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Varie

Nutrire la proposta

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2015

di Serena Baccarin

Siamo a maggio e l’evento più atteso dell’anno è giunto al suo momento inaugurale. Questa volta non è di libri che stiamo parlando, o almeno non solo. Tra chi lo attende da anni con favore, pensando al possibile indotto per il Paese e per Milano, e chi ne denuncia le debolezze, Expo 2015 è la manifestazione da cui nessuna attività culturale e commerciale può prescindere. Lo sanno bene gli editori, che negli ultimi mesi hanno ripensato al loro posizionamento in libreria, nutrendo gli scaffali con collane ad hoc, dalla cucina ai cartonati per bambini.

Quando l'innovazione è nel processo

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2015

di Giovanni Peresson

Quando si parla di innovazione ed editoria si tende a pensare subito agli e-book o alle App. Anzi, e-book e App sono diventati ormai sinonimi di innovazione. Più un Paese ha alte quote di mercato in questi prodotti, più verrà considerato innovativo. Viceversa, minore è l’investimento, più gli editori saranno considerati vecchi, sorpassati, «polverosi» e destinati a una naturale estinzione. In questo assunto c’è indubbiamente una verità, ma c’è anche molto manicheismo, perché si associa l’innovazione al «prodotto», mentre in realtà esistono anche forme di innovazione legate ai «processi». Nonostante si producano beni sostanzialmente molto simili a quelli precedenti, infatti, le tecnologie consentono di rendere più efficace il processo. Il flusso logistico (informativo e fisico) è uno degli ambiti in cui il risultato che si ottiene apparentemente è identico: il libro è sempre lo stesso ma è cambiata l’infrastruttura tecnologica che porta questo prodotto in libreria, consentendo di migliorare l’efficienza di tutto il processo. Anche questa è innovazione e «il processo – come ribadisce Simonetta Pillon, amministratore delegato di Ie-Informazioni editoriali, che gestisce il sistema Arianna+ – è giunto a una sua prima fase di maturazione nella prima metà del decennio scorso. Poi, a partire dalla seconda metà, si è assistito a un’ulteriore accelerazione».

Raccontare la realtà

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Maggio 2015

di Elena Vergine

La rapidità, la capillarità e l’immediatezza dell’informazione al tempo di Twitter ha messo in discussione il ruolo dei quotidiani che, alla disperata ricerca di click, sempre più spesso cedono al glamour e al pettegolezzo. Ancora al di fuori da questo meccanismo, ma inevitabilmente da esso influenzata, la saggistica d’inchiesta sta evolvendosi: all’impersonalità e all’oggettività sottesi alla presentazione dei fatti si stanno sostituendo il racconto, la soggettività e l’emotività. «Negli anni passati molti editori hanno pubblicato libri di attualità, qualche volta veri libri inchiesta. Le inchieste sono lunghe e impegnative. E rischiose per via delle querele. Ora se ne fanno comunque meno perché il mercato della saggistica si è molto contratto e il taglio del racconto sta prendendo piede sempre di più. Chiarelettere ha inaugurato la collana Narrazioni che va in questa direzione ma non rinuncia alle inchieste, come dimostrano i recenti libri dedicati all’Expo di Milano (Hotel Excelsior di Barbacetto e Maroni) e alla corruzione (I re di Roma di Abbate e Lillo)» spiega Lorenzo Fazio, direttore editoriale di Chiarelettere.

Classifiche

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Aprile 2015

di Elena Vergine

A febbraio – mese di uscita del film delle Sfumature – la vera novità in classifica è un volumetto di «alta» divulgazione scientifica pubblicato da Adelphi, che si piazza al secondo posto della top 20 e al primo della top 15 di Saggistica, scalzando il papa e dribblando il secondo volume della saga di E.L. James. In un’Italia che si dice spesso dominata da un sapere umanistico e dove la saggistica è prevalentemente politica e religiosa, da sempre comunque subordinata alla narrativa (almeno sugli scaffali delle librerie), Sette brevi lezioni di fisica di Carlo Rovelli è una bella e inaspettata sorpresa. In appena ottanta pagine l’autore ci guida attraverso alcune delle principali tappe delle rivoluzioni che hanno scosso la fisica nel XX secolo e che la scuotono tuttora: a partire dalla teoria della relatività generale di Einstein e della meccanica quantistica fino alle questioni aperte sull’architettura del cosmo, sulle particelle elementari, sulla gravità quantistica, sulla natura del tempo e della mente. Carlo Rovelli, fisico e saggista, proprio a febbraio è stato ospite di Fabio Fazio nella trasmissione Che tempo che fa beneficiando di quegli effetti positivi in fase di lancio che l’Ufficio studi Aie aveva analizzato nel 2013, con l’indagine Nuove evidenze: libri ed editori nei blog e in Tv. Gli effetti sulle vendite, presentata quell’anno al Salone di Torino. Infine resiste, al decimo posto della top 20 e al terzo della top 15 di Saggistica, American sniper (Mondadori) l’autobiografia di Chris Kyle, cecchino dei Navy Seal che uccise 160 persone durante i suoi anni di servizio in Iraq. A giocare un ruolo fondamentale in questo caso editoriale, invece, è stato il cinema, con l’uscita a gennaio dell’omonimo film di Clint Eastwood campione di incassi in tutto il mondo.

I libri in televisione

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Aprile 2015

di Redazione

In occasione della passata edizione del Salone del libro di Torino, il ministro per i Beni e le attività culturali Dario Franceschini lanciò una provocazione: «Tutte le Tv, da Rai a Mediaset a Sky, le pubbliche e le private, hanno fatto tanti danni in questi anni alla lettura che adesso devono risarcire. Come? Facendo più trasmissioni che presentino libri, facendo pubblicità alla lettura. In ogni fiction, o film in televisione, o show che io veda, c’è sempre uno che parla, che litiga, che ama e che fa pace, ma mai qualcuno che legga un libro o un presentatore con un libro in mano». Tale dichiarazione suscitò reazioni contrastanti da più parti. Massimo Turchetta, direttore generale Libri Trade della Rcs-Rizzoli, commentò su «Repubblica»: «Premesso che lo stato in cui versa il nostro mercato editoriale non è così disastroso come lo si dipinge, penso che occorra uscire un po’ dal “ghetto” del libro in Tv. I libri e i loro contenuti devono contaminare la televisione. È quanto è accaduto con il libro di Alan Friedman. Oppure con Gomorra di Roberto Saviano: un’opera che ha dato origine a una fiction». Simone Cosimini, giornalista, scrisse invece su «Wired»: «Il fatto è che se il ministro della Cultura considera Rai, Mediaset e Sky come i principali operatori culturali nazionali – avesse detto la scuola, pure – sceglie di autotrincerarsi all’interno di categorie che sono cambiate perfino per quegli stessi soggetti. […] La cultura, da sempre, vive fra la gente. E ora che le persone trascorrono pezzi sempre più cospicui delle proprie esistenze anche on line, parte della cultura – che è il racconto e l’approfondimento che gli individui fanno del mondo e dei suoi connotati – passa da lì. […] Che c’entra la Tv con tutto questo?». Eppure la televisione un effetto sulle vendite dei libri ce l’ha ed è oggettivo: l’Ufficio studi Aie lo indagò nel 2013, con l’indagine Nuove evidenze: libri ed editori nei blog e in Tv. Gli effetti sulle vendite, presentata quell’anno al Salone di Torino. Della presenza dei libri in televisione abbiamo parlato con Piero Dorfles, giornalista, critico letterario e conduttore di Per un pugno di libri insieme a Geppi Cucciari.

I numeri della produzione

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Aprile 2015

di Emilio Sarno

L’andamento consolidato della produzione libraria in questo 2014 vede una situazione sostanzialmente identica a quella dell’anno precedente (in realtà con 251 titoli in più!). Quello che cambia è la crescita di e-book: da 29.984 a ben 44.733 (+49,1%).

La versione di Marta Baroni:libri e fedi

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Aprile 2015

di Marta Baroni

Non è semplice parlare di religione, questa è l'interpretazione di Marta Baroni

Milano capitale del Paese che vuole leggere

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Aprile 2015

di Redazione

«Un modello esemplare di come pubblico e privato possano collaborare per la crescita culturale dei cittadini». Con queste parole il Ministro Dario Franceschini salutava il lancio di #ioleggoperché durante la conferenza stampa di presentazione del progetto ideato da Aie e supportato da tutta la filiera. Proprio da questo assunto siamo partiti per investigare il peso che le politiche culturali portate avanti da un’amministrazione pubblica locale possono avere nella vita di una città, ma soprattutto dei suoi cittadini. E quale città meglio Milano, Città del libro 2015 e palcoscenico del grande evento live che il 23 aprile rappresenterà il culmine di #ioleggoperché? Ne abbiamo parlato con l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno.

Ascoltiamo i bambini

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2015

di Serena Baccarin

Un layout facilmente leggibile, un tappeto morbido e iniziative che stimolino la curiosità. Sono tutti elementi che contribuiscono a rendere la libreria per ragazzi un luogo accogliente, in cui il piccolo cliente può operare le sue scelte per essere il lettore forte di domani. Alice Della Puppa, titolare dal 2010 della Libreria Baobab di Porcia (Pordenone), ci dà 10 buoni consigli per gestire al meglio una libreria per ragazzi.

Classifiche

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2015

di Ester Draghi

È la politica, seppur romanzata, a guidare la classifica generale e quella di Narrativa. Due Paesi, Italia e Francia, due autori di fama mondiale, Umberto Eco e Michel Houellebecq, e due romanzi, Numero Zero e Sottomissione che in maniera più o meno indiretta fanno i conti con i grandi temi che animano la scena politica presente, passata e futura con un taglio ironico e amaro. Eco fa un salto indietro di 23 anni, nell’Italia a cavallo tra lo stragismo di mafia e di Mani pulite e parla di giornalismo, di quello cattivo, lasciando trasparire una critica non troppo velata sui tempi presenti. Houellebecq invece fa un salto in avanti di 7 anni e tratteggia lo scenario politico della Francia del 2022 dove il presidente musulmano Ben Abbes, vince le elezioni e islamizza la società. Come è ovvio si tratta di due libri già molto discussi, che dividono la critica su più fronti e che si possono paragonare solo in quanto si contendono il primato in libreria a gennaio, un mese convulso e segnato dal tragico attentato parigino alla redazione di «Charlie Hebdo». L’Europa di oggi è stata spinta, brutalmente, a riflettere su sé stessa ed è qui che il ruolo del libro si fa fondamentale. Laddove i giornali, Internet e la televisione tentano di coprire l’attimo presente, il ruolo dell’approfondimento, della riflessione intima, della metafora che aiuta ad espandere la coscienza, a trasformare le opinioni volatili in convinzioni più o meno salde è ancora del libro. E qui la narrativa può giocare un ruolo fondamentale, sconfinando in un campo che troppo spesso si crede di proprietà esclusiva della saggistica. In un momento in cui si denuncia e si combatte, giustamente, per contrastare il fenomeno del calo della lettura, gli editori dovrebbero riflettere sul ruolo fondamentale ed esclusivo che ancora possono giocare, con le loro pubblicazioni, nel presente.

Dietro le quinte di #ioleggoperché

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2015

di Interviste a cura di P. Sereni

È uno dei più vasti eventi di promozione della lettura dell’ultimo decennio e si propone di mettere un libro in mano a 240mila non lettori. Ma come è nata ed è stata costruita la campagna #ioleggoperché? Lo abbiamo chiesto direttamente alle persone che, ben prima del lancio dell’iniziativa in una affollatissima conferenza stampa a Milano, hanno seguito i lavori dei molteplici comitati interni all’Associazione. Quello che emerge è il grande entusiasmo e il forte spirito di squadra che ha guidato il lavoro di tutti e che, senz’altro, è il presupposto migliore per il successo di questa prima edizione dell’iniziativa.

Gusti che cambiano

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2015

di Dennis Abrams

Se in Italia la lettura è in calo, anche negli Stati Uniti, dove comunque si legge più che da noi, la situazione non è delle più rosee. L’ultimo report del National Endowment for Arts, A Decade of Arts Engagement, ha infatti aperto nuovi scenari su cosa e come leggono gli americani. Ad emergere è una forte disaffezione verso il romanzo e la narrativa. Infatti, secondo il recente sondaggio che ha coinvolto più di 37mila americani, il numero di adulti che ha letto almeno un romanzo, un testo teatrale o un testo poetico è passato dal 50% del 2008 al 47% del 2012 (trent’anni fa la percentuale era del 56%). I dati mostrano come il 2008 sia stato l’ultimo anno in cui la lettura di narrativa abbia presentato un andamento positivo mentre oggi siamo tornati ai livelli del 2002. Il declino della narrativa si è verificato soprattutto tra i bianchi americani senza distinzioni di genere o estrazione sociale. I numeri sono invece rimasti sostanzialmente invariati tra i gruppi non bianchi ed ispanici.

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