Le storie guidano il mondo e la piccola e media editoria italiana è uno dei più vasti e ricchi laboratori di narrazioni attivi nel nostro panorama culturale. Portavoce di universi narrativi e instancabili organizzatori di cultura capaci di interpretare i desideri dei lettori e trasformarli in libri, gli oltre 400 marchi presenti a Più libri più liberi rappresentano una ricchezza inestimabile per il settore. Tuttavia troppo spesso, invece di raccontare queste storie e ciò che di positivo va costruendosi, indugiamo sulla narrazione della crisi e dei suoi effetti che, certo, sono reali e presenti, ma per fortuna non sono l’unica chiave interpretativa per analizzare quanto sta accadendo oggi.
In un Paese in cui di «grandi imprese» industriali ne restano poche e il tessuto della piccola media imprenditoria versa da tempo in gravi condizioni a causa delle difficoltà nell’accesso al credito, della non elevata propensione all’innovazione tecnologica, della scarsa attenzione alla formazione e all’internazionalizzazione e via elencando, non c’è da stupirsi se la piccola editoria ha ottenuto in questi anni risultati inferiori a quelli della media del settore.
Il 2014 è il quarto anno di una crisi che ha iniziato a cambiare il settore: dai modi di acquistare e leggere dei clienti alla comunicazione, fino al diverso peso assunto dai vari canali di vendita che, a fronte della crescita dell’e-commerce del libro fisico e dell’e-book, registrano il calo della quota di mercato della libreria.