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Curiosità

In Portogallo i libri potrebbero diventare come i farmaci: prescrivibili

di Bruno Giancarli notizia del 19 ottobre 2021

Attenzione, controllare i dati.

Ogniqualvolta viene stilata una classifica delle librerie più belle al mondo, è difficile che non compaia la libreria Lello di Porto, in Portogallo, resa celebre in tempi recenti dal suo essere stata d’ispirazione per le ambientazioni di Harry Potter. La libreria è famosa anche per aver previsto un biglietto d’ingresso per accedere al negozio – rimborsabile acquistando un libro – e aver così ribadito che, per quanto possa rappresentare una meta d’attrazione turistica, una libreria è e rimane essenzialmente un luogo in cui comprare libri. In questi giorni la libreria si è ritagliata un posto nella cronaca portoghese per una nuova iniziativa: in una lettera aperta ai presidenti dei gruppi parlamentari del Paese ha chiesto che i libri possano essere prescritti dai medici.

L’inizio della missiva è in effetti perentorio: «Per il benessere (fisico e mentale) di tutti, chiediamo che quel bene di primissima necessità chiamato “Libro” possa diventare oggetto di prescrizione medica ed essere trattato fiscalmente come quella spesa per la salute che a tutti gli effetti già è». Messa in questo modo, la proposta può sembrare poco più di una provocazione. In realtà l’idea si basa su diversi elementi che vale la pena considerare.

Partiamo da un precedente, che del resto viene citato nella lettera. L’arteterapia, vale a dire il principio che i consumi culturali possano essere prescritti da un dottore, è attualmente in fase di sperimentazione a Bruxelles: da settembre fino ai tre mesi successivi i medici potranno infatti prescrivere visite ai musei a pazienti affetti da stress e ansia, aiutando così un settore gravemente colpito dalla pandemia come quello museale. Esperienze simili sono state inoltre tentate sia in Quebéc sia in Inghilterra.

La lettera insiste a più riprese sull’idea del libro come bene di prima necessità. L’enfasi che la accompagna, va sottolineato, è più che giustificata: in Portogallo durante la pandemia tale principio è stato a lungo sconfessato e anzi il Paese ha vissuto una situazione paradossale tale per cui, durante la prima parte del 2021, era possibile comprare un libro ovunque (supermercato, edicola, tabaccaio, cartolibreria, stazione di servizio) fuorché in libreria. La battaglia per il libro come bene essenziale, ricordiamo, ha visto l’Italia come apripista in Europa: solo con molta fatica lo stesso principio si è imposto anche in Portogallo e il timore – della libreria Lello, ma non solo – è che con il superamento della fase emergenziale della lotta al coronavirus si allenti anche l’attenzione al mondo del libro.

Non va inoltre dimenticato il contesto nazionale nel quale una misura del genere andrebbe a inserirsi: per quanto il Portogallo abbia visto nei primi sei mesi del 2021 una crescita del +18,9% a valore, il 2020 ha chiuso con un -17% che per le librerie fisiche diventa un -22%. Qualsiasi idea a sostegno dell’acquisto di libri, specie in un Paese tradizionalmente caratterizzato da bassi indici di lettura, può e deve essere accolta con favore. L’aspetto forse più affascinante della proposta e che la differenzia dalle misure già esistenti – pensiamo non solo alla 18app italiana quanto al pass culture in Francia, che impedisce l’acquisto online – è la centralità della libreria e, soprattutto, del libraio: l’idea non è né che il medico consigli genericamente di leggere né che indichi quale lettura affrontare, bensì che inviti a rivolgersi a una libraio, cioè «il vero farmacista», affinché quest’ultimo e il paziente scelgano assieme il libro giusto per la terapia.

Come ultimo ma non meno importante elemento va considerata la tempistica della missiva: ottobre è in Portogallo il mese in cui il parlamento discute il bilancio dello stato per il 2022, e quest’anno la partita si intreccia – come del resto in Italia – con il fondo Next Generation EU. La libreria Lello vuole cioè che la misura che propone sia parte del piano di ripresa del Portogallo.

Che la proposta venga effettivamente discussa in parlamento è, allo stato attuale delle cose, poco più di una flebile speranza. Il problema che però la libreria Lello solleva con la sua iniziativa ha una rilevanza che trascende i confini del Portogallo per almeno due buone ragioni. In primo luogo, il fatto che il libro sia un bene essenziale va ribadito in ogni momento non solo a parole, ma anche con misure che ne certifichino l’importanza per lo sviluppo della persona. Generalmente quando si parla di incentivi alla lettura si pensa quasi sempre ai bambini e non agli adulti: il libro come terapia potrebbe essere un modo per superare questo preconcetto. La seconda, non meno decisiva, è la centralità del libraio nell’ascolto del lettore e nel meccanismo che porta a scegliere il libro adatto. In un panorama nel quale destreggiarsi tra l’offerta di titoli proposti ogni anno diventa sempre più difficile è certamente possibile affidarsi ai social o all’algoritmo dei siti di e-commerce, rendendo l’acquisto di libri qualcosa di simile a una playlist su Spotify: ogni tanto, però, iniziative in apparenza idealiste come quella della libreria Lello ci ricordano che un buon modo per trovare il libro giusto, per stare bene con se stessi e superare un momento difficile è parlarne con chi della scelta e della cura dei libri ha fatto una professione. Che anche medici e terapeuti inizino a ricordarlo potrebbe essere un’idea meno avventata di quel che sembra.

L'autore: Bruno Giancarli

Dottorato in filosofia a Firenze, Master in editoria di Unimi, Aie e Fondazione Mondadori. Attualmente lavoro presso l'Ufficio studi Aie. Mi interessano i dati della filiera editoriale e le loro possibili interpretazioni.

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