Il mercato di questo 2017 appena trascorso vede finalmente dei seri e significativi numeri positivi. Gli anni che ci siamo lasciati alle spalle sono stati anni importanti. Dietro ai valori negativi – e che, a scanso di equivoci, non abbiamo ancora recuperato – ci sono state radicali e profonde trasformazioni, che hanno costretto tutti a ripensare l’organizzazione delle proprie attività. Dai mercati di sbocco che guardano sempre più alla dimensione internazionale alla capacità di lavorare editorialmente, commercialmente e dal punto di vista tecnologico su più piattaforme (carta, e-book e versione audio), fino al processo di cambiamento di pelle delle librerie (che oggi sono sempre meno spazi dove trovare soltanto esposti assortimenti e sempre più luoghi di scambio di relazioni e di «emozioni», punti di riferimento per un territorio metropolitano o per il quartiere in cui il binomio libro/autore rappresenta l’asset centrale). Quello che vediamo essere avvenuto a Roma e a Milano in termini di chiusure e nuove aperture ci dice proprio questo. Chiudono storiche librerie – e anche per aspetti che non sempre hanno a che fare con l’andamento del mercato e con i cambiamenti nei comportamenti di acquisto dei lettori – ma altre ne aprono. Nuove generazioni di libraie e di librai (l’inversione nell’ordine del genere non è puro espediente retorico) si affacciano sulla scena con modelli (e superfici e servizi) di libreria molto diversi da quelli che si aprivano solo dieci anni fa.
Forse gli stessi lettori non sono quelli che i dati sulla lettura recentemente ripresi dalla stampa ci dicono.
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Indice testuale
di Diego Guida
p.4
Più liberi di incontrare più libri
Intervista a Fabio Del Giudice
p.6
Questione di benefit
di Giovanni Peresson
p.8
Dieci anni di librerie
di Emilio Sarno
p.11
A marzo è Tempo di libri
Quattro pagine dedicate alla fiera internazionale dell'editoria
p.16