Le storie fluiscono da un contenitore all’altro. La narratività si propaga su media e supporti diversi, talvolta si adatta come un fluido al recipiente che la contiene, in altri casi prospera in «recipienti» diversi, funzionali ad approfondire questo o quell’aspetto della storia, questo o quel punto di vista, questa o quella sottotrama. Addirittura la scelta di un media, di un canale anziché un altro, ha un impatto significativo sul tipo, la consistenza, la numerosità del pubblico toccato da quella storia.
È la transmedialità: fenomeno oramai noto nell’universo dei prodotti a vario titolo editoriali – dai libri ai videogiochi, dai character al licensing, dagli universi narrativi fantastici ai fumetti, passando per gli adattamenti cinematografici e televisivi – e sempre più capace di allungare la vita delle storie, di potenziarne e amplificarne l’impatto, anche commerciale.
Un fenomeno che diventa tanto più d’impatto quando tra i punti d’approdo di queste narrazioni c’è un panorama audiovisivo molto più complesso e frastagliato, che sostituisce alla canonica contrapposizione tra autorialità cinematografica e prodotto televisivo mass market la gradazione di colori offerta dalle piattaforme on demand e la loro fame di contenuti.
Insomma, ai tempi del piccolissimo schermo – porta d’accesso verso l’abnorme compagine dell’intrattenimento digitale – lungi dall’esaurirsi, il rapporto tra carta e pixel sembra diventare sempre più intenso. Il caso che fa scuola è quello di House of Cards – trasmessa per sei stagioni da Netflix – adattamento dell'omonima miniserie televisiva prodotta dalla BBC, a sua volta basata sulla trilogia di Michael Dobbs del 1989. Ma gli esempi sono tanti: dalla celeberrima Game of Thrones nata come adattamento televisivo del ciclo di romanzi Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R. R. Martin a The Walking Dead, bastata sull'omonima serie a fumetti scritta da Robert Kirkman. Fino a casi molto più recenti, come il successo planetario di Brigerton, la serie originale Netflix più vista nella storia della piattaforma basata sull’omonima saga di Julia Quinn.
Se il libro è spesso l’incipit di una catena di valore capace di attraversare e coinvolgere altri media (e lo abbiamo recentemente sentito raccontare da Sky Italia e Lux Vide) non vuol dire che questo valore non possa poi al libro ritornare: in forme e modalità diverse. È il caso di Leonardo, fortunata fiction mandata in onda in primavera da Rai 1 che ha fatto crescere del 156% le vendite di titoli dedicati all’artista. O anche quello de La regina degli scacchi che – già tratta dall’omonimo romanzo di Walter Trevis – ha mobilitato le vendite di scacchiere e pedoni, manuali e corsi, e ovviamente del libro di Trevis.
Di pochi giorni fa è poi la notizia dell’acquisizione da parte dell’Editrice Il Castoro dei libri ufficiali di un’altra serie Netflix di culto dedicata al pubblico dei più giovani (ma non disdegnata affatto dagli adulti): Sex Education. In questo caso il passaggio è inverso – dalla serie al libro – e testimonia come il circolo virtuoso della transmedialità possa davvero assumere orientamenti diversi. Licenziati da Hachette Children’s Group in 20 Paesi in tutto il mondo, i due titoli ispirati alla serie – Sex Education: On the road e Sex Education: il sesso, l’amore e le relazioni spiegati bene – usciranno in Italia rispettivamente il 2 settembre e il 14 ottobre. I due libri, l’uno nel genere del romanzo, l’altro del libro non-fiction, conservano l’approccio diretto e delicato alla sessualità adolescenziale tipico della serie e parlano – oltre che al pubblico dei fan – anche a quello più ampio dei young adult.
In considerazione di quanto siano numerose e frastagliate le opportunità da considerare quando si ripensano storie, personaggi e proprietà intellettuali in ottica transmediale, AIE ha voluto dedicare a questi argomenti un ciclo formativo in quattro appuntamenti, dal titolo Libri, film, serie TV: investire nelle storie transmediali. Dal progetto, alla scrittura, alla gestione degli aspetti contrattuali.
Nel primo e nel quarto modulo Paola Corsini, licensing e dramatic rights specialist, illustrerà gli scenari editoriali e progettuali della transmedialità, soffermandosi in concreto sulle attività da svolgere e sulle ricadute pratiche da sull’organizzazione della casa editrice e sulle sue risorse. Si vedrà quindi come proporre i propri titoli alle case di produzione e come lavorare per trasformare un prodotto editoriale in un programma televisivo, cinematografico e/o digitale, o per creare un libro partendo da un film o da una serie Tv.
Alle avvocate Beatrice Cunegatti e Fabrizia Serpieri saranno invece affidati il secondo e il terzo modulo, dedicati ai risvolti legali e contrattuali della trasmedialità, con l’analisi di tutte le implicazioni che queste attività hanno sulla definizione degli accordi contrattuali con tutti gli attori coinvolti: autori, produttori e piattaforme.
I corsi – ai quali ci si può iscrivere singolarmente o, beneficiando di uno sconto, con la formula pacchetto – si rivolgono ai direttori editoriali, responsabili uffici diritti e contratti, editor e consulenti editoriali di case editrici, agenti letterari, producer e responsabili dello sviluppo progetti delle case di produzione. Le informazioni per partecipare e il dettaglio dei singoli appuntamenti – che si terranno nel complesso dal 14 settembre al 25 novembre – possono essere consultati a questo link.
Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi coordino il Giornale della libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.
Guarda tutti gli articoli scritti da Alessandra Rotondo