurabile. È uno dei più grandi teologi di antico stampo, con un respiro enciclopedico. Il suo stile è decisamente moderno. Mi sarebbe piaciuto segnalarlo per un premio Nobel per la letteratura perché con il suo linguaggio ha modificato quello della letteratura religiosa rendendolo più attuale, immediato, libero da barocchismi e comprensibile. In alcuni tratti, addirittura poetico».

Riviste nell'era del Web

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Aprile 2013

di Elena Vergine

Dal decimo Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione emerge che il mondo dei lettori di periodici, riviste e quotidiani è in profonda e rapida trasformazione. I lettori di quotidiani acquistati in edicola (-2,3% tra il 2011 e il 2012), che erano il 67% degli italiani cinque anni fa, sono diventati oggi solo il 45,5%. Al contrario, i quotidiani on line contano il 2,1% di lettori in più rispetto allo scorso anno, arrivando a un’utenza del 20,3%. Perdono lettori anche la free press, che si attesta al 25,7% di utenza (-11,8%) e i settimanali (-1%). E proprio tra i giovani la disaffezione per la carta stampata è più grave: tra il 2011 e il 2012 i lettori di quotidiani di 14-29 anni sono diminuiti dal 35% al 33,6%. E allora quale sarà il futuro del giornalismo? Ne abbiamo parlato con Giovanni De Mauro (direttore di «Internazionale») e Alessandro Lanni (caporedattore di «Reset»).

Scrivere e riscrivere

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Aprile 2013

di Lorenza Biava

Aumentano le riscritture dei grandi classici, ultima in ordine di tempo la Bibbia: è una tendenza editoriale (magari dettata dal fatto che storie fuori diritti possono essere un buon punto di partenza per sviluppare altri formati) o piuttosto si deve al fatto che alcuni testi sono dotati di un immaginario narrativo talmente ricco da avere sempre qualcosa da dire? Ne parliamo con Pierdomenico Baccalario, uno dei più noti autori per bambini contemporaneo. Assistiamo oggi a una tendenza alla riscrittura come la interpreta? È vero che oggi ci sono moltissimi progetti editoriali per ragazzi in cui si rivisitano personaggi famosi e vecchie epopee. La nota sui diritti è azzeccata, ma ne cambierei il punto di vista: la nostra è forse l’epoca in cui stiamo limitando sempre di più le possibilità di riscrittura dell’immaginario collettivo: tutto sempre più industrialmente «protetto». Sarà l’argomento di una serie di romanzi a firma Ulysses Moore che uscirà questo autunno, ma sono convinto che stiamo assistendo, senza reagire, a una presa di possesso dell’immaginario da parte dell’industria dei contenuti. Allora ecco che gli eredi di Conan Doyle (che nulla hanno a che fare con la creazione delle sue opere) chiedono i diritti su Sherlock Holmes, la Disney vorrebbe estendere la copertura del copyright di Mickey Mouse e la stessa attività di riscrittura dei fan viene ingabbiata per crearne valore (sto pensando per esempio a iniziative come Pottermore).

Welcome to the future

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Aprile 2013

di Elisa Molinari

Come saranno le librerie del futuro? Quali elementi del mondo fisico mantenere in un mondo sempre più digitale? Una caffetteria è importante? A queste e a tante altre domande sta cercando di dare una risposta Foyles, la storica libreria londinese nata nel 1903, il cui negozio principale in Charing Cross Road ospita oltre 200.000 titoli disposti su cinque piani. Centodieci anni di storia che saranno debitamente celebrati in agosto, come si legge sul sito della libreria: «Abbiamo creato il nostro business vendendo storie, eppure la storia di Foyles non appartiene solamente a noi, ma a tutti gli innumerevoli amanti dei libri che hanno vagabondato tra gli scaffali, anno dopo anno. Per questo motivo, ad agosto sarà allestita una galleria presso gli spazi di Charing Cross Road per mostrare i volti passati, presenti e futuri di Foyles. Per questo motivo la libreria chiede a tutti di inviare il proprio ricordo personale, che sia una vecchia foto, un disegno, un racconto o un souvenir». Nostalgici a Foyles, ma non troppo: oltre a celebrare le glorie passate, a Londra si guarda al futuro. La libreria ha infatti unito le forze con «The Bookseller», una delle riviste di settore più importanti del mondo anglosassone, per coinvolgere clienti e addetti ai lavori nel ripensamento del nuovo negozio, probabilmente l’ultima libreria di grandi dimensioni costruita nel Regno Unito, i cui lavori di «ristrutturazione» inizieranno nel 2014. Il progetto, annunciato il 3 dicembre scorso alla Futurebook conference a Londra, prende avvio in un momento in cui le librerie tradizionali si trovano ad affrontare uno scenario decisamente complesso. Ne abbiamo parlato con Miriam Robinson, responsabile marketing della libreria: «La decisione di spostarci nelle nuova location è nata quando il Central St. Martin’s College of Art ha annunciato che avrebbe cambiato sede. La struttura che lo ospitava è perfetta per una libreria come la nostra, con le sue ampie aree luminose». Aree che lo studio Lifschultz Davidson and Sandilands sarà chiamato a ripensare, ma in ottima compagnia.

40 anni in mongolfiera

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2013

di Redazione

Chi ha una qualche familiarità con i libri per bambini non può non avere mai incrociato la collana delle storie della fattoria, quella dei libri gioco con calamite, puzzle, e suoni, oppure, per i più piccini, i carezzalibri. I libri della mongolfiera per dirla con altre parole, quelli delle edizioni Usborne, che quest’anno festeggiano i loro primi 40 anni con ottimi risultati di vendita visto che nel 2012 sono entrate tra le prime 10 case editrici per ragazzi in Italia con una crescita sul fatturato dell’anno precedente pari al 60%. Ne parliamo con Peter Usborne, fondatore della casa editrice della mongolfiera. Come nasce la sua casa editrice? La mia carriera di editore è iniziata più di cinquanta anni fa con la pubblicazione di un giornalino comico studentesco che ho ideato quando frequentavo l’Università di Oxford. Dopo la laurea ho avviato una rivista satirica che oggi è molto famosa: «Private Eye». Dopo tre anni sono entrato in un grande gruppo editoriale come assistente particolare del Presidente. Un pomeriggio mia moglie mi telefonò per comunicarmi che stavo per diventare padre. Fu una notizia sconvolgente e la mia vita cambiò completamente. Mi rivolsi subito al mio superiore per chiedere un trasferimento in un settore del suo impero editoriale che avesse collegamenti con l’infanzia. Così entrai a fare parte della divisione editoriale educativa e imparai a pubblicare, con grande successo, libri molto semplici di non fiction per gli alunni delle scuole. Dopo alcuni anni finii per creare la mia azienda (grazie a un consistente prestito del mio ex datore di lavoro) e iniziai a pubblicare da casa libri molto più divertenti per bambini. Uno dei primi si intitolava Spycraft; era molto divertente, molto elegante, completamente diverso da tutto quello che era stato pubblicato prima e a tutt’oggi rimane il mio libro Usborne preferito. A 40 anni di distanza dai suoi inizi, la Usborne Publishing è molto cresciuta e oggi è una delle più famose case editrici per l’infanzia; i nostri volumi sono tradotti in più di 100 lingue e il marchio Usborne è presente in numerosi Paesi tra i quali anche l’Italia.

Bambini in vacanza

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2013

di Elena Vergine

Quando ci si muove in famiglia si sente spesso la necessità di individuare degli strumenti a «misura di bambino» per coinvolgere anche i piccoli viaggiatori in un turismo più consapevole. Abbiamo selezionato per voi due diversi case history di realtà che hanno studiato proposte di qualità per rispondere alle necessità di genitori e ragazzi.

Chi legge di più

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2013

di Giovanni Peresson

È perfino paradossale. Oggi le vere agenzie che si occupano di promozione della lettura nel nostro Paese, sono diventate le famiglie italiane che procurano e leggono ai loro figli i libri che le case editrici pubblicano e diffondono. Altro che scuola, biblioteche, festival letterari o saloni del libro. Come possiamo interpretare altrimenti, il fatto che il 63,3% dei bambini di 2-5 anni (in proiezione 1,4 milioni di bambini) «legge, colora, sfoglia libri o albi illustrati tutti giorni al di fuori dell’orario scolastico»? E soprattutto che questa percentuale cala al 54,3% tra i 6-10 anni quando iniziano a frequentare la scuola elementare? Anche se la «lettura» in un bambino tra i 2 e i 5 anni è certamente qualcosa di molto più complesso e articolato di come siamo abituati a considerare la «lettura» – si integra e completa con il gioco, il disegnare e il colorare, il giocare con le immagini e le storie, nel rapporto genitoriale, ecc. – essa fa parte della quotidianità del bambino, molto di più che nelle fasce di età immediatamente successive. E tutte insieme molto di più rispetto alla media della popolazione adulta italiana. Paradossale certo, anche se vanno fatte alcune precisazioni. Lettura nel senso proprio del termine da una parte, rapporto con la forma libro dall’altra nella sua capacità di creare relazioni all’interno della famiglia, tra mamma (o papà) e bambino dall’altra. Confronto tra «lettura» quotidiana da una parte (che è anche disegnare, sfogliare un libro, colorarlo, giocarci, ecc.) e lettura di «almeno un libro non scolastico nei dodici mesi precedenti» dall’altro. Ma allora la differenza si allarga, anziché restringersi!

Club 2.0

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2013

di Elisa Molinari

C’era una volta il club del libro, un appuntamento in cui discutere, possibilmente in salotto davanti a un buon tè e dei biscotti, del libro del mese. Il passo dal salotto di casa alle poltroncine degli show televisivi, almeno negli Stati Uniti, è stato breve. Un nome su tutti? Oprah Winfrey. Il suo famoso book club, costola dell’acclamato talk show The Oprah Winfrey Show, nei quindici anni di attività, dal 1996 al 2011, ha raccomandato a milioni di americani 70 libri, con effetti tali sulle vendite da parlare addirittura di «effetto Oprah». Al Greco, professore di marketing della Fordham Univerisity, ha addirittura calcolato che circa 55 milioni di copie siano state vendute grazie ai suggerimenti dell’istrionica conduttrice. Dopo un anno di silenzio, a giugno 2012 Oprah si è reinventata, annunciando l’Oprah Book Club 2.0. «Rispetto alla passata edizione, si tratta di un book club on line interattivo, pensato per il mondo digitale», ha annunciato Oprah che non potrà più contare sul suo storico programma televisivo ma sul suo canale via cavo, sulla sua rivista e, ovviamente, sul Web. Molto ora si gioca sulla partecipazione dei lettori, a cui sono messi a disposizione tutti i canali social: da Twitter (con l’hashtag dedicato #oprahsbookclub con cui è possibile inviare domande, commenti e rispondere alle domande a tema), a Facebook (dove gli utenti sono chiamati a postare le proprie foto), a Storify (collettore di tweet, foto e post). È stata inoltre creata una mappa per trovare gli altri lettori del Book Club sparsi per tutto il mondo e, tramite l’applicazione mobile GroupMe, il club ha una sezione in cui i lettori potranno creare gruppi più piccoli con cui discutere.

Dentro il magazzino

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2013

di Lorenza Biava

Trovato, scelto e comprato con pochi click. Fin qui tutto semplice ma cosa succede nei magazzini di un grande store on line quando premiamo il tasto «acquista»? Per scoprirlo siamo andati a visitare il magazzino di Ibs.it, ad Assago (Milano), proprio qualche giorno prima dell’annuncio della fusione di Internet Bookshop Italia con il sito specializzato nella vendita della scolastica nuova e usata Libraccio.it che è entrato nel capitale di Ibs con una quota del 5,2% (il restante 94,8% è controllato da Emmelibri Gruppo Messaggerie). «Ogni giorno qui evadiamo circa 20.000 ordini – spiega Guido Rugginini, direttore operativo per Ibs.it, che ci accompagna alla scoperta del magazzino della prima libreria on line nata in Italia – e tendenzialmente, se un ordine viene effettuato prima delle 14 e la merce è a magazzino, possiamo farlo partire entro sera in modo che il cliente finale lo riceva la mattina successiva a casa». Le 620mila occorrenze librarie disponibili arrivano negli 8mila metri quadri del magazzino di Assago da distributori, grandi editori e piccole-piccolissime case editrici che non possedendo una rete distributiva inviano quotidianamente, a mezzo posta, i libri acquistati dagli utenti. «Il numero dei titoli disponibili direttamente è cresciuto esponenzialmente da quando ci siamo trasferiti fuori Milano. Nel 1998 ci appoggiavamo al grossista Iperbook (20 mq di magazzino) e a un secondo magazzino in centro città (250 mq). Nel 2003 con il trasferimento a Trezzano siamo arrivati a 2mila metri quadri e poi nel 2007 ci siamo spostati qui e abbiamo raddoppiato lo spazio a disposizione fino ad arrivare alle dimensioni attuali. La necessità di spazi più grandi è stata determinata dall’aumento dei volumi e dall’introduzione di nuove modalità per gestire le merci. All’inizio non potevamo tenere uno stock di magazzino e ciò impattava anche sui tempi di spedizione del prodotto, poi, con l’aumento degli spazi abbiamo potuto tenere a stock i best seller, le novità e in ultimo anche il catalogo: i titoli di libri in stock sono oggi 130.000 cui si sommano 20.000 titoli di Dvd e 40.000 di CD».

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