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Mercato

L’editoria cinese nei primi sei mesi del 2021 ha ripreso (lentamente) a crescere

di Bruno Giancarli notizia del 14 settembre 2021

Il 2020 era stato per l’editoria cinese un anno del tutto eccezionale. Per la prima volta dopo vent’anni di crescita a doppia cifra, infatti, il mercato segnava a valore un -5,1% arrestandosi a 97 miliardi di yuan (circa 12, 7 miliardi di euro). È tenendo presente quest’anomalia che vanno letti i dati sul primo semestre del 2021 diffusi da OpenBook, azienda cinese leader nel monitoraggio del settore editoriale la cui indagine copre il 70% del valore delle vendite, più di 5 milioni di prodotti e si basa su un campione di oltre 13 mila rivenditori tra librerie fisiche e digitali.

I primi sei mesi del 2021 segnano un + 11,5% a valore rispetto allo stesso periodo del 2020 e +1,1% rispetto al 2019. Se si confronta questo valore con i dati di alcuni Paesi europei si scopre quindi che, in un numero rilevante di casi, il mercato del libro si sta riprendendo più velocemente nel nostro continente che in Cina. Nell’anno passato la contrazione dell’editoria era stata del 9,29%, più marcata nei primi tre mesi dell’anno (-15,9%) e soprattutto più sentita per gli store fisici, che dopo sei mesi avevano perso quasi la metà del loro valore (-47,7%). La crescita delle librerie nel 2021 è stata del 51,8%. Per quanto si tratti di una sorta di unicum nell’editoria cinese moderna, non è sufficiente per tornare al 2019: nel confronto con l’epoca pre-Covid le librerie hanno perso addirittura il 20,1%. Tali dati non hanno però scoraggiato l’entusiasmo dei librai cinesi, e anzi a fronte di 1500 chiusure di punti vendita nel 2020 ci sono state ben 4.000 aperture.

La crescita dell’online prosegue, seppur a ritmi meno serrati rispetto al passato, assestandosi sul 3,1% rispetto ai primi sei mesi del 2020 e sul 10% rispetto allo stesso periodo del 2019. È forse questo il numero più importante del report di OpenBook: il mercato cinese è sempre più dipendente dall’e-commerce (nel 2020, va ricordato, è arrivato a rappresentare il 79% del valore totale), e se la sua crescita rallenta proprio contestualmente alla pandemia vuol dire – forse – che l’editoria del Paese sta entrando in una fase più matura e stabile.

Venendo ai generi, nei primi sei mesi dell’anno l’editoria cinese si conferma trainata dai libri per bambini (27,7% del totale) e dai libri di testo e supporto allo studio (27,2%). Seguono le scienze sociali (20%) e la narrativa. I libri per bambini sono in leggero calo, ma va considerato il boom che hanno avuto l’anno precedente per la necessità di intrattenere i più piccoli nelle case. In un’ottica di medio periodo, d’altro canto, si potrebbe ricordare che da meno di un mese in Cina è diventato possibile avere un terzo figlio e che più in generale è aumentato l’interesse per misure di incentivo (e sostegno) alla natalità.

Un ultimo aspetto che merita di essere enfatizzato, e che aiuta a spiegare da un lato l’erosione degli store online a danno di quelli fisici, dall’altro il fatto che gli acquirenti occasionali tendano a preferire i primi, è la scontistica. Se le librerie arrivano al 10% di sconto, gli store online hanno attuato politiche dei prezzi ancora più aggressive degli anni precedenti arrivando a uno sconto medio sul prezzo di copertina del 43%, escludendo le promozioni extra.

Se il primato degli store online su quelli fisici sembra ormai inscalfibile, le maggiori novità potranno forse venire in futuro da un allargamento dei formati utilizzati: nel 2020 abbiamo potuto assistere a una crescita della lettura trainata dal digitale, per una fetta di mercato pari ormai al 22% dell’indotto totale dell’anno.

L'autore: Bruno Giancarli

Dottorato in filosofia a Firenze, Master in editoria di Unimi, Aie e Fondazione Mondadori. Attualmente lavoro presso l'Ufficio studi Aie. Mi interessano i dati della filiera editoriale e le loro possibili interpretazioni.

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