La crisi e le difficoltà del mercato come elemento con cui bisogna fare i conti ma da affrontare anche come opportunità di cambiamento e di innovazione. Cambiamento e innovazione per rispondere ai nuovi comportamenti d’acquisto del cliente, che legge e compra libri digitali, vuole prezzi diversi, ma vuole anche professionalità e cura nell’assortimento. Innovazioni che devono però – si legge in modo più o meno trasparente da tutte le interviste – sapersi collegare con la «tradizione» del mestiere. Operazione possibile solo attraverso investimenti che mettono al centro la formazione del personale. È un po’ questo il filo rosso che attraversa le otto interviste ad altrettanti librai e responsabili di catena nelle pagine successive.
Certamente non possiamo considerare queste risposte come un vero e proprio campione della situazione delle migliaia di librerie e cartolibrerie del nostro Paese.
Ma sicuramente il loro è un punto di vista importante rispetto a un periodo che si configura tra i più difficili per tutto il settore: iniziato nella seconda metà del 2011, proseguito per tutto lo scorso anno, non lascia ancora in questo 2013 intravvedere
un’uscita e una fine, se le previsioni di incremento del Pil per il 2014 parlano di un +0,5%. Certo sappiamo delle difficoltà di molte librerie e dell’effetto che risale lungo tutta la filiera. O ne discende.
Edward Nawotka, in questo stesso «GdL», riferendosi alla situazione degli Stati Uniti afferma: «Le librerie indipendenti – almeno come rivenditori di libri cartacei – sembrano avere le stesse possibilità di sopravvivere alle grandi catene che di scomparire». Perché «possono permettersi di essere più innovative in termini di marketing e vendita diretta».
La libreria, aveva detto, pochi mesi fa, Achille Mauri («GdL», 1, 2013, pp. 26-27) deve «farsi portatrice di futuro». Speriamo. (G. Peresson)