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Canali di vendita

Una libreria dove c'è la gente

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Gennaio 2006

di Redazione

A seguito dell'acquisizione delle librerie Minerva, la catena di librerie di Giunti si è arricchita di oltre 50 punti vendita all'interno dei centri commerciali. Ne abbiamo discusso con Roberto Tattini, Direttore commerciale di Giunti al Punto.

Edicola: la libreria degli italiani

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2005

di Giovanni Peresson

In questi ultimi anni l’edicola ha assunto un ruolo sempre più importante capace di veicolare al consumatore prodotti innovativi: Dvd, collaterali, settimanali che si configurano come vere e proprie «piattaforme» attraverso cui veicolare all’acquirente classici della letteratura, cd musicali, Dvd di cinema, corsi di lingue, enciclopedie.

Percorso di cambiamento

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2012

di Giovanni Peresson

È il quarto gruppo editoriale italiano. Un «gruppo indipendente, – precisa subito Bruno Mari – perché non capisco proprio l’uso che si fa del termine “editoria indipendente”. Come se di “indipendente” in Italia ci fosse solo la piccola editoria. Il nostro è interamente di proprietà della famiglia Giunti». Un’attività editoriale che nasce nel 1841 con l’idea di formare la classe dirigente della futura Italia unita con un progetto organico di tipo educativo. Al catalogo scolastico si affianca quello di varia con le altre due matrici della casa editrice: la tradizione per ragazzi (Pinocchio, Gian Burrasca) e la manualistica pratica (l’Artusi). Matrici che sono rimaste sempre la costante della casa editrice prima, del gruppo poi, ma che nel contesto competitivo di mercato degli ultimi decenni assumono progressivamente una nuova veste. «L’80% del fatturato Giunti – continua Bruno Mari – proveniva negli anni Ottanta dallo scolastico. Ma in ragione del crollo demografico, iniziò a maturare una riflessione che riguardava la strategia della casa editrice. Un editore che fa l’80% del fatturato nel settore della scuola con una produzione di varia concentrata nel segmento ragazzi come poteva affrontare quel cambiamento? Cosa doveva guidarci in quel processo? La scelta fu quella di sviluppare la costruzione di un catalogo di varia strutturato attorno alla divulgazione su tutti i campi del sapere. Un nuovo progetto, ma fortemente ancorato alla tradizione divulgativa e “popolare” ottocentesca».

Self Amazon o self Apple?

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2012

di Raffaele Cardone

Il lancio di iBook Author lo scorso gennaio è stato visto come un nuovo capitolo nella tenzone fra Apple e Amazon per il controllo del self publishing nel mercato del libro digitale. In breve: Amazon presidia il mercato mondiale degli e-book, dei reader e del self publishing; Apple quello dei tablet. Amazon con Kindle Fire è entrato come competitor nel mercato dei tablet, e Apple con iBook Author in quello del self publishing, con l’intento di dare carburante al proprio iBook Store, diffondere l’iPad nelle scuole e quindi affermare se stessa come book retailer e il proprio device come un reader. Sistema iPad contro sistema Kindle. L’equazione è facile, ma non si esaurisce qui perché si apre alle grandi questioni di fondo dell’editoria digitale. Mike Shatzkin, in un post di due anni fa, ci avvisava che «con l’agency model la rottura del modello di business veicolato dall’iPad avrebbe avuto sull’ecosistema del libro elettronico un impatto maggiore del device in sé e per sé». Una giusta profezia. Oggi iBook Author si inserisce perfettamente in questo quadro, ed enfatizza aspetti dell’editoria elettronica, e del publishing nel suo complesso, che sono diventati centrali. Il self publishing è l’espressione più evidente della disintermediazione tra autore e editore. Ma non è, nella sua dimensione digitale, l’apertura di un reale canale diretto tra autore e pubblico. Da un lato è vero che – almeno per i più intraprendenti – per accedere al mercato digitale non c’è più bisogno della mediazione editoriale in sé e per sé; al tempo stesso è evidente che anche nei casi di maggior successo del self publishing, il rapporto diretto tra autore e pubblico in realtà non esiste. Marketing, promozione e distribuzione – per quanto viaggino su altri canali e con altre modalità – sono funzioni al centro del mercato librario digitale, così come lo sono di quello cartaceo. Se quindi non è l’editore a svolgere queste funzioni deve farlo qualcun altro. Ed è episodico che un autore abbia le competenze, i mezzi e le risorse per poter svolgere questo lavoro da solo, o affidarlo ad agenzie extraeditoriali.

Servizio al centro

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2012

di Giovanni Peresson

Continua ad essere la principale «idea» di chi, quando vuole aprire una libreria, non ne vuole aprire una generalista. È la libreria per ragazzi che continua a rappresentare – da quando nel 1982 Roberto Denti aprì a Milano la prima libreria specializzata – una formula commerciale che riesce ad affrontare con relativa (ma sempre meno relativa) facilità una competizione crescente tra i canali trade. Negli ultimi trent’anni abbiamo assistito all’evoluzione della formula: qualitativa e quantitativa. Quantitativa se facciamo riferimento al numero di punti vendita e di superfici dedicate all’interno di librerie generaliste. Qualitativa, non solo perché gli spazi dedicati sono scesi dai soppalchi (o saliti dai seminterrati) e hanno occupato una collocazione centrale (o semi-centrale) nel layout delle librerie generaliste e dei multistore. Non solo perché l’arredo, i materiali, i colori vengono pensati (e non riadattati) per un’utenza diversa. Per la crescita della componente «servizio» all’interno del reparto quali competenze e professionalità sono richieste al libraio che cura il reparto?

Il mondo collezionato in fascicoli

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Novembre 2005

di Giovanni Peresson

C’è solo l’imbarazzo della scelta. A partire dai siti dei principali player di questo settore abbiamo provato a ricostruire quello che hanno proposto in questi anni De Agostini, Fabbri, Editoriale Del Prado, Hachette Fascicoli, Hobby&Work.

Titoli e lettura

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Marzo 2012

di Giovanni Peresson

La buona notizia è che i 6-17enni continuano a leggere più dei loro genitori: 56,9% contro il 45,3%. Quella cattiva è che sono tornati a leggere quanto leggevano nel 2008. In una sorta di gioco dell’oca, la lettura infantile/giovanile (young adults, Ya) dopo due anni di crescita è tornata a salire su quelle montagne russe a cui nel decennio precedente ci aveva comunque abituato. Nel 2005 avevamo visto la lettura balzare al 57,4% (circa 250.000 dei 15-17enni erano nuovi lettori che entravano nel mercato) in corrispondenza dell’uscita in libreria di Harry Potter e il principe mezzosangue. Lettori che vi escono nel 2006, per rientrarci nel 2007 in corrispondenza con l’uscita di Harry Potter e i doni della morte. Poi nel 2009 abbiamo l’effetto Twilight di Stephenie Meyer e il sali-scendi si arresta. Tra l’altro nel 2001 e nel 2003 erano usciti i titoli precedenti della Rowling. Ora sono due anni che mancano, in queste fasce di età, fenomeni editoriali analoghi per importanza. Se ci sono stati (e ci sono stati, si pensi alla serie del Diario di una schiappa), si vanno a collocare (in misura maggiore o minore a seconda degli anni) nell’età prescolare che Istat non considera (anche se dovrebbe esser stato avviato un primo monitoraggio di quest’area della «lettura» o della «pre-lettura»).

40 anni fa

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2012

di Giovanni Peresson

La libreria dei ragazzi è stata aperta 40 anni fa da Roberto Denti e Gianna Vitali a Milano in via Tommaso Grossi. Nel 1972, quando venne inaugurata, era la prima libreria specializzata in libri per bambini, e una delle poche che nella specializzazione cercava un modo diverso di rapportarsi con un pubblico nuovo. A 40 anni dalla sua apertura e a 5 dall’avvio della nuova gestione, con l’acquisizione da parte di Editrice Il Castoro, la presidente Renata Gorgani è ottimista: «il bilancio che possiamo trarre è che le librerie per ragazzi continuano ad avere un ruolo. Teniamo sullo sfondo i dettagli dell’evoluzione della distribuzione e dei suoi rapidi, continui cambiamenti. Due gli aspetti determinanti da aver presente: la concentrazione (le catene pesano sempre più tra i canali di vendita) e le difficoltà per le librerie indipendenti. In questo scenario credo che la specializzazione resti ancora una strada percorribile».

Anno uno

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2012

di Paola Sereni e Elena Vergine

Il 2011 è stato il primo anno di effettivo mercato per i libri digitali. Possiamo stimare che valga oggi tra 3,7 e 4,0 milioni di euro (lo 0,2% dei canali trade). Sono cresciuti i titoli, sia le novità, sempre più spesso lanciate in contemporanea con il libro fisico, che i titoli di catalogo. Dai 6.879 titoli del 2010 si è passati ai 19.000 di fine 2011 (il 2,6% dei titoli in commercio). Numeri che dicono come il mercato non potrà che crescere nel 2012. Crescono anche i tablet e i reader dedicati. Nielsen stima in 949 mila gli individui che accedono a Internet da un tablet (a giugno tablet e e-reader dedicati erano 400 mila; Fonte: Gfk). A favorire la crescita poi la riorganizzazione delle piattaforme di vendita che ha avuto il suo culmine a dicembre con l’apertura ufficiale del Kindle Store Italia. Nel 2012 due sono le grandi questioni: l’Iva, non solo in termini di adeguamento (carta/digitale), ma soprattutto di disparità tra valori che troviamo tra i Paesi europei, e che si traducono in vantaggi competitivi di chi può permettersi di sfruttare aliquote ridotte in vigore in alcuni mercati; la necessità di disporre – da parte di tutti gli operatori – di dati certi sulle dimensioni del mercato e i suoi trend di crescita. In Italia come negli altri Paesi europei. Anche questa è una questione di parità nelle condizioni competitive.

Cambiamenti distributivi

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2012

di Giovanni Peresson

«In Messaggerie sono entrato come analista di sistemi. Eravamo nel ’72 e fino al ’75 sono rimasto al Servizio elaborazione dati. Avvenne poi che andò in Fabbri Alessandro Bacci, allora Direttore della distribuzione, e mi chiesero di prendere il suo posto. Quello della distribuzione di allora era tutto un altro mondo. Inconfrontabile con quello odierno e con ciò che è avvenuto poi». Così comincia l’intervista ad Alessandro Baldeschi, consigliere delegato di Messaggerie Italiane, il maggior gruppo distributivo nazionale che nel 2013 festeggerà i suoi primi 100 anni.

Corsa al ribasso

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2012

di Elena Vergine

Il Lussemburgo, uno degli stati coi confini geograficamente più ridotti dell’Unione, è tuttavia la sede europea di grandi gruppi mondiali dell’editoria quali Amazon e Apple, probabilmente anche in ragione delle agevolazioni fiscali particolari previste dalla sua legislazione. A partire da gennaio 2012 un nuovo provvedimento in materia di sgravi è stato applicato dal piccolo stato nei riguardi degli e-book, scatenando una forte reazione da parte della Commissione europea. Come è noto attualmente, secondo le leggi in vigore in Ue, il libro digitale (e il prodotto digitale) non è considerato alla pari del suo corrispettivo cartaceo per quanto riguarda l’applicazione delle aliquote Iva ridotte: in Italia l’imposta sugli e-book è infatti quasi cinque volte superiore a quella che grava sui volumi stampati. In Lussemburgo, al contrario, libri digitali e libri cartacei godono entrambi di un’Iva del 3%. Ma prima della modifica i libri digitali godevano di un’aliquota già sensibilmente più bassa rispetto a quella di alcuni altri Paesi: 15%. L’Ue contesta tale iniziativa per due motivi principali: innanzitutto gli e-book, diversamente dai libri a stampa, non fanno parte di quell’elenco tassativo (previsto nell’Allegato III alla Direttiva Iva) di prodotti e servizi sui quali è consentito, agli stati membri dell’Unione, di applicare un’Iva ridotta. Inoltre l’art. 98 delle stessa Direttiva stabilisce che le aliquote ridotte non si applicano ai servizi resi per via elettronica.

E-book, i nuovi paperback?

rivista: Giornale della Libreria

fascicolo: Febbraio 2012

di Ginevra Vassi

New York, Quinta Strada, civico 555. Nello store più rappresentativo di Barnes& Noble da un paio d’anni trova posto il Nook centre, uno spazio dedicato all’e-reader e al tablet della catena di librerie. Questo negozio, considerato ormai il simbolo dell’ascesa del digitale, fa da contraltare al declino di un formato, il tascabile, che una volta occupava un posto privilegiato nel cuore delle librerie della catena americana. La conferma, oltre che da Barnes & Noble, viene anche dai dati Nielsen BookScan 2011 sul mercato librario americano. Infatti è stato rilevato un calo del 23,4% per quanto riguarda le vendite dei mass market paperback, il che significa che ora le copie vendute si aggirano intorno a poco meno di 100 milioni di unità all’anno. Se poi confrontiamo queste rilevazioni con il 2008, il dato è ancora più evidente: la vendita dei tascabili è diminuita di oltre il 60%. Anche gli altri formati hanno registrato dei cali rispetto all’anno precedente ma decisamente meno impressionanti: meno 6,9% i trade paperback (le edizioni in brossura, generalmente più grandi rispetto al tascabile mass market) e meno 5,9% gli hardcover.

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