In questi mesi, e (temo) anche in quelli che verranno, la narrazione degli effetti che la crisi emergenziale dovuta all’epidemia del Covid-19 ha portato agli editori e alla filiera editoriale è stata quella che abbiamo raccontato nelle varie puntate dell’Osservatorio (qui la prima rilevazione, qui la seconda e qui la terza), ma anche attraverso news relative alle situazioni di altri Paesi (a questo link la situazione in Francia e qui in Germania e Austria) o quella che abbiamo letto in diversi articoli giornalistici. Ne sono esempi recenti Strategia unica per editori e librai – l'intervista a Carlo Feltrinelli pubblicata da «La Repubblica» sabato 18 aprile – o l'articolo di Riccardo Cavallero Editori alla soglia dell’estinzione. Molti verranno spazzati via, pubblicato sul «Corriere della Sera» giovedì 23 aprile.

Accanto a essa troviamo però un’altra linea narrativa. Una linea narrativa che smentisce – non i foschi scenari che si paventeranno – ma ancora una volta, quanto sia distorta l’immagine della casa editrice come azienda atecnologica e dell’editore come un imprenditore lento nel riorganizzare i propri processi produttivi (che fa anche parte di un’auto-narrazione di sé che contraddistingue molto il settore).

Gli esempi (i capitoli) non mancano:

  • appariva già significativa fin dall’inizio la capacità di spostare in un tempo molto breve (meno di due settimane dal lockdown) il lavoro in forme a distanza. Lo smart working in casa editrice riguardava il 65% delle imprese, a cui aggiungere un altro 31% che lo stava attuando in parte. In totale faceva il 96%. Lo stesso lo vedevamo – anche se con numeri lievemente inferiori – per il ricorso a forme di smart working con fornitori e sub-fornitori: il 64% lo stava già effettuando una decina di giorni dopo il 24 febbraio; un altro 26% «solo in parte». Anche qui abbiamo un valore che tocca, con il 90%, la quasi totalità delle imprese.

  • Analogamente, la riorganizzazione toccava fin da subito l’area di vendita di diritti. Fermo restando che una parte importante (64%) restava (allora) intenzionata a parteciparvi al momento della ridefinizione dei calendari – ma eravamo a 10 giorni dal lockdown quando molte cose erano ancora incerte – nel frattempo gli stessi editori si portavano avanti «potenziando l’area dedicata del sito» (20%), con una riorganizzazione del personale e il coinvolgimento di altre personalità» (32%).

  • La Bologna Children’s Book Fair ha inaugurato nei giorni scorsi la piattaforma attraverso la quale viene gestito il palinsesto di eventi al centro della speciale edizione digitale della fiera, che si svolge in questi giorni (dal 4 al 7 maggio).

  • Molte librerie – dopo il primo momento di confusione (consegnare sì / consegnare no) – hanno implementato servizi di consegna a domicilio. Circa 400 sono quelle che al 1°aprile «vi portano i libri a casa» indicate sul sito di PDE. Vi è stata l’iniziativa «Libri da asporto» della NW a cui hanno hanno risposto 120 editori e 651 librerie. Iniziative che non hanno certo capovolto l’andamento dovuto alla chiusura al pubblico delle attività commerciali ma che – dalle prime indicazioni – hanno contenuto i risultati delle mancate vendite.

  • In un momento di cambiamento delle modalità didattiche della scuola, degli insegnanti, delle famiglie e di disorientamento degli studenti, il libro di testo si è potuto proporre – e lo si è notato e apprezzato maggiormente proprio in queste settimane – in una modalità «arricchita». Arricchita di altri «prodotti» digitali, e di servizi anch’essi digitali. Molte cose già erano presenti sulle piattaforme degli editori: la possibilità di accedere a contenuti video aggiuntivi, a versioni e-book, a esercizi e test di verifica. O per gli insegnanti, la possibilità di partecipare a webinar e a videolezioni. L’analisi aggregata dei dati di utilizzo delle piattaforme parla di 691 mila docenti che in questi giorni hanno seguito almeno un webinar di un editore scolastico (più di uno a testa), quasi 2 milioni sono i materiali didattici integrativi e di approfondimento usati dagli studenti, oltre ad altri 2 milioni di e-book scaricati gratuitamente. A questi valori vanno aggiunte le versioni sfogliabili dei libri di testo messe a disposizione – sempre gratuitamente – dagli editori pro tempore. per aiutare, ad esempio, le famiglie i cui figli avevano lasciato i libri a scuola. Complessivamente i materiali digitali scaricati dalle piattaforme degli editori scolastici dal 24 febbraio al 7 aprile erano stati circa 4,4 milioni. In quasi una classe su due c’era almeno una materia insegnata attraverso lo strumento della classe virtuale(46%) messo a disposizione dagli editori scolastici e che si integrava con il libro di testo e gli altri materiali.

  • Lo stesso lo abbiamo visto accadere nell’editoria universitaria. A fronte di un -12% del lancio novità di libri per la didattica universitaria rispetto a quelle programmate, abbiamo un +129% di riprogrammazione del lancio dei testi in formato e-book. Una fitta serie di iniziative adottate, anche se con declinazioni diverse, dal 94% degli editori universitari che vanno dal «concedere temporaneamente licenze gratuite sulle risorse online» all’ «attività di formazione e supporto con webinar o piattaforme dedicate per fornire ai docenti informazioni su come gestire la didattica online», al «segnalare ai docenti materiali didattici online collegati ai libri che avevano in adozione e che potevano utilizzare vantaggiosamente». Il 79% degli editori universitari segnala un incremento dell’utilizzo delle sue piattaforme didattiche (quasi un’ottantina quelle censite in queste settimane), un altro 55% una crescita nella vendita di e-book.

  • E lo stesso vale anche per l’editoria professionale. Se al 15 aprile la ridefinizione dei piani editoriali aveva fatto segnare un -27% per quanto riguarda la contrazione dei lanci novità dei libri, per gli e-book riguardavano solo il 13%. Il 91% delle imprese di questo settore avevano già avviato o stavano pensando di avviare la pubblicazione (carta/digitale) di nuovi titoli su temi legati al nuovo contesto dei bisogni professionali. E il 100% aveva già ridefinito i propri servizi online ripensandoli per rispondere alle nuove esigenze che vengono dal mondo professionale.

  • Cresce il prestito digitale e si scopre come anelli innovativi della filiera offrivano già da tempo servizi che hanno potuto mitigare gli effetti del lockdown delle attività fisiche. Nel mese di marzo si è registrato a livello nazionale un incremento nell’utilizzo dei servizi di prestito digitale nelle 6.500 biblioteche che afferiscono alla piattaforma MLOL del +140%. Tra la fine di febbraio e aprile del 2019 gli utenti unici erano 96.224 che diventano 234.256 tra il 28 febbraio e il 14 aprile 2020 (+143%). Le consultazioni e i prestiti passano da 1,602 milioni a 4,400 milioni (+ 176%). Poi in regioni e sistemi bibliotecari particolarmente virtuosi i risultati sono ancora più marcati. Nelle biblioteche dell’Emilia Romagna, aprile su aprile, le consultazioni e i prestiti triplicano (+291,3% per la piattaforma Emilb e +246% per le Biblioteche della Romagna).

  • Il mercato degli e-book si stima sia cresciuto in questi mesi tra il 48% e il 50%. Certo grazie alle campagne promozionali, ma anche alla riprogettazione dei piani e delle linee editoriali con un’attenzione particolare agli instant e-book. Gli esempi sono tanti: da Virus, il libro digitale in divenire del filosofo Slavoj Žižek pubblicato da Ponte alle Grazie al saggio Nel contagioscritto da Paolo Giordano per Einaudi, in edicola con il «Corriere della Sera» e disponibile in libreria e in formato e-book, fino a Pensare luce. Come la Kabbalà può aiutarci a uscire più forti dal Coronavirus, l'e-book pubblicato da Giuntina il cui ricavato viene devoluto all'ospedale San Raffaele di Milano . Ma anche l’anticipazione in e-book (dal 23 marzo) della discussa autobiografia di Woody Allen (pubblicata da La Nave di Teseo e dal 9 aprile disponibile in cartaceo) e la collana digitale Microgrammi di Adelphi ecc. Insomma, si declina e adatta (rapidamente e con una certa dose di creatività) il piano editoriale tra carta e digitale, tra libreria, store online e collaterali da edicola.
Una linea narrativa – fatta certamente di altri capitoli – che ora si muove sottotraccia, come sottotraccia è stata sempre tenuta la narrazione delle capacità innovative del settore. Ma una linea narrativa che contiene al suo interno le risposte e i percorsi da fare nei prossimi otto mesi del 2020 e poi certamente nel 2021 e 2022. Per recuperare ciò che si è perso: clienti, fatturato, lettori (che dal 62% del 2019 scendono a marzo 2020 al 53%: il dato più basso da quando è nato l’Osservatorio Aie sulla lettura).

L'autore: Giovanni Peresson

Mi sono sempre occupato di questo mondo. Di editori piccoli e grandi, di libri, di librerie, e di lettori. Spesso anche di quello che stava ai loro confini e a volte anche molto oltre. Di relazioni tra imprese come tra clienti: di chi dava valore a cosa. Di come i valori cambiavano in questi scambi. Perché e come si compra. Perché si entra proprio in quel negozio e si compra proprio quel libro. Del modo e dei luoghi del leggere. Se quello di oggi è ancora «leggere». Di come le liturgie cambiano rimanendo uguali, di come rimanendo uguali sono cambiate. Ormai ho raggiunto l'età per voltarmi indietro e vedere cosa è mutato. Cosa fare da grande non l'ho ancora perfettamente deciso. Diciamo che ho qualche idea. Viaggiare, anche se adesso è un po' complicato. Intanto continuo a dirigere l'Ufficio studi dell'Associazione editori pensando che il Giornale della libreria ne sia parte, perché credo sempre meno nei numeri e più alle storie che si possono raccontare dalle pagine di un periodico e nell'antropologia dei comportamenti che si possono osservare.

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