In occasione dei 150 anni di AIE – Associazione Italiana Editori, abbiamo voluto dare nuova vita ad alcune delle pagine più belle e interessanti del «Giornale della libreria», house organ dell’Associazione che dal 1888, anno della sua nascita, vuole essere punto di riferimento per chi lavora in editoria e nell’industria del libro.
Di seguito trovate invece una gallery con illustrazioni e pubblicità, contenute nei volumi del «Giornale della libreria» dal 1934 al 1938.
Se già dall’instaurarsi del regime fascista, l’editoria italiana si è fin da subito scontrata col problema della censura, in questi anni la situazione si inasprisce in modo considerevole. Le case editrici che si erano mostrate comunque abili nel dare spazio a molti autori stranieri nel proprio catalogo tramite alcuni escamotages, in questi anni di guerra sono costrette a rivedere la propria linea editoriale.
Nasce in questi anni, a causa della censura e dell’autarchia culturale, una scuola di autori italiani che scrivono romanzi adatti a passare il vaglio del regime, perché in linea con la propaganda e le idee fasciste o perché imperniati attorno ad argomenti leggeri e faceti. Il più delle volte si trattava però di nomi e opere dimenticabili. In questo contesto, vale la pena però ricordare che risale a questi anni il successo dei libri rosa di Liala, una scoperta Mondadori (“Signorsì” fu pubblicato per la prima volta nel 1931), scrittrice particolarmente amata dal pubblico femminile.
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Moltissime poi sono le pubblicazioni che durante il conflitto cercano di disegnare un quadro attuale della situazione: saggi politici, cronistorie spesso riprese dalle trasmissioni radio dai luoghi di battaglia e sull’andamento della guerra, approfondimenti sulle nuove tecnologie del combattimento per mare e aereo.
In questo contesto, spesso di aperto appoggio alle idee del regime e in linea con la sua propaganda, alcuni intellettuali italiani iniziano però a farsi sentire, facendo una resistenza militante che parte prima di tutto dalla cultura. Il caso simbolo è quello della Einaudi che, nonostante gli arresti, continua nell’impresa editoriale che si era prefissata fin dalla sua nascita: realizzare «un progetto editoriale con interventi nel campo della storia, della critica letteraria e della scienza e con l'apporto di tutte le scuole valide, non appiattite dal prevalere della politica sulla cultura».
Laureata in Filologia, mi sono poi specializzata e ho lavorato in comunicazione, approdando infine al Master in Editoria della Fondazione Mondadori. Oggi mi occupo di editoria digitale e accessibilità in Fondazione LIA, e collaboro col Giornale della libreria. Sono interessata a tutto ciò che è comunicazione della cultura, nuovi media, e mi affascinano gli aspetti più pop e innovativi del mondo del libro.
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