Il tuo browser non supporta JavaScript!
Vai al contenuto della pagina
Librerie

Il centro di Barcellona sta tornando a riempirsi di librerie

di Alessandra Rotondo notizia del 30 settembre 2025

«Tutte le capitali europee si somigliano tra loro; ogni capitale europea che resiste all’omologazione lo fa a modo suo». Volendo parafrasare Tolstoj e il celebre incipit di Anna Karenina, questo articolo potrebbe aprirsi così.

È da qualche anno, infatti, che i centri delle grandi città europee, sotto la spinta della turistificazione e della globalizzazione commerciale, finiscono sempre più spesso per assomigliarsi tutti: stesse catene di fast fashion e di fast food, stessa cartellonistica pubblicitaria, stessi servizi di car sharing e di mobilità dolce, stessi corrieri delle stesse società di delivery con gli stessi zaini cubici a sfrecciare su marciapiedi e corsie.

In questo processo di standardizzazione, ciò che contribuisce a preservare il carattere unico di una città sono i presìdi culturali capaci di radicarsi nel tessuto urbano e sociale: teatri, sale cinematografiche indipendenti, spazi di dialogo e di aggregazione. E librerie: non solo luoghi di acquisto, ma crocevia identitari che restituiscono riconoscibilità ai quartieri e ne alimentano la vita collettiva.

Barcellona lo ha sperimentato sulla propria pelle, racconta El País. Quando nel 2013 chiuse la storica libreria Canuda – e nello stesso giro di anni la Catalònia, la Crisol, la Ona (nella sede originaria di Gran Via) e Happy Books/La Formiga d’Or – molti lessero la trasformazione del centro come un segnale di perdita: i libri lasciavano il posto a grandi insegne internazionali, e il cuore cittadino sembrava destinato a diventare sempre più una vetrina per turisti che uno spazio vissuto dai residenti.

Negli ultimi anni, però, il quadro è cambiato: nel quartiere dell’Eixample, tra Diagonal e Ronda Universitat, è nata quella che alcuni chiamano già «isola letteraria», un insieme di librerie che parrebbe aver riportato centralità culturale e nuove forme di socialità al cuore della città.
 
Le nuove aperture
Simbolo di questa rinascita è La Central, che ha inaugurato una nuova sede in Carrer Consell de Cent, affiancando gli altri due punti vendita di Barcellona e i due di Madrid. Il cambiamento coincide con una nuova fase societaria: dopo anni alla direzione, Antonio Ramírez ha passato il testimone ad Alessandro Ulivieri, rimanendo come consulente. La libreria, entrata nel gruppo Feltrinelli insieme all’editore Anagrama, punta oggi con decisione anche alla narrativa per ragazze e ragazzi.


Visualizza questo post su Instagram

Un post condiviso da La Central (@lacentral_bcn)



Accanto a La Central cresce il progetto Finestres, nato dall’impegno di Sergi Ferrer-Salat. Dopo le due librerie in Carrer Diputació, è previsto un terzo spazio dedicato al fumetto e agli eventi culturali e un quarto a Gràcia come centro di riflessione sulla Palestina. Anche Ona, rilanciata da Tatxo Benet a partire dallo storico marchio fondato nel 1962, si è radicata in Carrer Pau Claris con una forte attenzione al catalogo in catalano e un’intensa programmazione culturale. Non lontano, Documenta, fondata nel 1975 a Ciutat Vella e trasferitasi nel 2014 in Carrer Pau Claris, continua a essere uno dei poli culturali più attivi della città, oggi guidata da Eric del Arco, presidente del Gremi de Llibreters.


 

Le librerie storiche
D’altronde, nonostante le chiusure dell’ultimo decennio, l’Eixample – e in generale il centro cittadino – non ha mai smesso di coltivare una certa vocazione editoriale. La libreria Jaimes, specializzata in testi e narrativa francesi, è nata nel 1941 e dal 2013 si trova in Carrer València, mentre la libreria italiana Le Nuvole è attiva da quasi 15 anni nel confinante quartiere di Gràcia. La Herder, aperta nel 1925 in Carrer Balmes e oggi casa editrice, è diventata Alibri nel 1999 ed è stata recentemente rilevata da Bookish. Laie, fondata nel 1980 in Carrer Pau Claris, è la sola delle 26 librerie del gruppo non legata a musei o centri culturali: al suo interno ha una caffetteria e cura un palinsesto settimanale di eventi molto ricco e partecipato.


Visualizza questo post su Instagram

Un post condiviso da ALIBRI LLIBRERIA (@alibri_llibreria)



Ancora, la catena Casa del Llibre, controllata da Planeta, conta su due sedi centrali – Passeig de Gràcia e Rambla de Catalunya – che si affiancano a una rete di 72 punti vendita in tutta la Spagna. Abacus, aperta nel 1981 in Carrer Ausiàs Marc e tradizionalmente associata alla vendita di materiale scolastico, ha oggi intrapreso una riconversione verso il libro e la lettura per piacere, sostenuta dalla casa editrice Abacus Futur e da iniziative di partecipazione in esercizi indipendenti come la Llibreria22 di Girona.

Fra le esperienze con identità più marcata vanno citate poi la libreria Calders, guidata da Isabel Sucunza e Raquel Santanera, con una proposta multilingue e fortemente legata al quartiere Sant Antoni, la storica libreria di viaggi Altaïr e la Sant Jordi, che continuerà a esistere grazie alla collaborazione con l’agenzia di viaggi Temps d’Oci. A breve tornerà in centro anche Fnac, con una nuova sede sulla Rambla dopo la chiusura dello store di El Triangle.


Visualizza questo post su Instagram

Un post condiviso da Llibreria Calders (@lacalders)

 

Tra grandi gruppi e mecenati, nuovi pubblici e vecchie sfide
Le librerie dell’Eixample rappresentano un ventaglio di realtà e intenti imprenditoriali eterogenei. Da un lato ci sono le catene sostenute da grandi gruppi editoriali, come Casa del Llibro (Planeta) e La Central (Feltrinelli). Dall’altro ci sono librerie nate grazie al mecenatismo culturale, come Finestres e Ona, che registrano perdite ma si mantengono grazie alla volontà dei loro promotori di incidere sulla vita culturale della città. In mezzo, realtà peculiari come Laie o Abacus – che nel tempo hanno costruito modelli economici solidi agganciando esigenze e pubblici specifici –, e librerie indipendenti fondate su iniziative imprenditoriali individuali o di piccoli collettivi, affidate – anche per la sopravvivenza economica – al rapporto personale con la comunità lettrice del quartiere di riferimento.


Visualizza questo post su Instagram

Un post condiviso da Altaïr (@altairllibreria)



In generale, il caso dell’«isola letteraria» va letto insieme alla trasformazione del modello librario degli ultimi quindici anni. La chiusura delle grandi librerie del centro ha favorito l’apertura di librerie di quartiere, spesso con cataloghi ridotti ma molto attive sul piano culturale. Oggi, la concentrazione nell’Eixample offre una nuova visibilità, ma pone anche interrogativi: basteranno i lettori e le lettrici orbitanti nell’area a sostenerne le vendite?

Il tasso di lettura in Catalogna è cresciuto dal 66,6% del 2010 al 73,9% del 2024, ma non mancano le incognite. Alcuni osservatori parlano di «effetto vetrina» per i punti vendita del pieno centro, altri sottolineano che molte zone della città restano comunque sguarnite di librerie. Raquel Santanera (Calders) ricorda che il modello delle librerie di quartiere non può competere con i budget delle grandi realtà: la loro forza resta nel rapporto personalizzato con la comunità.
 
Identità contro omologazione
Se tutti concordano nel vedere la proliferazione di librerie come un segnale positivo, librai e libraie avvertono contro facili trionfalismi. La crescita del settore negli ultimi anni non cancella la fragilità di un mercato segnato dalla concentrazione editoriale, dalla concorrenza online e dal peso di un turismo che sposta sempre più l’asse gravitazionale del centro dalle esigenze dei residenti a quelle, volatili e spesso intrusive, dei visitatori.

La speranza è che le librerie possano rappresentare un argine contro l’omologazione e la spersonalizzazione dei centri urbani. Non solo punti vendita, ma spazi di incontro, luoghi di riconoscimento collettivo, presìdi culturali capaci di restituire a Barcellona – e a ogni città europea, e del mondo – un’identità che rischia di dissolversi, tra le insegne dei grandi marchi globali e i negozi di calamite da attaccare al frigo a vacanza finita.

L'autore: Alessandra Rotondo

Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi sono responsabile del contenuto editoriale del Giornale della Libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.

Guarda tutti gli articoli scritti da Alessandra Rotondo

Inserire il codice per il download.

Inserire il codice per attivare il servizio.