Gli eventi basati sulla messa a disposizione del pubblico della produzione editoriale italiana e straniera, generalista e settoriale, per grandi e per piccoli, per temi e suggestioni non sono più soltanto occasione di incontro professionale (e infatti le fiere professionali vere e proprie si sono piuttosto ridotte, mentre si sono moltiplicate tutte gli altre); per fare un esempio, per un editore italiano può bastare andare a Francoforte, Bologna, Londra, ma può essere conveniente andare comunque a fiere orientate al pubblico che sono attualmente diventate una strategia di comunicazione a disposizione del mercato editoriale, un potenziale strumento di promozione del libro e della lettura, e un’occasione di incontro e di lavoro tra operatori del settore e l’utenza reale e potenziale. E un discorso analogo meriterebbe la partecipazione a fiere extraeuropee che sono ancora il luogo dove si incontra l’editoria regionale. Moltiplicandosi, le fiere negli ultimi decenni si sono presentate anche come grandi librerie, in cui incontrare anche l’editoria che era più difficile raggiungere in libreria. Poi l’elettronica da un lato, la società dello spettacolo dall’altro hanno fatto il resto, facendo convergere in forme e modalità diverse la fiera e il festival, la ricerca del libro e la forma di intrattenimento.