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«Un editore su quattro in Italia, è un piccolo editore. Un terzo dei titoli che entrano nei canali di vendita è pubblicato da piccole e medie case editrici. La piccola e media editoria, specularmente al settore manifatturiero nazionale, è fatto da piccole e medie imprese che pubblicano libri ed e-book (sono un terzo del totale). Il suo peso sul mercato trade negli ultimi anni – lentamente – cresce: dal 31,0% del 2013, al 31,1% dell’anno successivo, al 32,0% dello scorso anno. Ci sono state settimane in cui nelle classifiche di vendita capeggiavano autori e titoli pubblicati da piccole case editrici. I marchi sono noti. Difficile sostenere che il sistema industriale della piccola e media editoria non sia una parte centrale del sistema industriale che compone la nostra filiera. Capacità di innovazione di prodotto (tradotto: autori, generi, letterature nuove, mai lette e sentite), di processo (un po’ meno, ma c’è: se pubblico libri su una certa area linguistica, perché non fare corsi o festival?), di internazionalizzazione (diritti, ma non solo). E anche di concept fieristico-espositivo. [...] Non sappiamo quanto una manifestazione come PLPL abbia influito su tutto questo. Certamente è servita a dare consapevolezza a questi editori di essere un sistema d’impresa, che sul mercato compete».