Il mercato editoriale americano rappresenta una grande opportunità ed un target obbligato per l’editoria italiana che cerca nell’internazionalizzazione una risposta concreta alla crisi del settore.
A dimostrarlo è l’Italian Publishing Research Project, una ricerca realizzata dall’Ice e presentata ai piccoli editori di Più libri lo scorso dicembre, nella quale si esamina la vendita dei diritti di libri italiani nel mercato Usa e il posizionamento dell’Italia rispetto ai suoi diretti concorrenti.
Tra il 2012 e il 2014, sono stati tradotti dall’italiano e pubblicati negli Stati Uniti 174 testi. Di questi il 50% erano romanzi, il 36% afferivano al genere della saggistica, l’8% alla poesia e il 6% erano libri per bambini. Suddividere questi dati in categorie, porta ad interessanti osservazioni: se per la narrativa i numeri sono rimasti stabili, la poesia, invece, ha avuto ampie oscillazioni, mentre la letteratura per l’infanzia ha registrato una costante crescita e, al contrario, la saggistica ha registrato un calo continuativo. Una delle scoperte più interessanti tra i dati raccolti, è la forte mancanza di uniformità
tra gli editori che hanno pubblicato testi italiani tradotti in inglese. Nel corso degli ultimi tre anni, 81 differenti editori hanno pubblicato almeno un libro tradotto dall’italiano e i primi nove hanno pubblicato quasi la metà di tutti i titoli tradotti dall’italiano. Si tratta di un mix interessante di grandi case editrici commerciali (FSG, Penguin), stampatori indipendenti (Chelsea Editions, Other Press), un editore universitario (University of Chicago) ed un paio di editori con forti legami con l’Italia (Europa Editions, Rizzoli).