Cosa intendiamo quando parliamo di «parascolastica»? La risposta apparentemente semplice (quei libri che non sono soggetti ai meccanismi e alle procedure adozionali) disegna però una mappa che prova a sintetizzare il posizionamento dei vari segmenti che la compongono in rapporto ad almeno due variabili (abbiamo escluso il Web o la segmentazione per età/ordine di scuola). La prima è la dimensione spazio-temporale in cui lo strumento viene utilizzato: in aula o a casa, o prevalentemente nei mesi scolastici come accade per dizionari e atlanti. La seconda è la funzione per cui il prodotto viene pensato: il miglioramento dei processi di apprendimento, la conoscenza approfondita di autori e romanzi che si esprime poi nei «consigli» di lettura estiva, ma anche nei veri e propri libri di narrativa scolastica (per quantificare questa parte di produzione si rimanda a pp. 10-11). E a cui corrispondono, in quest’ultima dimensione, player diversi e non necessariamente «scolastici»: dagli Oscar alla Bur a Garzanti o Tea nelle sezioni di classici e autori contemporanei che ne compongono il catalogo, o di recente Newton Compton con gli 0,99. Qui forse si potrebbe immaginare, come logico proseguimento del Maggio dei libri, un «Giugno della lettura» mirato, con la fine della scuola, a promuovere una qualità e un’intensità diversa della lettura di bambini e ragazzi fuori (magari in parte) dai tradizionali paradigmi autoriali scolastici.
Un’altra area (o sottosegmento) rinvia a tutti quegli strumenti (eserciziari, quaderni per le vacanze) che si concentrano soprattutto nella scuola primaria e che rientrano nell’area dei «compiti per le vacanze».