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Perché piace il complotto?

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Perché piace il complotto?
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L’elezione di papa Francesco, lo scorso 13 marzo, è stata accolta da molti osservatori come un segno forte di cambiamento e rinnovamento del soglio petrino. Anzitutto ribalta la geopolitica eurocentrica della Chiesa, e si concretizza nella scelta di un nome che vuole essere una profezia di cambiamento. Un papa umile che ha saputo zittire per quasi mezzo minuto – «mezzo minuto di silenzio, cioè di spiritualità, qualcosa di molto più ampio della religiosità» ha scritto Massimo Gramellini nella sua rubrica su «La Stampa» il giorno dopo l’elezione – la folla di Roma accorsa per vederlo per la prima volta al balcone di San Pietro. Certo è che la situazione che si troverà ad affrontare non è delle più semplici. Ne parliamo con Massimo Introvigne, sociologo, direttore del Cesnur (Centro studi sulle nuove religioni) e presidente dell’Osservatorio della libertà religiosa promosso dal Ministero degli esteri.
 

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