Negli ultimi anni, specialmente nel dibattito culturale anglosassone, si è parlato ciclicamente della presunta «scomparsa» degli uomini dalla narrativa contemporanea, in particolare di autori giovani e di storie capaci di mettere al centro il maschile e le sue trasformazioni.
A questionare la rappresentazione, forse un po’ semplicistica, di questo fenomeno, è oggi
un articolo di
Hanna Ewens pubblicato sull’
Independent, che propone una chiave interpretativa più articolata e meno allarmistica, invitando a spostare lo sguardo
dal piano strettamente editoriale a quello culturale e sociale.
Lo scrittore e book scout Tobi Coventry respinge l’idea che la narrativa sia diventata un territorio precluso agli uomini. Al contrario, osserva come numerosi autori continuino a pubblicare con regolarità e a confrontarsi con i temi della mascolinità, sia nella narrativa letteraria sia in quella di genere, spesso attraverso forme e prospettive meno riconducibili ai modelli tradizionali. In questo contesto, anche la nascita di progetti editoriali come Conduit Books – che dichiara un focus esclusivo sugli autori maschi – può essere letta come uno dei segnali del dibattito in corso, più che come la risposta a un effettivo vuoto di produzione.
Il punto, semmai, è che una certa rappresentazione tradizionale della figura maschile, a lungo centrale nel canone letterario, sembra oggi lasciare spazio a una maggiore pluralità di voci e di sguardi, come sottolinea anche la scrittrice Eliza Clark. E i dati sui premi letterari contribuiscono a ridimensionare questo storytelling della «scomparsa»: nel tempo, le principali competizioni mostrano una distribuzione complessivamente equilibrata tra uomini e donne, senza oscillazioni tali da giustificare l’idea di un’esclusione strutturale degli autori maschi dal panorama letterario.
Uno degli aspetti più significativi emersi dall’analisi dell’
Independent riguarda infatti
non tanto chi scrive, quanto chi legge. Le ricerche citate indicano che le donne acquistano circa l’80% dei romanzi e leggono
senza particolari pregiudizi autori uomini, mentre il comportamento opposto risulta meno diffuso. Il nodo potrebbe pertanto essere quello della lettura maschile, più che della produzione narrativa, per quanto già in passato ci si fosse interrogati sulla
correttezza di queste percentuali e sul loro possibile significato.
Secondo Molly Flatt, opinion editor di Bookseller, il problema non risiede tanto nelle pratiche di selezione editoriale o nella composizione di genere delle redazioni, quanto nella difficoltà di mantenere ragazzi e uomini entro una consuetudine stabile di lettura, in un contesto segnato dalla competizione con smartphone, social media e consumo veloce di contenuti. In questa prospettiva, la presunta crisi degli scrittori uomini appare come il riflesso di dinamiche culturali più ampie, che riguardano – prima di qualsiasi, presunta, dinamica compensativa e riappropriativa – il rapporto tra maschilità, lettura e formazione.
Il rischio, osserva Ewens, è che il dibattito venga ridotto a una contrapposizione ideologica, oscurando la complessità del fenomeno. Più che interrogarsi su una fantomatica assenza degli uomini dalla narrativa, sembra quindi più utile comprendere come rafforzare il legame tra lettura e pubblico maschile e come sostenere una pluralità di voci capace di riflettere le trasformazioni in atto.
In questo senso, il tema non è tanto chi abbia titolo per raccontare – anche perché la risposta è ovvia: lo hanno tutte le soggettività, e quanto più largo si fa il canone, tanto più si allargano le nostre prospettive di comprensione – quanto chi continui a scegliere il libro come spazio di formazione, confronto e immaginazione. E in che modo il sistema culturale accompagni questo rapporto.
Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi sono responsabile del contenuto editoriale del Giornale della Libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.
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