Siamo negli anni dell’ascesa del fascismo e della sua radicalizzazione in regime, e l’industria editoriale ne sente fin da subito le conseguenze a partire da quello che sarà il settore più colpito durante il ventennio: l’editoria scolastica.
Un iter che inizia nel 1923 con l’introduzione delle Commissioni per l’esame dei libri di testo delle scuole elementari. Tutti i libri di testo dovevano prima passare al vaglio delle Commissioni Regionali e non potevano essere distribuiti senza l’approvazione finale dei Provveditori agli studi. Il danno, oltre che alla libertà di espressione e di stampa, era all’intera catena del libro, che si vedeva rallentata enormemente. Al primo controllo quasi sempre doveva seguire una revisione da parte dell’editore, ma spesso diventava una fatica di Sisifo, dal momento che la Commissione non controllava soltanto la “bontà” del contenuto, ma anche la qualità delle illustrazioni, il linguaggio utilizzato, la veste tipografica, secondo i dettami della riforma gentiliana.
Le pubblicità di manuali di testo presenti in questa gallery insistono non a caso sulla ricevuta approvazione. Basti pensare che, soprattutto per alcune tipologie come quella delle antologie di lettura, spesso del totale dei libri vagliati ne venivano bocciati più della metà. Come sappiamo, siamo soltanto all’inizio di un complesso percorso di controllo sull’educazione scolastica, che porterà nel 1929 all’introduzione (a partire dall’anno scolastico 1930-31) del libro unico, di fatto stroncando l’editoria scolastica.
Ma le pagine di questi anni del «Giornale della libreria» fotografano anche alcune lodevoli iniziative dal punto di vista editoriale. È il caso della nascita di Slavia, casa editrice torinese, fondata da Alfredo Polledro e Rachele Gutman, che dal 1926 diedero il via a un interessante progetto di traduzione in italiano di opere dei più importanti autori russi, tra cui Dostoevskij, Puškin e Tolstoj. Si tratta di un progetto che è passato alla storia dell’editoria per il metodo adottato: per la prima volta, infatti, i testi furono tradotti a partire dall’originale lingua russa e non da una traduzione francese. In gallery troverete le pubblicità delle prime uscite della collana Il genio russo, iniziata da I fratelli Karamazov
Parlando di tecnologia, le pagine dei numeri del «Giornale della libreria» del 1922 sono costellate di pubblicità della nuova macchina da scrivere della Remington Rand, che proprio nel 1922 con la Remington standard 12 aveva ripreso la produzione della Remington Typewriter Company. In Italia in questi primi anni le macchine da scrivere erano importate e distribuite da Cesare Verona, fino a quando la sede a Torino non verrà distrutta da un bombardamento nel 1943.
Tra le altre curiosità che troverete nella gallery:
Laureata in Filologia, mi sono poi specializzata e ho lavorato in comunicazione, approdando infine al Master in Editoria della Fondazione Mondadori. Oggi mi occupo di editoria digitale e accessibilità in Fondazione LIA, e collaboro col Giornale della libreria. Sono interessata a tutto ciò che è comunicazione della cultura, nuovi media, e mi affascinano gli aspetti più pop e innovativi del mondo del libro.
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