Quello dell’editoria professionale è stato uno dei primi settori a credere e a investire – fin dagli anni Ottanta – nel digitale. Allora erano i cd-rom, poi vennero i Dvd e Internet e quindi le banche dati. Oggi sono tante piattaforme e i servizi su cui il professionista può andare alla ricerca di contenuti, trovare e acquistare on line libri e abbonamenti. Il tutto senza far scomparire la carta. La quale, anzi, viene a riposizionarsi in modo non meno strategico e complementare rispetto al «digitale».
Ma cosa sappiamo oggi degli utenti professionali a cui le case editrici italiane si rivolgono? E cosa conosciamo, soprattutto, dei loro rapporti con nuove tecnologie e servizi?
L’utilizzo dei moderni strumenti social non sembrerebbe ancora troppo diffuso. Sul totale della popolazione nelle fasce di età inserite nel mondo del lavoro ne fa uso il 10,9% dei 25-34enni, l’8,9% dei 35-44enni e appena il 6,3% dei 45-54enni.
Poi si scende a valori compresi tra il 6% e il 3%. Paradossalmente coloro che dichiarano di partecipare (negli ultimi tre mesi) a un network professionale creandosi un profilo, postando messaggi o altri contributi su Linkedin, Xing, ecc. sono leggermente più alti nelle fasce di età più
giovani: 9,9% sia tra i 18-19enni che tra i 20-24enni. Non sono comunque valori elevati – anche se andrebbero incrociati (cosa che Istat non fa) non con il totale della popolazione in età ma, più correttamente, con la popolazione inserita in situazioni occupazionali e professionali.
Anche rispetto all’uso di servizi di e-learning (ma sempre riferiti alle fasce di età) i valori che troviamo tra i 25-54enni restano compresi tra il 2% e il 4%. Sale (ma siamo in presenza di ricollocazioni professionali) a un 5,2% tra i 55-59enni.