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Mercato

China Literature. Luci e ombre dell’editoria digitale cinese

di Alessandra Rotondo notizia del 28 dicembre 2017

L’editoria cinese sta attraversando un periodo di grande prosperità e rinnovamento. I numeri che la caratterizzano sono sempre più importanti, e verticale è la crescita di attenzione che sta riservando a fenomeni, target e segmenti di mercato considerati marginali fino a pochi anni fa: primo tra tutti, quello delle pubblicazioni per bambini e ragazzi.

Con un’industria creativa che vale 5 mila miliardi di yuan (più di 640 miliardi di euro) – e si appresta a poter competere, per dimensioni, con quella statunitense – e un pubblico di lettori sempre più imponente e «affamato» (i dati Amazon del 2016 dicevano che il 56% della popolazione aveva letto più di 9 titoli durante l’anno), la Cina ha incontrato nei formati digitali uno dei più preziosi alleati per la crescita della sua editoria.

Oltre lo sviluppo dell’e-book – a sua volta sostenuto – sarebbero 353 milioni i lettori di «letteratura online» e più del 90% di questi si servirebbe dello smartphone per leggere contenuti di fiction. In più, il fenomeno digitale ha ampliato esponenzialmente le possibilità dei giovani autori in cerca di pubblico cui sottoporre i propri lavori: un potenziale vantaggio non privo di controindicazioni.

Uno degli indicatori più netti dell’esplosione della readership sul web è il valore di mercato raggiunto da China Literature, la più importante piattaforma di online publishing del Paese: al tempo stesso distributore di e-book, contenitore di short story native e community a metà strada tra Wattpad e Goodreader. La società, controllata dal colosso orientale dell’IT Tecent, copre da sola il 70% della domanda di letteratura online della Cina, con i suoi quasi 10 milioni di titoli disponibili (tra i generi più rappresentati, il fantasy  e il romance) creati da oltre 6 milioni di scrittori e destinati a un pubblico medio di 192 milioni di utenti.

Come succede per Wattpad, i livelli di servizio offerti da China Literature sono diversi e diverse sono le condizioni contrattuali (e commerciali) proposte agli autori. Circoscrivendo il discorso a quelli più celebri, con la firma del contratto cedono i diritti della loro opera alla piattaforma e accettano di venire remunerati secondo un modello pay-for-words altamente sfruttante, che calibra il compenso a parola sulla fama dello scrittore. Poiché l’unico modo per incrementare i guadagni, soprattutto per gli autori di media notorietà, è quello di aumentare il numero di parole utilizzate, il risultato è l’innesco di un circo vizioso che porta a una generale perdita di qualità in favore della quantità.

Nel 2016 China Literature ha pubblicato 41,4 miliardi di parole: in media ogni romanzo ospitato dalla piattaforma ne conteneva un milione o più. Sul fronte delle royalties, sempre nello stesso anno la società ha pagato, nel complesso, quasi un miliardo di yuan (circa 130 milioni di euro) a più di 5 milioni di autori. Ma se poco più di un centinaio di scrittori «premium» ha ricevuto, a testa, un milione di yuan (circa 130 mila euro), i compensi medi degli altri – la stragrande maggioranza – non hanno superato i 200 yuan (poco più di 25 euro).

C’è un’altra questione centrale da affrontare quando si parla di «letteratura online», ed è quella della pressione esercitata sullo scrittore dal feedback continuo dei lettori. Piattaforme come China Literature, nel mettere in contatto diretto lo scrittore e il lettore, favoriscono il processo per cui quest’ultimo tiene in scacco il primo sotto il ricatto della «non lettura». Per corteggiare l’utente e non fargli cancellare il suo abbonamento, sempre più l’autore s’impegola in trame forzatamente bizzarre, moltiplica fino allo sfinimento il numero dei personaggi e intriga inestricabilmente le loro storie, il tutto al comando dello schiocco di frusta del giudizio del lettore. Non l’ambiente ideale per far crescere la qualità delle proprie opere e della propria scrittura.

L’identikit dell’autore «di successo» di fiction online? Trentasettenne, maschio più che femmina (65% vs 35%), scrive almeno 5 mila parole al giorno (ma molti raggiungono le 20 mila) dedicandosi alla scrittura per più di 8 ore. Un lavoro a tempo pieno raramente pagato come tale.

L'autore: Alessandra Rotondo

Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi sono responsabile del contenuto editoriale del Giornale della Libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.

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