Anche in Spagna le fiere internazionali del libro rappresentano il palcoscenico ideale per commentare i dati della lettura nel Paese. È quanto l’associazione degli editori spagnoli ha fatto in occasione di Liber 2021, la fiera di Madrid tenutasi dal 13 al 15 ottobre. Anche l’AIE, del resto, ha comunicato i dati sulla lettura del 2020 in occasione del Salone di Torino, e ha in programma di presentare un’indagine sulla lettura e l’acquisto di libri a Milano per il decimo compleanno di Bookcity.
Il punto di partenza delle riflessioni che sono state condotte è rappresentato dai dati sulla lettura in Spagna nel 2020. La percentuale di lettori in Spagna, vale a dire le persone con più di 14 anni che hanno letto almeno un libro nell’ultimo trimestre, che sia per studio, lavoro o durante il proprio tempo libero, è del 68,8%, in leggero aumento rispetto al 2019 (68,5%), e si tratta di una tendenza che prosegue da anni: nel 2010 la lettura era al 60,3%. Se si esclude chi legge esclusivamente per lavoro o studio (4,8%), la percentuale dei lettori diventa del 64%. La media di libri letti in un anno, invece, è di 10,5. Si tratta di numeri coerenti con il lieve aumento del mercato spagnolo nel 2020.
Curiosamente, la lettura dei fumetti viene calcolata separatamente, in parte alimentando lo stereotipo del fumetto come lettura altra rispetto ai libri. in ogni caso, i lettori di fumetti sono il 10,4% della popolazione (erano il 10,5% nel 2019), una percentuale che sale al 28% tra i 15 e i 18 anni. Tra le altre forme di lettura sono in calo le sole riviste (28,9%), mentre crescono i giornali (73%), i social network (57,6%) e la lettura su internet (web, blog, forum: 62,4%).
Come per altri Paesi – inclusa l’Italia – sono le donne a leggere più degli uomini (72,9% contro il 64,6%, oltre 8 punti di differenza), e il numero di lettori tende a diminuire all’aumentare dell’età: negli over 65 la percentuale scende fino al 49,2%. Non va del resto dimenticato che le aree rurali, in cui si legge meno, sono anche quelle con una popolazione più anziana. Se si considerano i titoli di studio, è interessante notare come tutte le tipologie di lettura aumentino con il miglioramento del livello d’istruzione, non solo quella di libri.
La prima sorpresa viene dalla lettura in formato digitale, in aumento di poco più di un punto rispetto al 2019 (30,3% contro il 29,1%): sono diversi ordini di grandezza in meno rispetto al portentoso +48% che il mercato degli e-book di lingua spagnola ha segnato nel 2020. Se si pensa che anche Nextory è da poco sbarcato in Spagna, attratto dalle potenzialità che il mercato degli audiolibri ha in quest’area linguistica, si può dedurre che il mercato digitale spagnolo sia composto soprattutto da forti lettori, i quali nel 2020 hanno letto molto più che in passato. Del resto, chi legge anche (o solo) in digitale legge più di chi legge solo libri a stampa: dividendo il 64% di chi legge per motivi non esclusivamente lavorativi a seconda del formato, si scopre che è composto da un 34% che legge solo libri cartacei, di media 9,7 l’anno, un 20,8% che legge sia libri a stampa sia digitali (12,1 libri l’anno) e un 8,9% che legge solo digitale (12,8 libri l’anno). Il dato più significativo è che la lettura digitale decresce all’aumentare dell’età: il massimo che raggiunge è il 46,9% nella fascia 14-24, il minimo al 7,4% nella fascia 65+.
Passiamo ora ai canali d’acquisto. La libreria rimane il canale principale in cui procurarsi libri (71,1% degli acquirenti), l’e-commerce (che però significa soprattutto Amazon, indicato dall’80% di chi dichiara di effettuare acquisti online) segue a debita distanza al 38,4%. Mantengono una quota rilevante non solo le librerie di catena (26,7%) ma anche i grandi magazzini (20,7%), gli ipermercati (13,4%) e, sorprendentemente, le fiere del libro (12,4%).
È la biblioteca il canale che con ogni probabilità ha pagato il prezzo più alto con la pandemia: se negli ultimi anni veniva utilizzata da una percentuale sempre superiore al 30%, nel 2020 ha perso quasi 9 punti ed è stata frequentata almeno una volta nell’ultimo anno dal 23,2% degli spagnoli. Si tratta però di una frequentazione per la maggior parte occasionale (una volta al mese) per il 61% degli utenti.
Durante Liber 2021 sono stati due gli aspetti ai quali è stata dedicata un’attenzione particolare: il primo è che per quanto gli indici di lettura siano in aumento in tutte le aree del Paese, la pandemia ha accentuato i disequilibri tra le differenti comunità autonome, tra le grandi città e la popolazione delle aree rurali. Il segmento di popolazione che però in prospettiva desta maggiormente preoccupazione è quello dei più giovani, per il quale il tempo da dedicare alla lettura di libri vive una competizione con altre modalità di fruire contenuti. Un modo per comprendere la portata del problema è considerare le ragioni della non lettura o della lettura occasionale (che riguardano cioè i non lettori più l’11% della popolazione che legge almeno una volta al trimestre ma non arriva a leggere una volta a settimana): la motivazione principale è la mancanza di tempo (50,6%, che diventa addirittura 67% tra gli over 35), ed è significativo che sia proprio questa la ragione principale anche nell’anno dei lockdown. Seguono la mancanza di interesse al 30% e la preferenza per altre forme di intrattenimento (23,3%). Proprio la mancanza di interesse, però, riguarda quasi una persona su 2 (49%) tra i 14 e i 24 anni.
In altre parole, i giovani sono sì coloro i quali leggono di più, ma anche – e le due cose non sono in contraddizione tra loro, anzi – coloro i quali trovano tale attività la meno interessante. Se si considera anche il fatto che rappresentano la fascia di popolazione maggiormente abituata a utilizzare internet e i social (anche per fruire contenuti narrativi), da un lato si ha un rischio, dall’altra un’opportunità. Come ha detto durante Liber Iván Sánchez, ricercatore in narrazioni digitali, «attraverso i social network è possibile risvegliare nei giovani l’interesse per la lettura e dare visibilità alla letteratura anche fuori dai luoghi deputati all’insegnamento […]: non possiamo escludere dall’insegnamento i canali attraverso cui i giovani comunicano». Lo stesso, si potrebbe dire per inciso, può valere per i fumetti. Il fatto che per i giovani la disaffezione per i libri sia crescente può voler dire che troveranno altri modi di impegnare il loro tempo libero non appena avranno l’occasione di farlo: trovare la strategia più efficace per comunicare loro il valore del libro è il compito prioritario di ogni piano che abbia a cuore la centralità della lettura.
Dottorato in filosofia a Firenze, Master in editoria di Unimi, Aie e Fondazione Mondadori. Attualmente lavoro presso l'Ufficio studi Aie. Mi interessano i dati della filiera editoriale e le loro possibili interpretazioni.
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