La notizia era nell’aria da giorni, ma è arrivata la conferma: il gruppo Lagardère (Hachette) sta lavorando sulla sua trasformazione in SPA (societé anonyme), abbandonando l’attuale assetto di società in accomandita. Quella che può sembrare una semplice riconfigurazione aziendale costituisce in realtà l’inizio della fine dell’era di Arnaud Lagardère. Il comunicato stampa del gruppo è laconico: «Alla luce delle recenti voci diffuse dalla stampa sabato 24 aprile 2021, Lagardère SCA conferma che sta studiando un progetto di trasformazione in società anonima. Le discussioni con i principali azionisti sono in corso e non ci sono certezze quanto ai loro esiti. Lagardère non rilascerà commenti in anticipo e diffonderà ulteriori notizie conformemente alle normative vigenti». Come ha commentato ironicamente la rivista Actualitté, vista la consuetudine ormai radicata secondo la quale le dichiarazioni di Arnaud Lagardère implicano che avvenga il contrario di quanto annunciato, si può immaginare che la stampa francese questa volta ci abbia visto giusto.
Da quando Arnaud Nourry, tra i più decisi oppositori allo smembramento del gruppo che controlla Hachette libri, è stato sollevato dal suo incarico di CEO di Hachette, che il destino di uno dei maggiori gruppi editoriali fosse arrivato a un punto di svolta era diventato evidente a tutti. In virtù della sua natura di società in accomandita, come aveva voluto il padre Jean-Luc, Arnaud Lagardère poteva controllare il gruppo proprietario di Hachette nonostante possedesse solo il 7,3% delle azioni e l’11% dei voti. Se le indiscrezioni che si sono susseguite in questi giorni, come ormai tutte le principali testate internazionali danno per assodato, troveranno conferma, con la trasformazione in SPA il peso degli altri azionisti diventerà soverchiante. Tra questi figurano Bernard Arnault, patron di Luis Vuitton, il fondo Amber e soprattutto il gruppo Vivendi, guidato da Vincent Bolloré, che detiene il 29% delle azioni e possiede il secondo marchio francese dopo Hachette, Editis. In cambio del riassetto societario Arnaud Lagardère otterrà una cifra che si aggira attorno ai 200-250 milioni di euro in azioni del gruppo.
La trasformazione in una normale società per azioni, va però notato, non implica necessariamente che il gruppo Lagardère venga smembrato: in particolare, è stato evocato uno scenario in cui Vivendi avrebbe preso il controllo di Hachette (riunendo così sotto la stessa proprietà il primo e il secondo gruppo francese) e Luis Vuitton il business del commercio nei duty-free degli aeroporti e nelle stazioni, ma Arnaud Lagardère ha sempre smentito quest’ipotesi. Egli però ha perso il diritto di veto che la precedente governance gli garantiva, oltre al comando del gruppo: pur rimanendo direttore esecutivo, è probabile che manterrà tre seggi nel consiglio, cioè lo stesso numero di Vivendi, mentre Amber, Arnault e un fondo qatariota ne avranno uno a testa. Se nei prossimi giorni verranno definiti i dettagli dell’accordo, è alla riunione annuale degli azionisti del 14 giugno che ora tutti guardano con interesse. Quel che è certo è che da questo momento il gruppo è vulnerabile, e sempre meno ostacoli si frappongono a una nuova offensiva di Bolloré.
Dottorato in filosofia a Firenze, Master in editoria di Unimi, Aie e Fondazione Mondadori. Attualmente lavoro presso l'Ufficio studi Aie. Mi interessano i dati della filiera editoriale e le loro possibili interpretazioni.
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