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Editori

Anche nel 2021 Mondadori e GeMS sono nella classifica dei maggiori gruppi editoriali al mondo

di Bruno Giancarli notizia del 2 novembre 2021

È disponibile l’edizione 2021 (ma relativa ai bilanci 2020) del rapporto Global 50, la classifica dei 50 gruppi editoriali con ricavi superiori ai 150 milioni di euro, redatta sin dal 2007 da «Livres Hebdo», «Bookdao», «Buchreport» e  «Publishers’ Weekly». Per il terzo anno di fila RELX Group si conferma il più grande gruppo editoriale al mondo. Seguono sul podio Thomson Reuters e Bertelsmann, che scavalca Pearson. L’altro cambiamento nella top 10 rispetto all’anno precedente è l’ingresso del gruppo cinese Phoenix alla posizione 9, precedentemente occupata da Harper Collins.

I ricavi complessivi dei maggiori gruppi raggiungono i 55,227 miliardi di euro, in calo del 5,5% rispetto ai 58,445 milioni dell’anno precedente – una perdita in realtà meno imputabile a un’effettiva contrazione del mercato o alla pandemia che al risultato dei cambi rispetto a euro e dollaro – senza considerare che c’è un gruppo in meno rispetto all’edizione precedente. Ciò è vero in particolare per quei Paesi che hanno visto un netto deprezzamento della propria moneta come Russia e Brasile. Sono stati esclusi dalla classifica 5 gruppi per difficoltà dovute alla raccolta di dati esaustivi: Disney, Panini, Amazon Publishing, il gruppo digitale cinese Tencent’s China Literature e Wattpad, protagonisti in misura diversa di grandi operazioni nel 2020 e 2021: pensiamo all’ingresso di Disney nella varia per adulti, o all’acquisizione di Wattpad da parte di Naver e alla recente unione dei rispettivi studios.

I primi 10 gruppi contribuiscono per il 53% del totale dei ricavi, la stessa percentuale del 2019. Nella top ten è sempre l’editoria professionale e scientifica l’ambito maggiormente rappresentato (RELX, Thomson Reuters, Wolters Kluwer, Springer Nature e Wiley); 4 gruppi (Bertelsmann, Hachette, Phoenix e Harper Collins) sono di varia, per quanto i primi tre abbiano anche divisioni nella scolastica; Pearson è l’unico tra i primi dieci gruppi a occuparsi esclusivamente di scolastica.



Anche quest’anno il rapporto si rivela una cartina di tornasole delle tendenze dell’editoria mondiale, a cominciare dalla definizione dei suoi confini. Nel computo dei ricavi vengono escluse le voci che dipendono dalle librerie possedute (Pensiamo a Mondadori, o al gruppo Planeta), giornali, riviste e altri media: una definizione del genere sembra quasi ovvia, ma tracciare una linea netta tra cosa sia editoria e cosa no è un’operazione che nasconde numerose insidie se si pensa ai cambiamenti in atto nella catena del valore e nei modelli di business. La crossmedialità, in altre parole, sta ampliando il perimetro stesso nel quale i grandi gruppi dell’editoria si trovano a operare e, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, un fenomeno del genere non interessa solo la varia, ma anche la scolastica.

Il settore ad aver registrato le maggiori difficoltà – non solo a seguito della pandemia – è proprio quello dalla scolastica, a cominciare dal gruppo più grande di tutti, Pearson, che rispetto al picco del 2012 ha perso il 46% dei ricavi. Il rapporto sottolinea come in generale le entrate derivanti da libri di testo e servizi associati si stiano progressivamente riducendo, e che nelle migliori delle ipotesi siano riuscite a raggiungere il pareggio con l’anno precedente. Non va a tal proposito dimenticato il peso crescente che ha assunto il digitale anche in questo campo e con esso il diffondersi non solo degli abbonamenti ma anche della pirateria. In generale, il settore della scolastica sta attraversando un periodo di riassestamento, costellato di acquisizioni e fusioni. A differenza della varia – che in misura minore è comunque coinvolta dalla stessa dinamicaa guidare i gruppi sono sempre più spesso fondi d’investimento anziché editori in senso stretto. È da questo punto di vista emblematico è il caso di McGraw Hill, recentemente acquisito dal fondo Apollo.

Per quanto riguarda la varia rimandiamo all’approfondimento dedicato all’argomento. Rispetto a quanto detto commentando il paper diffuso la scorsa estate va fatta una considerazione ulteriore a proposito di Penguin Random House e di Bertelsmann, gruppo che ne è proprietario, salito dal quarto al terzo posto. La leadership che Penguin Random House detiene nel settore sarà ulteriormente consolidata quando verrà contabilizzata l’acquisizione di Simon and Schuster: a quel punto, varrà all’incirca il doppio del secondo attore, Hachette, alle prese con dei complicati riassetti societari.

Anche la distribuzione, sia fisica sia digitale, sta conoscendo un rinnovamento. Se il 2019 aveva visto l’insolvenza di KNV, un distributore tedesco che è stato rilevato da un operatore logistico che non si occupa libri quale Zeitfracht, in Francia c’è stato una ristrutturazione di Inteforum, il distributore di Editis (gruppo vivendi). Anche i distributori digitali hanno seguito la strada delle acquisizioni: è il caso del giapponese Media Do e del tedesco Bookwire, il quale ha inoltre ampliato il suo mercato all’area latinoamericana.

Per il terzo anno di fila sono presenti i dati dell’editoria cinese. Ciò consente di notare il proseguo del leggero recupero dell’editoria asiatica (17% del totale) a scapito di quella nordamericana (22%): la forbice tra le due si è ridotta di quasi quattro punti rispetto a due anni fa. Il primato, in ogni caso, resta saldamente in mano all’Europa: sono i gruppi che hanno sede nel nostro continente a realizzare oltre il 60% dei ricavi complessivi.


Se guardiamo più da vicino alla situazione europea non vi sono grosse novità rispetto all’anno passato: il 60% dei ricavi dipende dal Regno Unito (6 società incluso il gruppo RELX, che da solo rappresenta il 14,4% dell’editoria continentale) e dalla Germania (9 società), ma si è dimezzato l’intervallo che divide i due Paesi. L’Italia ha invece raggiunto la Spagna, dalla quale la separano appena 8 milioni di euro. I gruppi che contribuiscono a questo risultato sono anche quest’anno Messaggerie/GeMS e Mondadori, collocate rispettivamente al 30° e 37° posto nella classifica globale. Per Messaggerie/GeMS viene messo in risalto il fatto che per il quinto anno di fila siano migliorati marginalità e ricavi: nonostante la pandemia, gli sforzi per ristrutturare il gruppo e ridurre i costi hanno portato a un 2020 positivo e una previsione per il 2021 ottimistica. Di Mondadori il rapporto sottolinea la capacità che ha avuto di trarre beneficio della resilienza mostrata dal mercato del libro in Italia e una rinnovata attenzione al core business del gruppo, i libri, come mostra la dismissione nel 2019 di Mondadori France (attivo nel settore riviste) e il recente acquisto di DeAgostini Scuola S.p.A.


L'autore: Bruno Giancarli

Dottorato in filosofia a Firenze, Master in editoria di Unimi, Aie e Fondazione Mondadori. Attualmente lavoro presso l'Ufficio studi Aie. Mi interessano i dati della filiera editoriale e le loro possibili interpretazioni.

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