Chi lo dice che i videogiochi siano la forma di intrattenimento più lontana – quando non concorrenziale – rispetto al libro? A dir la verità a sostenerlo sono in molti, sulle pagine del «GdL», in un suo editoriale intitolato Publishing’s Front Lines, Edward Nawotka (Editor in Chief di «Publishing Perspectives») sottolineava: «In realtà l’editoria non è in guerra con sé stessa. Il vero fronte è contro la miriade di distrazioni digitali che hanno
spostato l’attenzione dei consumatori dai libri. Leggi: i videogiochi». E non è l’unico a pensarla così.
Tuttavia la tendenza che emerge dalle principali fiere di settore italiane e internazionali si colloca su un altro fronte. Gli editori hanno dimostrato di avere l’interesse, la necessità e la voglia di capire meglio il mondo dei videogiochi perché il successo di nuovi prodotti «ibridi» e le possibilità offerte dalle tecnologie digitali hanno modificato la vecchia percezione dell’intrattenimento digitale come qualcosa di antitetico ed estraneo rispetto ai libri, per lasciare il posto ad una corrente più aperta e possibilista, incuriosita da quanto questo mondo avrebbe da offrire anche in termini economici e di crescita.
Secondo il Global Games Market Report di Newzoo, una ricerca realizzata su scala mondiale, entro il 2016 il mercato globale dei videogames arriverà a valere qualcosa come 86,1 miliardi di dollari, con un tasso di crescita annua del 6,7%.