Il finale del 2022 aveva visto abbattersi sull’editoria italiana un vero e proprio fulmine a ciel sereno: l’annuncio del superamento della 18app. Il mondo del libro si è prontamente mobilitato ed è riuscito a parlare con una voce sola, come mostrato dalla campagna #SALVATELA18APP, una difesa che ha portato il governo ad accantonare il progetto originale della cancellazione del voucher in favore dell’introduzione di una nuova Carta Cultura Giovani – la quale riduce significativamente il numero dei beneficiari – a partire però dal 2024: la 18app per il 2023 è stata confermata.
Se guardiamo al di fuori dei confini italiani la situazione appare per il momento più serena: per quanto ogni Paese che si sia ispirato al modello italiano abbia declinato la misura in maniera differente (è il caso dei vincoli introdotti dalla Francia e della proposta di legge che è in discussione in Germania), nessuno ha rinunciato a un’impronta di stampo universalistico, né tantomeno ha intenzione di proporre una revoca, anzi. In Spagna il ministero della cultura e dello sport (nel Paese i due dicasteri sono accorpati), a tal proposito, ha appena annunciato dopo il progetto pilota del 2022 di confermare il Bono Cultural Joven anche per il 2023. Nello specifico, stando quanto scrive Publishnews.es, sono stati stanziati 210 milioni di euro per il bilancio 2023, anche se il Decreto Reale che ne regolerà le modalità è ancora in fase di discussione. I numeri dell’edizione appena conclusa non sono stati comunicati nella loro interezza: nonostante ciò, esistono alcune conclusioni che è possibile trarre dalle notizie che sono state diffuse.
Partiamo col ricordare come funzioni il Bono Cultural Joven. L’importo del buono è pari a 400 euro per diciottenne contro i 500 italiani e francesi (sommando in questo caso i 200 euro per i ragazzi tra i 15 e i 17 e i 300 per i diciottenni) e i 200 previsti in Germania. Il voucher spagnolo è più simile al modello francese e tedesco rispetto a quello italiano, nella misura in cui preferisce porre alcune restrizioni anziché lasciare ai ragazzi la facoltà di scegliere come meglio utilizzarlo. L’importo prevede infatti dei tetti di spesa: un massimo di 100 euro può essere destinato a beni fisici (libri, quotidiani, dischi), altrettanti a beni digitali (e-book, abbonamenti a quotidiani online, ma anche podcast e videogiochi online); 200 euro, infine, possono essere spesi per teatro, opera, cinema e musei.
Nel 2022 sono stati 282mila i neodiciottenni che hanno utilizzato il bonus (il 57,6% del totale, pari a 489mila giovani): in Italia nello stesso anno si sono registrati circa 442mila ragazzi a fronte di una popolazione di circa 580mila persone, cioè più di tre quarti del totale. I numeri spagnoli, in ogni caso, sono suscettibili di un parziale ritocco verso l’alto per via di alcune registrazioni tardive.
Il ministero stesso trae un bilancio positivo da questo primo anno dell’iniziativa: da un lato, ha permesso di dimostrare l’interesse che i giovani nutrono per la cultura (giovani che, la citazione è d’obbligo, «questa iniziativa aiuta a fidelizzare in qualità di pubblico e consumatore di cultura del futuro»); dall’altro, ha fornito un sostegno alle industrie culturali tanto più necessario in un periodo di crisi, per dei ricavi complessivi superiori ai 112 milioni di euro. Le imprese che hanno scelto di aderire all’iniziativa e permettere di spendere il voucher nei loro negozi sono state 2.500, tra cui molte catene commerciali (il totale di negozi fisici, cioè, è un valore superiore). Nel solo periodo prenatalizio, dall’1 al 18 dicembre, sono state compiute 55.577 operazioni, per un totale di quasi 2 milioni di euro. Non sono state diffuse cifre più granulari, ma quotidiani e siti specializzati riferiscono che i beni più acquistati siano stati biglietti per il cinema, videogiochi, spettacoli e libri, senza però importi, pesi o classifiche.
Va ricordato che ci sono stati alcuni intoppi nella consegna dei buoni ai ragazzi (in Spagna possono essere sia card fisiche sia credenziali digitali), ma si spera che il problema venga affrontato nella prossima edizione dell’iniziativa. La 18app spagnola può essere resa più efficiente e il governo lo ha compreso: ne è una prova il fatto che è stato stanziato un budget pari al doppio dell’importo effettivamente utilizzato nel 2022. In parte anche da questo atteggiamento è possibile trarre una lezione, cioè che se una misura ha del buono e ha margini per migliorare la si potenzia anziché smantellarla, come pure era stato minacciato di fare per la 18 app, ma forse il punto più interessante resta un altro. Quando il ministero spagnolo dichiara che il Bono Cultural Joven forma i consumatori di cultura di domani implicitamente ricorda che tutti i ragazzi hanno il diritto di entrare in contatto con essa, non solo coloro i quali hanno conseguito il massimo dei voti alla maturità o hanno un reddito inferiore a una certa soglia. Certo, è sempre possibile sostenere che i giovani appartenenti a famiglie della (cosiddetta) classe media vivano tutti in ambienti a contatto quotidiano con libri e teatro e quindi non abbiano bisogno di incentivi al consumo o di nuove opportunità per affinare la conoscenza di questi e altri medium: in Spagna (così come in Germania o in Francia) non hanno intenzione di perorare una tesi simile, e quanto alla sua credibilità una volta che la si traslasse in Italia sarebbe possibile avanzare anche più di un sospetto.
Dottorato in filosofia a Firenze, Master in editoria di Unimi, Aie e Fondazione Mondadori. Attualmente lavoro presso l'Ufficio studi Aie. Mi interessano i dati della filiera editoriale e le loro possibili interpretazioni.
Guarda tutti gli articoli scritti da Bruno Giancarli