Secondo l’Istat, nel 1959 la quota di connazionali che aveva effettuato almeno un viaggio di vacanza nel corso dell’anno era dell’11,3%, dato quasi raddoppiato nel 1965 e triplicato nel 1975 per attestarsi, da metà degli anni ‘80, in poi a circa il 50%.
L’abitudine al viaggio, per lo meno per quanto riguarda gli italiani, ha anche avuto un ruolo importante nel diffondere la conoscenza di destinazioni al di fuori dei confini nazionali e a «globalizzare» la popolazione: anche da questo punto di vista l’evoluzione negli ultimi cinquant’anni appare molto chiara. Se nel 1965 solo il 4,1% dei viaggi dei nostri connazionali aveva come meta un Paese estero, tale quota è progressivamente cresciuta negli anni, anche se a ritmo tutto sommato lento: erano il 5,4% nel 1975, il 10,2% nel 1985 e sono oggi circa il 25% del totale dei viaggi degli italiani.
Dal Dopoguerra in poi, inoltre, non solo gli italiani hanno cominciato a fare turismo ma l’Italia, forte di una notorietà così diffusa e di una tradizione risalente come destinazione di viaggio, ha conosciuto un sviluppo in senso turistico rilevantissimo nel contesto internazionale avendo per lungo tempo il primato mondiale di destinazione più visitata.