A fronte di un mercato sempre più in sofferenza, che ha registrato una flessione del 4,4% nei primi quattro mesi del 2013 (fonte Nielsen), le librerie muovono in altre direzioni nel tentativo di tamponare l’emorragia generata dal libro fisico e trovando nel non-book una delle possibili fonti di fatturato sostitutivo. L’introduzione di fasce merceologiche diverse dal libro diventa sempre più strutturata, grazie anche ai grandi gruppi editoriali che nel corso dell’ultimo anno ne hanno organizzato la distribuzione, commercializzando brand di non-book nei canali trade. Tuttavia in corrispondenza di più invitanti margini di guadagno, il prodotto extra editoriale è spesso sinonimo di indici di rotazione molto elevati e di rimanenze a magazzino. Nell’abbracciare questo fenomeno le librerie si confrontano con temi che superano la selezione dell’assortimento, quali la scelta del layout e la necessità di acquisire nuove mentalità e competenze.
Ne abbiamo discusso con quattro librai che da qualche tempo hanno deciso di dedicare spazio al non-book all’interno delle loro librerie: Alberto Galla (Gruppo Galla 1880, Vicenza), Paola Fioretti (Libreria Scuola e Cultura, Roma), Alessandra De Alessandri (Libreria Mercurio, Torino) ed Enrico Fassi (Libreria Articolo 21, Bergamo.)