Già l’andamento ondulatorio e sussultorio che la lettura infantile fa registrare ormai da cinque-sei anni a questa parte dovrebbe indurci – oltre a capire e indagare meglio il fenomeno di quanto non faccia la pur meritoria indagine Doxa Junior o la Multiscopo di Istat – a riflettere su come i bambini oggi, che saranno i lettori e i clienti dell’editoria di domani, si avvicinano e allontanano dal libro e dalla lettura da un anno con l’altro; e si avvicinano e allontanano, parrebbe, nella più assoluta indifferenza nei confronti della pagina scritta.
Infedeltà?
Infedeltà del bambino nei confronti di un prodotto come il libro allo stesso modo in cui è infedele nei confronti di marche di merendine e patatine, di zainetti e felpine, o di suonerie o personaggi del mondo dello spettacolo? Pronti ad abbandonare le pagine dei libri non appena quello che trovano sui banchi della libreria, o del supermercato, non risponde più ai loro gusti? E quanto contano in tutto questo (se contano) il diffondersi anche tra i bambini delle nuove tecnologie (dal telefonino a Internet), oppure il disorientamento tra un’offerta in cui anche gli «esperti» adulti faticano ormai a raccapezzarsi?