In occasione dei 150 anni di AIE – Associazione Italiana Editori, abbiamo voluto dare nuova vita ad alcune delle pagine più belle e interessanti del «Giornale della libreria», house organ dell’Associazione che dal 1888, anno della sua nascita, vuole essere punto di riferimento per chi lavora in editoria e nell’industria del libro.
Di seguito trovate invece una gallery con illustrazioni e pubblicità, contenute nei volumi del «Giornale della libreria» dal 1934 al 1938.
Sono anni in cui la libertà di stampa e di parola è messa in crisi in continuazione, con l’obbligo di far passare le pubblicazioni al vaglio degli organi di controllo e di censura fascista. L’intervento del governo va dal deposito obbligatorio delle opere alla censura, dal libro unico di testo alla propaganda e alle azioni messe in atto per dimostrare il valore e il «prestigio del libro italiano». Senza considerare che non è possibile fare una stima precisa del fenomeno della censura preventiva da parte di editori e traduttori.
Fioriscono poi pubblicazioni di propaganda fascista: discorsi e biografie di Mussolini e di altri personaggi di spicco del governo, titoli che riflettono l’interesse per i temi di attualità dell’epoca, in particolare sulla guerra di Etiopia o sul colonialismo italiano dell’Africa orientale.

Una caricatura degli editori presenti al Convengo nazionale degli editori tenutosi a Torino nel 1936. Dall'alto in basso e da sinistra a destra: Arnoldo Mondadori, Alberto Corticelli, Enrico Bemporad, Mario Salani, A. F. Formiggini, Attilio Quattrini, Enrico Dall'Oglio, R.E. Ceschina, Antonio Vallardi, Giovanni Laterza.
Per comprendere il grado di autarchia culturale di quegli anni è utile leggere una nota da parte del Ministero dell'educazione nazionale e della cultura popolare, apparsa sul Giornale della libreria nell’aprile 1938: «Bisogna risolutamente chiudere le nostre frontiere a tutta la varia letteratura corrosiva, decadente, falsa e artificiale. Romanzo o storia, politica o poesia non importa. Noi ci dobbiamo liberare da tutti i germi distruttori, da tutte le influenze malefiche, da tutto ciò che può intaccare la fondamentale sanità del nostro popolo. [...] Lo Stato per proprio conto dovrà vigilare, e dovrà intervenire allorché la buona volontà dei singoli mostri di cedere dinanzi alle meno nobili ragioni della concorrenza».
Nonostante autori e titoli in traduzione dall’estero fossero fortemente osteggiati dagli organi fascisti, gli editori si mostrano capaci di aggirare la censura attraverso alcuni escamotages e di controbilanciare il favore delle autorità con la pubblicazione di un gran numero di autori italiani. È così che in questi anni vengono comunque pubblicati ottimi titoli stranieri, destinati a diventare classici, opere di premi Nobel, di autori e autrici anche eversivi come Virginia Woolf o Colette.
La situazione peggiora con la promulgazione delle leggi razziali nel settembre del 1938, con pesanti ripercussioni culturali a partire dal settore editoriale delle scolastica. Viene vietata la vendita di tutti i libri di autori (o co-autori) ebrei, vietato l’insegnamento nelle scuole di qualsiasi livello a insegnanti ebrei e vengono istituite apposite classi in istituti separati per raggruppare studenti ebrei, ormai esclusi dalle normali scuole sia statali sia private.
La persecuzione razzista tocca tutta la produzione editoriale e, in particolare, alcune storiche case editrici (o marchi che facevano parte di gruppi editoriali con a capo proprietari ebrei): «Non è il caso di ripetere quanto ogni italiano sa sul gruppo di ebrei italiani e francesi che monopolizzò in Italia nell'immediato dopo guerra il mercato librario, facendo largo alla peggiore letteratura pornografica di origine giudaica. Sempre uguale e coerente, l'ebreo raggiungeva il doppio scopo di far danaro e diffondere la corruzione. Corrompere il mondo per meglio dominarlo. Chi non sa che l'editoria italiana era divisa tra il gruppo ebraico Bemporad e l'altro gruppo ebraico Treves (Ali)?» (Giornale della libreria di dicembre 1938, un estratto di Giovanni Preziosi dal periodico Vita italiana).
Laureata in Filologia, mi sono poi specializzata e ho lavorato in comunicazione, approdando infine al Master in Editoria della Fondazione Mondadori. Oggi mi occupo di editoria digitale e accessibilità in Fondazione LIA, e collaboro col Giornale della libreria. Sono interessata a tutto ciò che è comunicazione della cultura, nuovi media, e mi affascinano gli aspetti più pop e innovativi del mondo del libro.
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