Il 2021 è stato un anno record per le principali editorie mondiali, con poche eccezioni (su tutte la Germania): era perciò lecito aspettarsi un 2022 caratterizzato da segni meno per la maggior parte dei mercati. Lo abbiamo visto per esempio per l’Italia durante il 40esimo Seminario di perfezionamento della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri: lo stesso vale per il primo mercato mondiale, gli Stati Uniti.
Stando alle stime diffuse dall’Associazione degli editori Americani (AAP), l’editoria americana ha perso il 6,4% rispetto al 2021. I valori, è bene ricordarlo, sono provvisori: i dati coprono un perimetro di 12,6 miliardi di dollari a fronte di un mercato che nel 2021 ne valeva 29,3. Nonostante ciò, è possibile trarre alcune considerazioni già a partire da questi primi risultati. Qualora venissero confermati, significherebbe che nel 2022 la contrazione è stata pari a 1,9 miliardi di dollari (circa 1,8 miliardi di euro al cambio del 31 dicembre).
Il punto di partenza non può che essere il 2021, anno che ha registrato un +12,3% sul 2020 – 3,23 miliardi di dollari in più. Gli elementi salienti dell’anno erano stati una crescita dei tascabili più pronunciata rispetto a quella degli hardcover, una flessione degli e-book e un proseguo nella crescita degli audiolibri. Tutti elementi che, in diversa misura, troviamo anche guardando l’andamento del 2022.
La contrazione dell’editoria nel suo complesso nel 2022 dipende soprattutto dal -6,2% della varia (fisica e digitale), la fetta principale del mercato americano. Se si guarda ai formati, si scopre che sono stati gli hardcover a trainare la decrescita (-13,9%). Per quanto i dati provvisori debbano essere presi con le dovute cautele, il segno meno è talmente pronunciato da far sì che i tascabili (+1,1%) siano diventati il principale formato della varia nel 2022 negli Stati Uniti. Le spiegazioni di un simile fenomeno possono essere molteplici, ma in attesa dei dati definitivi è possibile avanzare quantomeno due ipotesi, tra di loro non escludentesi. La prima è l’assenza di novità capaci di imporsi come bestseller – un fenomeno che, fatte le debite proporzioni, abbiamo riscontrato anche nel caso del mercato italiano –, il che si tradurrebbe in una maggior propensione all’acquisto di titoli di catalogo, disponibili in tascabile. Una seconda spiegazione potrebbe essere (e qui il condizionale è d’obbligo) l’effetto dell’inflazione, la quale nel 2022 ha segnato un +6,5% su base annua: per quanto la domanda di libri sia tendenzialmente anelastica, un aumento così marcato del costo della vita può aver spinto i consumatori in parte a ridurre gli acquisti di libri – il che spiegherebbe il calo degli hardcover, e del mercato nel suo complesso – e in parte a rivolgersi a formati più economici, da cui discenderebbe la tenuta dei tascabili.
Una conferma indiretta della prima ipotesi la si ha per deduzione dall’analisi delle vendite natalizie, vale a dire il momento in cui le novità tendono a imporsi maggiormente: stando a un rapporto di NPD BookScan relativo ai soli libri di varia a stampa, nel periodo natalizio 2022 il mercato ha perso l’8% a copie e il 7% a valore rispetto al 2021, pur rimanendo largamente al di sopra del 2019 (rispettivamente + 7% e +12%). Se si guarda ai bestseller dell’anno, del resto, soltanto 3 titoli sono delle novità: It starts with us e Reminders of him di Colleen Hoover (rispettivamente 3° e 8°) e Diper Överlöde, il 17esimo volume della serie Diario di una schiappa di Jeff Kinney (9°), ed è emblematico che il titolo più venduto di dicembre, The Light We Carry: Overcoming in Uncertain Times di Michelle Obama, è assente dalla top 10 del 2022. I numeri raggiunti dal suo precedente libro, Becoming, sembrano lontani.
Venendo al digitale, gli e-book continuano a perdere valore (-6,6%), confermando che quello del 2020 era stato un boom frutto dell’eccezionalità della pandemia. Il 2021 infatti aveva segnato un -5% ed è probabile che il secondo anno col segno meno abbia riportato il formato a valori prossimi o addirittura inferiori a quelli del 2019, “bruciando” così il guadagno accumulato. Discorso diverso per gli audiolibri (+7,0%): la loro crescita è anche nel 2022 la più pronunciata tra i vari formati, ma qualora il valore venisse confermato ciò implicherebbe l’interruzione della striscia positiva di 10 anni di crescita a doppia cifra che li aveva contraddistinti. A prescindere da ciò, gli andamenti delle vendite di e-book e di audiolibri stanno disegnando parabole opposte negli ultimi anni (discendente la prima, ascendente la seconda): sarà interessante capire se il soprasso del download di audiolibri a scapito degli e-book in termini di valore del venduto sia già avvenuto nel 2022 o se occorrerà ancora aspettare uno-due anni. Al momento l’ipotesi più probabile sembra essere la seconda.
Per quanto riguarda l’editoria non di varia i valori provvisori diffusi dall’AAP mandano dei segnali non incoraggianti. L’editoria accademica segna un -7,5%, per un totale di 2,9 miliardi di dollari: il dato reale difficilmente si discosterà di molto, nella misura in cui le stime coprono la grande maggioranza del settore. I valori dell’editoria professionale (-5,5%), al contrario, sono meno attendibili, perché si riferiscono a un perimetro (457 milioni di dollari) pari a circa un quinto del totale. L’editoria religiosa ha perso il 6,1%, per un totale di 758 milioni di euro. Mancano infine i dati della scolastica, il settore che era cresciuto maggiormente nel 2021 (+25,3%, ma dopo un anno in cui aveva registrato -12,3%), a causa di complicazioni nella raccolta dei valori.
I prossimi mesi ci diranno se le prime stime verranno confermate o meno, anche per poter comprendere quali trasformazioni avvenute nel 2022 si ripercuoteranno anche nell’anno in corso. La maggiore spinta del catalogo rispetto alle novità, per esempio, è continuata anche a gennaio. Al netto di una mappatura più granulare dei diversi settori che compongono l’editoria americana, il nodo che aspetta di essere sciolto è un altro, quello relativo ai canali. Il boom del 2021 era dipeso esclusivamente dalle vendite di varia nei canali trade fisici (+40,4%), dopo cinque anni consecutivi di contrazione. La flessione del 2022 ha coinvolto maggiormente i punti vendita fisici o quelli online? Alcuni fenomeni che abbiamo evidenziato (mancato traino della novità, rallentamento natalizio) potrebbero essere interpretati anche come spia di una difficoltà delle librerie. Lo scopriremo nei prossimi mesi.
Dottorato in filosofia a Firenze, Master in editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Attualmente lavoro presso l'Ufficio studi AIE. Mi interessano i dati della filiera editoriale e le loro possibili interpretazioni.
Guarda tutti gli articoli scritti da Bruno Giancarli