Boschi verticali, villette con giardino, orti metropolitani sui tetti delle case o sui terrazzi, orti e giardini nella casa di campagna. Rubriche sulla stampa periodica, mensili specializzati (almeno cinque a cominciare dal più noto «Gardenia» con 574 mila lettori nel numero medio; Fonte Ads 2014/II). Garden center e fiere del florovivavismo (la più nota quella di Verbania) tra rose, gardenie, orchidee o piante grasse. Un turismo stagionale da fine settimana tra garden center e vivai. Sono queste – e l’elenco potrebbe continuare – le coordinate entro cui si muovono gli appassionati di giardinaggio e di orticultura.
L’amore per il «verde», la cura del giardino o dell’orto, la cultura e la rinnovata attenzione verso queste dimensioni valoriali è sicuramente, da anni, una dimensione in crescita. Collegata com’è a componenti salutistiche, alla maggior attenzione e cura dell’ambiente domestico, al cibo «sano», a «km 0» e tanto meglio se autoprodotto nell’orto di casa, ai processi sociali di de-urbanizzazione e fuga verso cascine, casali o, più spesso, verso i piccoli comuni che circondano le metropoli, caratterizzati dalle villette a schiera con immancabile giardinetto (e annessi nanetti) da accudire.
Se da un lato le dimensioni economiche del settore (fiori e piante da giardino) generano un mercato domestico di oltre 2 miliardi di euro (Fonte: Assogarden) – pur risentendo dal 2012 degli effetti di una maggior attenzione alla spesa da parte della famiglie (-6%) – dall’altro indicano come nel nostro Paese le famiglie «con vocazione e pratica del verde» sono complessivamente qualcosa come 12,5 milioni (Fonte: Nielsen).