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Normativa

La 18app italiana arriva anche in Francia: si chiama Pass Culture

di Bruno Giancarli notizia del 25 maggio 2021

Dopo una fase di sperimentazione iniziata a giugno 2019 e che ha coinvolto 850 librerie sparse in 14 dipartimenti, il Pass Culturela versione francese della 18app, alla quale si ispira esplicitamente – è entrato a pieno regime. La Francia mostra quindi di aver recepito l’appello di FEP (Federazione degli editori europei) a implementare misure per un sostegno strutturale e non emergenziale alla domanda di libri, indicando tra gli esempi virtuosi da seguire proprio la 18app. Per comprendere le specificità dell’iniziativa francese vanno in primo luogo comparati i due bonus.

1) Budget. In Francia sono stati stanziati 80 milioni per il 2021, contro il recente innalzamento da 150 a 220 milioni in Italia. A partire dal 2022 verrà aumentata anche la dotazione del Pass Culture.

2) Target. In Italia i numeri parlano di 1,6 milioni di giovani che hanno già potuto usufruire del bonus dalla prima edizione a oggi. Nel 2020 sono stati poco meno di 390 mila, mentre i ragazzi nati nel 2002 e che si sono registrati da febbraio 2021 sono già 316 mila. In Francia sono 800 mila i giovani di 18 anni che potranno beneficiare quest'anno del Pass Culture.

3) Importo e tempistiche. Grazie al rifinanziamento promosso dal Parlamento, anche quest’anno ogni neomaggiorenne italiano avrà a disposizione 500 euro, da spendere entro 12 mesi. In Francia era prevista la stessa cifra, ma è stata abbassata a 300 euro. Non si può escludere che dietro la riduzione ci sia il fatto che durante la fase di sperimentazione l’importo medio utilizzato sia stato tra i 220 e i 230 euro, stando ai primi dati diffusi dal Ministero della cultura francese. Va inoltre considerato che sono previsti a partire dal 2022 200 euro aggiuntivi per le fasce d’età inferiori, divisi in varie tranche, il che fa sì che venga ristabilito il totale di 500 euro a persona. Il tempo a disposizione per utilizzare il Pass Culture, inoltre, è il doppio rispetto alla 18app, pari a 24 mesi.

4) Beni acquistabili e limitazioni. Tramite la 18app è possibile scegliere tra un ampio ventaglio di beni e servizi, che da quest’anno comprende anche gli abbonamenti ai quotidiani. I beni acquistabili sono disciplinati dalla normativa, ma a parte ciò non esistono vere limitazioni, ferma restando la libertà di ogni esercente di aderire o meno all’iniziativa. In Francia al contrario sono state previste regole più stringenti. In primo luogo, si potrà spendere in beni digitali (e quindi anche in e-book) un massimo di 100 euro. Il punto in assoluto più rilevante è però un altro: non è possibile farsi spedire i beni, a differenza di quanto avviene in Italia. L’idea del presidente della società che gestisce il bonus, Damien Cuier, è quella di favorire l’avvicinamento dei giovani alle librerie, anche se – come rileva Actualitté – viene spontaneo pensare alle difficoltà di chi vive in zone mal servite da librerie. L’obiettivo è avere un impatto sulla struttura competitiva dei canali di vendita, riequilibrandolo a favore delle librerie fisiche, in un periodo in cui – anche in Francia – è in forte crescita l’online, e in particolare Amazon. Da questo punto di vista, la norma è affine all’iniziativa italiana varata lo scorso anno, e che ieri è stata rifinanziata con 30 milioni di euro, per l'acquisto di libri dalle librerie di prossimità da parte delle biblioteche.


Sintetizzando, il Pass culture tende a orientare maggiormente i consumi culturali dei giovani rispetto alla 18app, dilazionando l’importo nel tempo e stabilendo alcuni limiti sui beni e sulle modalità di acquisto. Al netto di questa differenza (non necessariamente negativa), l’iniziativa francese ha già iniziato a mostrare i suoi frutti. Nella sola fase di sperimentazione sono stati acquistati più di 400 mila libri, che rappresentano il 35,4% del budget stanziato. Una volta che il Pass Culture diventerà pienamente operativo, è plausibile che la percentuale salga ulteriormente (in Italia nell'ultimo anno, complici le chiusure, è stato speso in libri l’83% del budget), dato che la pandemia non ha consentito di valutarne pienamente gli effetti.

Il Pass Culture mostra ancora una volta il ruolo di apripista che ha avuto l’Italia nell’ideare una misura a sostegno della domanda per aiutare la filiera editoriale e allo stesso tempo supportare la lettura. Il progetto rilanciato da Franceschini di una card europea per i consumi culturali trova ora un nuovo impulso. In attesa di un simile passaggio, la speranza è che sempre più Paesi seguano il modello italiano, dato che nessuna editoria può pensare di sopravvivere nel lungo periodo senza abituare i giovani alla lettura.

L'autore: Bruno Giancarli

Dottorato in filosofia a Firenze, Master in editoria di Unimi, Aie e Fondazione Mondadori. Attualmente lavoro presso l'Ufficio studi Aie. Mi interessano i dati della filiera editoriale e le loro possibili interpretazioni.

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