Investire nel prodotto non book è una delle soluzioni alle quali ricorrono sempre più spesso le librerie per far fronte alle minori vendite dei libri e al cambiamento dei bisogni del pubblico. Ecco allora che accanto a un’accurata selezione di titoli, i librai sono sempre più impegnati nella ricerca e nell’offerta di prodotti e articoli innovativi, che siano coerenti con i loro progetti editoriali e con i gusti dei lettori. Sostenute da una crescente acquisizione di marchi dedicati da parte dei grossi gruppi della distribuzione editoriale, i librai vedono in queste merceologie un possibile rinforzo ai propri margini di fatturato. Tuttavia, a un’analisi più attenta si può cogliere come questa tendenza diminuisca a fronte di una specializzazione del punto vendita. Abituate a lavorare su precisi segmenti e nicchie di mercato, e quindi con un pubblico maggiormente fidelizzato, le librerie con una netta vocazione settoriale non rinunciano al prodotto non book, assecondando una filosofia di servizio al cliente, ma non emancipandolo da una logica residuale. A raccontarci la loro esperienza sono Marco Firrao della Libreria Internazionale Il Mare di Roma, Paolo Crascolla, titolare della Libreria dello Sport di Milano, e Riccardo Taiti della libreria professionale Pirola di Firenze.