Per quanto riguarda i gruppi che lavorano sul trade, si assiste – sempre leggendo la relazione – al peso crescente di ebook e audiolibri, ma soprattutto al sempre maggiore interesse per la crossmedialità. Sono da questo punto di vista emblematiche le opposte strategie di Vivendi, che in Francia a metà 2019 ha acquisito Editis proprio puntando su questo aspetto, e di ViacomCBS, neonato gigante dell’entertrainment che pochi mesi fa ha venduto Simon & Schuster considerato strategicamente non rilevante, a Bertelsmann. Sarà interessante negli anni a venire capire in quale misura e con quale velocità verranno attuati meccanismi di concentrazione simili e che tipo di impatto avranno.
L’edizione 2020 del rapporto vede per il secondo anno consecutivo la presenza dell’editoria cinese, assente nelle indagini 2017 e 2018. Mancano però i dati di Central China Publishing & Media Investment Holding Group, colosso dell’editoria scolastica da oltre 700 milioni di euro.
La comparazione permette di constatare una sostanziale stabilità del panorama globale: quasi tre quinti del fatturato analizzato (59,2%) è relativo a gruppi aventi la propria sede principale in Europa. Segue il Nord America che, seppur in leggero calo rispetto all’anno precedente, con un 23,9% tiene a distanza l’editoria asiatica (16,1%).
Il grafico illustra meglio di tante parole – e su basi sostanzialmente simili – quanto è avvenuto tra 2012 e 2019.
Guardando invece alla situazione europea, non si assiste a grosse novità tra l’ultimo rapporto e il precedente: Gran Bretagna, Germania e Francia rimangono le nazioni nelle quali i più grandi gruppi producono la maggior parte del fatturato continentale, rispettivamente con il 35,4% (6 società), 26,4% (10 società) e 14,5% (6 società). Le differenze con il 2018, come si vede, sono di pochi decimali.
La domanda che possiamo porci a questo punto è se la relativa staticità del panorama europeo e mondiale a cui eravamo abituati sia destinata a durare nei prossimi anni. Se nel 2019 l’incognita era costituita dai potenziali effetti della Brexit, sono adesso le conseguenze della pandemia a catalizzare le attenzioni. Nell’attesa del rapporto 2021, alcune indicazioni di massima sono contenute già nell’attuale edizione: il tendenziale saliscendi che ha caratterizzato il 2020 viene guardato dagli esperti con cauto ottimismo. Stando all’opinione di Kristen McLean, analista di mercato della sezione libri del gruppo NPD, «le vendite di libri hanno rappresentato la cartina di tornasole della psicologia dei consumatori […]». Sulla base dei dati raccolti fino a settembre 2020, continua, è lecito aspettarsi «un solido 2020 e 2021 per l’editoria».
Confidiamo nella voce degli esperti.
Dottorato in filosofia a Firenze, Master in editoria di Unimi, Aie e Fondazione Mondadori. Attualmente lavoro presso l'Ufficio studi Aie. Mi interessano i dati della filiera editoriale e le loro possibili interpretazioni.
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