L’editoria italiana è in buona compagnia in Europa: alle stime nazionali sulla chiusura dell’anno (tra il 13% e il 16%) si sono infatti affiancate quelle spagnole. L’associazione dei librai spagnoli (Confederación Española de Gremios y Asociaciones de Libreros – CEGAL) ha diffuso una stima secondo cui il mercato del libro nel 2021 chiuderà al +20% sul 2020, un risultato che senza esagerazione può essere definito storico. Si tratta di una crescita che sarebbe stata inconcepibile negli anni passati e che fa seguito a un 2020 comunque più che positivo date le premesse: ricordiamo infatti che l’editoria spagnola ha chiuso l’anno passato con un sostanziale pareggio, anche se l’export ha subito una brusca frenata del -26,2%.
Partiamo da dei numeri, comunicati da CEGAL l’11 novembre in occasione della giornata delle librerie. Fino a quella data, le piccole e medie librerie erano cresciute del 13% rispetto al 2020, con una previsione per la fine dell’anno pari al 15%. Saranno i dati natalizi, anche per la Spagna, a dire quanto le librerie – e l’editoria nel complesso – chiuderanno in positivo, nella misura in cui è nell’ultimo mese dell’anno che si concentra il 20-30% dei ricavi annui. Già nel primo trimestre del 2021, del resto, le librerie spagnole avevano registrato vendite più alte non solo rispetto allo stesso periodo del 2020, ma anche del 2019. Tra le interpretazioni proposte da Álvaro Manso, portavoce della CEGAL, c’è che gli acquirenti abituali abbiano intensificato la frequenza dei loro acquisti. Ciò è senz’altro plausibile, ma probabilmente servirebbe un’indagine sulla lettura e sulle abitudini degli spagnoli non tanto per misurare il fenomeno, quanto per circoscriverlo e capire quali siano le fasce della popolazione sulle quali intervenire affinché diventi un che di strutturale e non di episodico. Si può in ogni caso ricordare che la percentuale di lettori in Spagna è costantemente in aumento dal 2010 e che anche durante la pandemia il trend è proseguito.
Prevedere per il 2022 di ripetere numeri simili è al momento utopistico. Finché il momento buono dura, però, è imperativo approfittarne. Anche a seguito della crescita del numero di lettori, il ministero per la cultura sta predisponendo un piano per la promozione della lettura, di cui non si conoscono ancora i dettagli, e si prevede che le biblioteche aumenteranno i loro acquisti di libri. Non va inoltre dimenticato che anche per la Spagna nel 2022 è previsto l’arrivo dei fondi europei, i quali nella fattispecie permetteranno alle librerie di adottare nuove soluzioni tecnologiche, formative e di carattere culturale. I lettori, in altre parole, vanno fidelizzati: nella misura in cui scoprono la lettura è importante che esista una rete di infrastrutture che li accompagni, a cominciare dalle biblioteche e dalle librerie di prossimità.
A quest’ultimo punto va collegata la crescita dell’e-commerce. Stando alle parole di Patrici Tixis, presidente dell’associazione degli editori spagnoli, il digitale (e-commerce ed e-book) rappresenta ormai il 23% del mercato: è stato proprio l’online a rappresentare un veicolo privilegiato di diffusione dell’offerta di libri. Per quanto sia facile pensare anche in questo caso ad Amazon, non vanno dimenticate realtà quali todostuslibros e Bookshop, vale a dire quei siti di e-commerce pensati per aiutare le librerie indipendenti e non per fare loro concorrenza.
La performance eccezionale di questo 2021, in ogni caso, non deve indurre a diminuire l’attenzione per un settore la cui precarietà è rimasta inalterata: quasi metà delle oltre tremila librerie censite da CEGAL, ricorda Manso, vende libri per meno di 90 mila euro l’anno, il che la pone pericolosamente vicina alla soglia di sopravvivenza, se non al di sotto. Numeri simili, in ogni caso, non sembrano scoraggiare i librai spagnoli: se nel 2020 il rapporto tra librerie chiuse e aperte è in pareggio, nel 2021 il saldo è lievemente positivo.
Veniamo infine al capitolo materie prime. Anche la Spagna, come molti altri Paesi – ne abbiamo parlato anche in occasione di Più libri più liberi – sta assistendo a delle difficoltà legate al reperimento di carta. I rischi per l’editoria ci sono, ma secondo Manso non nel breve periodo: il Natale è infatti al sicuro. Il grosso degli ordini è già stato evaso e al massimo potranno esserci problemi per ristampe dell’ultimo momento; è stato però previsto un leggero aumento del costo dei libri. La vera sfida sarà quella dei colli di bottiglia per arrivare in stampa: si tratta di un problema che rischia di trascinarsi per i primi quattro mesi del 2022.
Dottorato in filosofia a Firenze, Master in editoria di Unimi, Aie e Fondazione Mondadori. Attualmente lavoro presso l'Ufficio studi Aie. Mi interessano i dati della filiera editoriale e le loro possibili interpretazioni.
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