Se il New Deal di Barack Obama ha risollevato gli umori di editori, agenti e librai,sia per l’evidente sterzata progressista, sia per il rinnovato impegno ad investire nella scuola e nell’educazione, il publishing statunitense sta vivendo un periodo di sentimenti strabici. Preoccupazione per un mercato stagnante, «flat», che secondo il Book industry study group ha segnato nel 2008 solo un +1% di net revenues per gli editori, portando il valore complessivo a 40,320 miliardi di dollari e, contemporaneamente, una euforia con mille punti di domanda per il nuovo che avanza, le promesse del digitale in tutte le sue declinazioni, secondo un copione che ricalca solo in parte gli entusiasmi – poi disattesi – di una decina di anni fa. La speranza è che la recessione economica combinata con lo sviluppo del digitale possa portare ad un cambiamento significativo dei modelli di business per tutta la filiera.